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Friday, 6 March 2020

Writers&Lovers - di Lily King


Writers & Lovers di Lily King e' gia' un successo editoriale negli Stati Uniti, dove e' pubblicato da Grove Atlantic.

La voce narrante appartiene alla trentunenne Casey Peabody, cameriera per lavoro e scrittrice per passione. Tutti i suoi amici che volevano intraprendere la carriera di scrittore si sono gia' arresi e sono spariti dalla circolazione. Molti si sono gia' sposati, come sembra essere nell’ordine naturale delle cose.

Ma Casey non e' una che molla. E non e' neanche una la cui vita segua un percorso naturale. Nonostante le avversità - la recente morte dell'amatissima madre, l'abbandono senza una parola da parte del fidanzato-poeta, i debiti che crescono invece che calare, i problemi di salute e i rifiuti delle case editrici - continua a scrivere il suo romanzo, a pedalare sulla sua bicicletta e, in barba alle tante promesse fatte a se stessa, si innamora ancora. Non di uno, ma di due uomini. Casey non si fa mancare davvero nulla.

Il personaggio creato da Lily King e' una ragazza con un passato e un presente difficili, sofferente, ma anche con un bel senso dell'umorismo, accattivante. Soprattutto, prima ancora di essere una scrittrice, e' una lettrice. Una in cui ci possiamo rispecchiare con facilita' quando entra in librerie e biblioteche, e tocca con piacere quasi fisico le copertine, da cui trae energia e rassicurazione, e presto dimentica il perche' sia in quel certo posto, presa dalle infinite possibilità che quelle file di libri portano in se'. Suona deja-vu? 😉

Non stupisce che Casey si innamori di due scrittori: Oscar, che ha gia' un discreto seguito e ha gia' una vita alle spalle (vedovo, due bambini) e Silas, piu' giovane e ancora inedito, piu' acerbo ma sensibile. Chi scegliera'? Certo un peso lo avranno i libri dei due perche' - Casey lo sa - e' impossibile non fare un collegamento tra cio' che scrivono e cio' che sono.

Il libro ha uno stile incalzante, ma al contempo delicato, come delicata e' Casey, senza pero' essere fragile. C'e' tutto cio' che puo' piacere ad un pubblico americano: e' un romanzo di formazione, con un suo lieto fine (e chi non vorrebbe un lieto fine per Casey?) e una protagonista che incarna la "resilienza", parola oggi molto amata negli Stati Uniti e divenuta di moda anche in Italia.

L'augurio e' di vederlo presto tradotto anche in italiano. 

Wednesday, 10 February 2016

L'amica geniale











Costo ebook euro 11,99


E' il primo della tetralogia di Elena Ferrante, diventata sensazione in America, dove la letteratura italiana contemporanea non e' tra le piu' tradotte e lette.
L'Amica Geniale e' un romanzo di formazione ambientato nella Napoli del dopoguerra, che segue attraverso la voce narrante di Elena Greco (Lenuccia o Lenu' per la famiglia e gli amici del rione) la vita nel rione e, in particolare, il complesso rapporto di amicizia che si sviluppa a partire dall'infanzia con Lina/Lila Cerullo.
Il ritmo e' lento, pacato, e l'impianto e' tradizionale: nulla viene lasciato inspiegato. Non succede nulla di rocambolesco, ma proprio la pacatezza e il ritmo sempre uguale creano una sorta di legame con il lettore che e' spinto ad andare avanti, pagina dopo pagina, anno dopo anno.
Come mai un romanzo che non ha all'apparenza nessuna particolarita' e' cosi' amato dal pubblico americano? E' davvero merito della traduttrice, Ann Goldstein, come sostengono alcune fonti - che addirittura potrebbe essere la vera ideatrice del romanzo? Da quando poi il libro e' diventato una hit sul mercato americano, piovono le ipotesi sulla vera identita' di Elena Ferrante.  Uomo o donna? Coppia? E via di questo passo.
Certo un po' di mistero non guasta mai nel creare sensazione attorno agli scritti. Non di molto tempo fa il caso di J.K. Rowling e il suo passaggio al genere thriller sotto falso nome.
Ma appunto, cosa ci trovano gli americani che non abbiamo trovato noi italiani?
Diverse le ipotesi. Innanzitutto, il successo che in generale hanno negli USA i romanzi di formazione (o, come dicono loro, coming-of-age). Poi, prendiamo la storia e trasferiamola dal polveroso rione napoletano ad un quartiere italiano in una citta' americana. La storia non cambia, anzi, e' esattamente quello che si vede nei tanti film che attori come Robert De Niro hanno portato con successo sul grande schermo - da Goodfellas a Il Padrino -  e l'atmosfera decisamente quella dei film del cinema italiano del dopoguerra che tanto successo ebbero proprio in America. Le ragazze del libro ricordano nel farsi donne le nostre famose maggiorate (Loren, Lollobrigida, Mangano), vite strette, seni ampi, a passeggio con maschi italiani pieni di se' e sempre un poco in odore di mafia (o camorra, nella fattispecie). Il primo volume della saga si chiude poi con l'ipotetico obiettivo che si stringe sulla scarpa dell'odiato Marcello Solara, un dettaglio che lascia nell'aria promesse, bugie, segreti, legami insospettati - o forse sospettati, ma troppo indesiderati per essere veri. Cosa succedera'? Dove ci portera' quella scarpa? Solo Storia del secondo cognome, secondo volume della fortunata saga, potra' rispondere a questo interrogativo.

Dal punto di vista economico, l'editore ha fissato il prezzo dei primi due volumi a 11,99 euro per l'edizione ebook (Kindle e Kobo) - e non accenna a scendere. Leggere tutta la serie (il terzo e il quarto volume sono a 12,99) costa un piccolo patrimonio - quasi 50 euro. Chissa' se anche il prezzo e' in Italia un deterrente al successo della serie?

 

Friday, 1 August 2014

Armadale - ovvero, il padre di The Luminaries


A cosa assomiglia The Luminaries, vincitore del Man Booker Prize 2013?
Dopo aver letto Armadale, il collegamento tra il contemporaneo capolavoro di Elizabeth Catton e il tardo ottocentesco capolavoro di Wilkie Collins e' evidente.

Armadale, con le sue ottocento pagine, e' il romanzo piu' lungo del felice quartetto di Collins; la trama e' complessa, i personaggi mai di un colore solo, scienza-religione-cabala si intrecciano, si incontrano, a volte si scontrano sullo sfondo della societa' inglese vittoriana. La Catton trasporta tutto in Nuova Zelanda, compresa la dimensione esoterica, ma la ricetta rimane quella, vincente, del vecchio Collins.

Se Lydia Gwilt e' una donna dal fascino quasi magico, bigama, ladra e assassina, e' anche una donna maltrattata fin dalla prima infanzia, infelice, ma ancora capace di amare - ancorche' l'odio a volte prevalga.
Anche la protagonista femminile del romanzo della Catton ha gli stessi difetti e la stessa avvenenza che la fa desiderare da tutti, le stesse colpe, compresa la dipendenza dagli oppiacei - Lydia fa uso di laudano.
 L'autore non sembra mai giudicare i suoi personaggi per le azioni presenti o del passato, ma li fa splendere nelle loro qualita' e nei loro difetti, come esseri umani. Ha la stessa compassione per Lydia e per Midwinter che ha per l'ingenuo Armadale e il vecchio Bashwood.
Gioca con i nomi, alla pari del suo buon amico Dickens - Gwilt, Oldershaw, Ozias Midwinter e finisce con il creare ben 4 personaggi con il nome Allan Armadale. Anche l'imbroglio che e' alla base del bestseller della Catton e' possibile solo grazie ad una (presunta) omonimia tra personaggi.

Collins studia le donne, i loro comportamenti, li dipinge attraverso gli sguardi degli uomini dell'epoca - avvocati, medici, innamorati, le donne stesse. Si immedesima in loro, con risultati sorprendenti: ora in Lydia ora nella vecchia Oldershaw, lanciandosi in una corrispondenza che ha il sapore di una singolar tenzone tra le due e riproducendo il diario di Lydia, che per un lungo tratto sostituisce in tutto e per tutto la narrazione.
Anche in The Luminaries la corrispondenza tra personaggi ha un ruolo molto importante.
Il risultato? Un noir avvincente, dal ritmo sostenuto, in cui succede sempre qualcosa. Un affresco dell'umanita', a tratti umoristico, a tratti avvilente. Un esempio di ricerca e studio - Collins visita i luoghi che descrive, studia le pratiche medico-scientifiche che introduce. Una scrittura lucida e piacevole.
Tanto che il premio a The Luminaries e' quasi un tributo ad Armadale.


Thursday, 24 July 2014

Buoni libri

Non e' sempre facile scegliere un buon libro, e' questione di fortuna, di imbroccare il titolo giusto, o di avere amici che hanno i nostri stessi gusti letterari e capaci di orientarci nella scelta.

Trovare due buoni libri e di fila e' pressoche' un miracolo. E io sono stata miracolata.
1. La famiglia Moskat di I. B. Singer. Ecco un "miracolo" della letteratura ebraica, una saga famigliare di inizio Novecento che trascina il lettore attraverso un torpore generazionale lungo 600 pagine, dove nulla sembra realmente accadere o cambiare, se non lo sfondo storico. Il romanzo e' immobile, come il suo personaggio principale, che riesce a non fare nessun progresso palpabile nel corso degli anni pur esercitando un richiamo magico non solo sui personaggi che lo circondano, donne in particolare, ma anche sul lettore.
2. Vita di Melania Mazzucco. La storia (ampiamente romanzata) della famiglia dell'autrice - che e' poi la storia dei nostri connazionali che ad inizio secolo andavano a cercar fortuna oltreoceano. Chi rimanendovi poi, tra alterne fortune, per realizzare il sogno americano e chi facendo ritorno in Italia, perche' la sfortuna in patria e' sempre piu' dolce che non all'estero.

Singer scriveva all'indomani della seconda guerra mondiale in yiddish e supervisionava personalmente la traduzione in inglese ad opera di amici e parenti. La Mazzucco scrive in uno splendido italiano, confessando di non avere particolare feeling per la lingua inglese.
Singer scrive un romanzo universale, riflessivo, intellettuale; la Mazzucco e' alla ricerca di se stessa attraverso la storia particolare di Vita e Diamante. 
Singer scrive di personaggi largamente frutto della sua fantasia; la Mazzucco prende spunto dalla realta' genealogica e storica documentata, anche se  il dubbio che Vita sia mai realmente esistita non si acquieta mai.
Due opere profondamente diverse, insomma, ma stranamente simili. Entrambe parlano di popoli con storie difficili - gli ebrei da una parte, gli italiani dall'altra. Entrambi cercano fortuna in America. Entrambi in America possono si' raggiungere la fortuna, ma senza mai riuscire ad amalgamarsi con la cultura locale, sempre ai margini,ghettizzati, in lotta per la conquista di ogni singolo centimetro verso l'alto, o per la pura sopravvivenza. 
I protagonisti maschili cercano fortuna, pensando che lo spostamento geografico sara' decisivo: Asa Heshel a Varsavia, Diamante a New York. Ma nessuno dei due trovera' cio' che cerca, Asa Heshel per il suo naturale, congenito immobilismo, Diamante perche' non riuscira' mai a diventare vincente in una terra in cui adattarsi, piegarsi, scendere a compromessi e' tutto, sicche' il piu' debole, il meno adattabile e' destinato a perire - o a tornare indietro. 
In entrambe le opere si agita lo spettro della guerra, tra lo sfondo e il primo piano, toccando piu' o meno da vicino le vite dei protagonisti, il loro presente - o il loro passato, perduto.

Da leggere.

Thursday, 16 August 2012

Conversazioni mattutine con tassista pechinese



Lui: "Faccio inversione?"
Io: "Faccia inversione."
Lui: "Allora faccio inversione."
Io: "Si', faccia inversione."

Aldo Palazzeschi ci chiedera' il copyright.

Sunday, 12 August 2012

Cesare Battisti, scrittore

More about Avenida revolucion...Ed ex terrorista, recita la solita Wikipedia. Eccone un altro, che qualche omicidio sulla coscienza lo ha, ma che passera' alla storia come intellettuale, al pari di Sergio Segio, e chissa' quanti altri come loro.
Va bene che scrive prevalentemente in francese, ed e' pubblicato in Francia, alcuni dicono senza neppure troppo successo. (Su Anobii.com i proprietari di libri da lui firmati sono davvero pochi e su Amazon ci sono i titoli dei suoi libri, ma sono out-of-stock, proprio come quelli della Gotti, figlia del celeberrimo gangster americano). Il Corriere della Sera, qualche anno fa, lo definiva"affermato scrittore".
Eppure sembra che qualcuno lo abbia pubblicato anche in Italia e fa sorridere (eufemismo) la recensione di "Avenida Revolucion"  :
"Finalmente anche in Italia Avenida Revolucion di Cesare Battisti, uno dei più importanti autori noir italiani e tra i più apprezzati scrittori di genere a livello europeo".

Certo, uno tra carcere, latitanza ed esilio ha un sacco di tempo per pensare, e quindi scrivere. Pero' potrebbe pure intrecciare ceste di vimini o imparare l'arte dell'uncinetto, vendere i suoi manufatti e quindi diventare "uno dei piu' importanti artigiani locali". Faccio per dire. E invece no, diventa intellettuale. Quindi uno che ha un sacco di tempo per pensare e' un intellettuale. Anche se prima quel tempo lo impiegava per ordire crimini veri? Non poteva gia' allora ordirne sulla carta, con tutto quel tempo per pensare?
Non finiro' mai di stupirmi e di indignarmi.

Monday, 6 August 2012

La Prima Linea

Ieri pomeriggio ho guardato un film italiano, abbastanza recente, intitolato La Prima Linea. La storia e' quella del gruppo armato Prima Linea, nato in Lombardia nel 1976, e in particolare della coppia Sergio e Susanna. Conosciutisi ed innamoratisi durante le riunioni e le azioni del gruppo, finiranno con lo sposarsi in carcere quando vi finiranno entrambi a causa della loro attivita' terroristica.
Il film puo' piacere o meno, ma certo quando si arriva alla fine e si legge che Sergio Segio e' stato liberato nel 2004 e ora si dedica ad attivita' di volontariato con Susanna - liberata prima di lui - viene voglia di saperne di piu'.  Wikipedia subito spiattella che Sergio e' un "ex terrorista e scrittore italiano". Alla voce sotto, le immagini, dove le due anime redente (Sergio e Susanna) ridono felici da dietro le sbarre del gabbiotto al processo. Ma che avranno avuto tanto da ridere? E soprattutto, come mai adesso lui e' addirittura "scrittore", un rappresentante degli intellettuali della nostra Italia, un rispettato e addirittura premiato membro della nostra societa'?
Se la giustizia ha deciso che i due (colpevoli fra le varie cose di omicidio) dovessero essere reintegrati nella societa' prima del tempo previsto, avra' avuto le sue buone ragioni. Ma c'e' re-integrazione e re-integrazione. Non c'e' bisogno di premiare persone del genere. Si sono pentite? Bene, ma continuino il loro pentimento in sordina. Non come due dei migliori prodotti della nostra societa'. Erich Priebke non puo' neppure andare al ristorante senza suscitare indignazione e polemiche, nessuno gli farebbe firmare articoli e libri, per quanto di certo qualcosa da raccontare ce lo avrebbe anche lui. Sergio e Susanna non sono piu' in prima linea: dovrebbero stare con umilta' dietro, in ultima fila, per non disturbare.
Perche' solo in Italia le azioni non hanno conseguenze?

Wednesday, 30 May 2012

Ricominciare

Gli aforismi sono qualcosa di davvero fantastico. I Baci Perugina in fondo vi hanno fondato un modello di successo (proprio l'altro giorno, ho scoperto che esistono i collezionisti di messaggi dei Baci: mettono i messaggini su carta trasparente in ordine numerico, si' perche' se come me non ci avete mai fatto caso i messaggini sono numerati. E no, non sono solo le ragazzine romantiche a portare avanti questa collezione sui generis...).
A volte stiamo fissi sui nostri pensieri per giorni senza riuscire davvero a formularli e ci imbattiamo all'improvviso in un aforisma di qualcuno - piu' "grande" di noi, piu' versato all'uso della parola - che in un balenar di inchiostro ha reso, verosimilmente ben prima che noi fossimo nemmeno concepiti, esattamente quello che volevamo dire noi. Toh, che caso fortunato essermi imbattuta proprio stamattina nel fraseggio di Lev Tolstoj:


Per vivere con onore bisogna struggersi, turbarsi, battersi, sbagliare, ricominciare da capo e buttar via tutto, e di nuovo ricominciare a lottare e perdere eternamente. La calma è una vigliaccheria dell'anima.

Monday, 28 May 2012

Zuppa di vipera, prosciutto di tasso ed altre... stranezze.

The Curious CookbookIl bibliotecario della Guildhall Library di Londra, il signor Peter Ross, ha di recente pubblicato una storia dell'Inghilterra attraverso la presentazione delle ricette che nei secoli si sono susseguite nel paese. Da 25 anni lo studioso compie ricerche sulle ricette del passato e ne ha estrapolato alcune delle piu' curiose per presentarle al mondo di oggi. Il suo messaggio sarebbe, secondo il Mail Online 'guardate che roba 'sti cuochi inglesi, quanta inventiva gia' nel passato! speriamo che traggano isperazione da queste ricette - senza pero' usare specie in via di estinzione eh!'.
Certo che la cucina inglese non e' mai stata presa da nessuno ad esempio (anzi) e se adesso si mettono pure a cucinare zuppa di vipera, pasticcio di passeri e altre... stranezze... direi che la loro fama gastronomica potrebbe risentirne a livello mondiale.
Inoltre, spero che il sig. Ross non abbia davvero supposto che le lasagne siano state inventate dagli inglesi, come lascia intendere il Mail Online - basandosi sull'assunto che se gia' gli inglesi ne mangiavano un tipo nel Trecento allora forse... . Anche se tutto puo' essere, ricordiamo che gia' Cicerone andava ghiotto della lagana, la parente piu' stretta della nostra lasagna da cui, appunto, deriva il nome odierno. Diciamocelo: gli inglesi in cucina non hanno inventato niente degno di nota. Fatto salvo il trifle, se davvero e' servito a dare vita a quella cosa fantastica che e' la zuppa inglese.

Thursday, 24 May 2012

Dedicato a tutti quelli ... il cui odore li precede!

More about Sonetti satirici e giocosi
Ne la stia mi par esser col leone
quando a Lutier son presso ad un migliaio,
ch'e' pute più che 'nfermo uom di pregione
o che nessun carname o che carnaio.
Li suo' cavegli farian fin buglione
e la cuffia faria ricco un oliaio
e li drappi de·lin bene a ragione
sarian per far panei di quel massaio.
E' sente tanto di vivarra fiato
e di leonza e d'altro assai fragore,
mai nessun ne trovai sì smisurato;
ed escegli di sopra un tal sudore
che par veleno ed olio mescolato:
la rogna compie, s'ha mancanza fiore
(Rustico di Filippi, 1230-1300)

Saturday, 28 April 2012

Un amore incompreso

More about The Blind Assassin


Che peccato non poter trasmettere l'amore per un libro che ci ha preso davvero agli altri!
The Blind Assassin di Margaret Atwood, non riesco a convincere nessuno dei miei (pochi) amici a provarlo. Qualcuno e' scoraggiato dal titolo, dicendomi che dopo il post sulle bambole assassine non ne vuole sapere dei miei consigli di lettura, qualcuno mi mente dicendo che lo trova bellissimo ma poi scopro che non l'ha letto per niente.
D'accordo, me ne faro' una ragione ma intanto voglio affidare a questo post alcune citazioni che ho doverosamente tratto da questo vero capolavoro al femminile senza essere femminista.
#1. Even if love was underneath it all, there was a great deal piled on top, and what would you find when you dug down?
#2. What you don't know won't hurt you. A dubious maxim: sometimes what you don't know can hurt you very much.
#3. More and more I feel like a letter - deposited here, collected there. But a letter addressed to no one.
#4. ...trying to look purposeful; trying not to look so lonely and empty.
#5. (This last was not true, but I was learning which lies, as a wife, I was automatically expected to tell.)
#6. He's a man for whom chewing is a form of thinking.
#7. Soon you'll regret all that sun-tanning. Your face will look like a testicle.
#8. But in life, a tragedy is not one long scream. It includes everything that led up to it. Hour after trivial hour, day after day, year after year, and the the sudden moment
#9. No flowers without shit.


Tuesday, 24 April 2012

Impressioni londinesi

Impressione #1: Londra è un grande McDonald a cielo aperto: tutto sa di patatina fritta.
Impressione #2: se ti bagni solo una volta al giorno puoi considerarti fortunato.
Impressione #3: a Londra gli inglesi sono una specie in via di estinzione.
Impressione #4: i corvi della Tower of London sono mostri preistorici.  
Impressione #5: sono sempre più convinta che Enrico VIII avesse un problema di ego. Se no non si spiegherebbe l'armatura con il "porta-pacco" così in evidenza...


Impressione #6: non è vero che la libreria Grant&Cutler si trova in Great Malborough Rd. Si è spostata nel flagship di Foyle's!
Impressione #7: le donne inglesi soffrono di caldane.
Impressione #8: la prossima volta farò il giro guidato nei luoghi del delitto di Jack lo Squartatore.
Impressione #9: Lucien Freud ha sicuramente preferito fare il ritratto alla sua amica grassa che non alla Regina Elisabetta. Quanto meno ha potuto pregare l'amica di posare nuda...
Impressione #10: se ti trovi lungo il Tamigi, i migliori bagni pubblici sono quelli all'interno della Royal Festival Hall: puliti e gratuiti.
Impressione #11: va bene essere un'isola e non partecipare all'euro-zona, ma costa tutto davvero troppo.
Impressione #12: Londra e i londinesi sono come la raccontano Dickens, Lodge e Townsend, in epoche diverse.
Impressione #13: gli inglesi sono ossessionati dalle chiese. Chi altri le tramuterebbe in pub o abitazione privata?

Saturday, 17 March 2012

La Cina in Dieci Parole (2)

Alla fine ho trovato il biglietto per andare a sentire la presentazione di Yu Hua, che all'epoca del mio primo post sull'argomento sembrava un'impresa impossibile. Tante erano le richieste che il Bookworm ha dovuto aggiungere una serata rispetto all'unica inizialmente in programma.
Saletta piena, pubblico per 3/4 occidentale. Yu Hua, la moderatrice cinese e l'interprete americano al tavolo di fronte agli astanti, pieni di aspettativa. Il dibattito si concentra sulla genesi del libro e sul come e perche' non sia stato pubblicato in Cina: in realta', spiega Yu Hua, gli editori cinesi gli hanno fatto la corte a patto che emendasse alcuni passaggi poco graditi al governo cinese (i riferimenti alla primavera del 1989 e gli eventi di Piazza Tiananmen). Il suo rifiuto nasce dal calcolo molto semplice di volere comunque assicurarsi di poter pubblicare il suo prossimo libro in Cina.
Come dice l'amico con me alla presentazione, sembra tutto orchestrato per offrire al pubblico (prevalentemente occidentale, ripeto) proprio cio' che vogliamo sentirci dire, senza lasciare poi troppo spazio alle domande, non si sa se per reali questioni di tempo o se per frenare un eventuale dibattito - che non decolla per niente.
Io ho riconfermato la mia idea su questo libretto di piacevole ed interessante lettura: e', almeno in parte, una trovata pubblicitaria, che servira' proprio da trampolino per vendere di piu' la prossima opera di Yu Hua.
Lo scrittore e' simpatico e ironico nel parlare quanto lo e' nello scrivere, ma non e' certo uno sprovveduto: sa come muoversi, cosa dire e soprattutto quando dirlo. E' un buon impresario di se stesso - al pari di George Clooney che in queste ore si e' fatto arrestare, ma sempre con un obiettivo ben calcolato in mente.
Che dire? Sono finiti i tempi di Oscar Wilde...
 

Sunday, 19 February 2012

La Cina in Dieci Parole

More about China in Ten Words

Ne hanno parlato un po' tutti, il New York Times, il Time, anche Federico Rampini l'altro giorno sulle pagine del Venerdi' di Repubblica.
E' un libricino di 240 pagine scritto dal noto autore Yu Hua, piu' famoso per i suoi romanzi dai toni grotteschi che parlano di corruzione dilagante e capitalismo imperante nella Cina di oggi. Questo e' invece un saggio/memoria del suo passato, che ruota  intorno a 10 parole che l'autore ha selezionato per descrivere quello che pensa della Cina odierna attraverso i suoi ricordi di Mao, di Tiananmen e della Rivoluzione Culturale. I ricordi dell'autore hanno un tono dolce-amaro (dolce perche' ricordi di ragazzo, amaro perche' in fondo, se anche le cose sono cambiate nella facciata, non sono migliorate) e sono infarciti dagli stessi toni grotteschi che caratterizzano la produzione romanzesca di Yu Hua, rendendolo comunque una lettura piacevole, leggera nella forma ma non certo nel contenuto.Per certi aspetti, ricorda Beijing Coma, senza comunicare quel senso di oppressione costante.
Il libro e' censurato in Cina, e considerato che il primo capitolo parla molto diffusamente dei famosi fatti di Piazza Tiananmen non penso nessuno si aspettasse altro. F. Rampini nel suo articolo pone un forte accento sull'aspetto censura e non so quanto a proposito. Non va dimenticato che fu proprio la censura di To Live/Vivere nella versione cinematografica di Zhang Yimou a rendere Yu Hua cosi' famoso in patria e all'estero. D'altronde, Yu Hua parlera' pubblicamente del suo libro a Pechino i prossimi 11 e 14 marzo  al Festival Letterario che un piccolo ma ben avviato caffe' letterario (Bookworm) ospita ormai da qualche anno nella Capitale. Peccato che i biglietti per partecipare siano  tutti sold out gia' da giorni:  sarebbe di sicuro interessante ascoltare la presentazione e vedere chi e' il pubblico.
Anch'io come Yu Hua devo quindi fare autocritica per non essermi decisa in tempo... the early bird catches the worm.

Friday, 3 February 2012

Morbo di....?





Ho scoperto di avere un nuovo morbo che ho teorizzato solo in questi giorni di inattivita' fisico-mentale. Nel mio delirio di consumata lettrice, ho una forte attrazione per i libri cicciuti, di spessore fisico piu' che intellettivo.  Un libro ha solo 100 pagine? Non mi attira. Comincia a creare attrazione se supera 300 ed e' attrazione sicura se viaggia su 500. Oltre 600, e' amore.
Ho scoperto quindi che dovrei assolutamente leggere in questa vita A suitable boy di tale Seth Vikram, per poi buttarmi su Il Visconte di Bragelonne di Dumas padre e passare dalla Francia alla Russia con Guerra e Pace (ok, l'ho gia' letto, ma sono passati 20 anni, potrei ridargli una botta), per tornare in Austria e prendere un assaggio de L'uomo senza qualita' di Musil. Nel giro di libri sovrappeso, dovrei poi includere Infinite Jest di David Foster Wallace, Atlas Shrugged di Ayn Rand e - confesso - non ho mai avuto il coraggio di affrontare il Joyce di Finnegans Wake e l'Ulisse. Nessuna delle fonti che ho brevemente consultato per trovare queste indicazioni cita pero' i capolavori di lunghezza della letteratura cinese come Il Sogno della Camera Rossa. E qui mi fermo nella mia elencazione. Anche solo mettere i titoli di cotante pagine nero su bianco ha prodotto un effetto calmante.

Tuesday, 31 January 2012

eBook o non eBook? Questo e' il problema

Proprio dopo aver comprato un suo libro sul Kindle Store di Amazon, trovo oggi un commento di J. Franzen sugli eBook. E a lui proprio non piacciono.
Sebbene io condivida al 100% il suo piacere per la carta stampata, c'e' da dire che ci sono numerosi controcommenti che subito saltano alla mente.
Ad esempio, se lui e' cosi' contrario, com'e' che i suoi libri si trovano comunque in versione elettronica? Strapotere delle case editrici o scelte consapevoli di chi fa lo scrittore non solo per piacere artistico ma anche per guadagno? Di certo se un libro e' disponibile anche in versione elettronica, il numero dei lettori aumenta: non tutti hanno il tempo di andare in libreria e/o non tutti hanno la pazienza di aspettare giorni, a volte settimane, per vedersi recapitare un libro a casa.
Inoltre, e' vero che il mio Kindle potrebbe cadermi domani nella vasca da bagno, ma non per quello perderei i libri che ho acquistato e che comunque sono immagazzinati in diversi altri marchingegni, per non dire nel mio account Amazon. E' piu' probabile che i miei libri in versione cartacea vadano tutti o in parte persi la prossima volta che decido di traslocare!
E poi, predilige DAVVERO le edizioni tascabili dei libri? Certo, costano meno, sono piu' comode, meno pesanti e ingombranti da trasportare in borsa ma... ricordo ancora quando da bambina guardavo affascinata a casa della mia amica D un'edizione di Don Quixote splendidamente rilegata in cuoio, con il titolo inciso a lettere dorate... Per carita', io stessa compro paperback ed edizioni tascabili a iosa per ovvi motivi economici e di spazio. Ma non e' una scelta, come dire, libera.
Insomma, non e' che Franzen ha commentato tanto per commentare?

Monday, 16 January 2012

Necrologi letterari

E' morto Carlo Fruttero. L'ultimo della premiata ditta Fruttero&Lucentini. A me suscita memorie d'infanzia non indifferenti. Un libro con il dorso della copertina giallo, LA DONNA DELLA DOMENICA, la' in cima sull'ultimo scaffale di quella che in casa chiamavamo la "libreria piccola". Probabilmente uno degli acquisti di mia madre quando era ancora iscritta ad uno di quei club tipo Club degli Editori che continuo' a mandarci la pubblicita' per anni.


La mia curiosita' mai appagata fino all'adolescenza perche' dal titolo (donna, domenica) pensavo fosse uno dei racconti - ma in versione estesa - stile quelli che mia nonna leggeva su Confidenze. E poi la sorpresa di scoprire che Fruttero Lucentini erano due autori e non uno - come Casati Modignani - e il libro un giallo di tutto rispetto.
Mi sono spesso chiesta come si fa a scrivere un libro a 4 mani. E a scriverlo bene. Adesso non sara' certo Fruttero a togliermi questa curiosita'.

Monday, 2 January 2012

1Q84

Image of 1Q84L'abbiamo aspettato con ansia, chi prenotandolo in libreria, chi su qualche online store, con settimane di anticipo.
"L'abbiamo chi"? ma si', noi, i fan di Murakami sparsi in tutto il mondo, che incapaci di leggerlo in lingua originale scalpitavamo per averne l'edizione americana o inglese o italiana. E loro per pubblicare aspettavano che lui avesse dato alle stampe tutti e 3 i volumi in giapponese.
E cosi', finalmente, eccolo anche sullo scaffale in casa mia, questo oggetto del desiderio.
Lo avevano venduto come il suo capolavoro, in qualche modo l'apice della sua carriera o forse il suo ritorno alla grande. Eppure lascia perplessi. Non e' questione di lunghezza come sostengono alcuni  (anche se 925 pagine in un'unica soluzione sono comunque tante), ma del fatto che lui, Murakami, non ci ha mai abitutati alle spiegazioni. Ci ha sempre travolti come un treno in corsa nell'intreccio della sua surrealita', a tal punto che se qualcuno come e' successo mi chiede "ma di che parla il libro XXX di Murakami?" io mica lo so raccontare. So solo che sono sempre universi e mondi paralleli, canali comunicanti, in cui gli intrecci si confondono. Ma non questa volta. Questa volta e' come se l'autore avesse creato un romanzo apposta per spiegare ai suoi lettori come lui pensa. E quindi e' romanzo ma anche teoria. Ci spiega lentamente, passo a passo, come si  costruisce il suo romanzo, come si entra e si esce dai mondi, come la letteratura crea la realta' e come sia difficile dare forma al concetto di realta'. E' una specie di "Murakami for Dummies".
Ha un suo fascino, nella lentezza del ritmo narrativo, nelle ripetizioni (penso necessarie nell'originale perche' pubblicato in tre tornate), nel fatto che piu' ne leggi piu' si allunga ma di certo non e' il capolavoro che ci aspettavamo. Che mi aspettavo. 

Sunday, 27 November 2011

Marriage. In Literature.



Jane Austen (1775-1817)
Wilkie Collins (1824 - 1889)



"Marriage shouldn't be driven by thoughts of money". That is what Jane Bennett says to her sister Elizabeth after meeting young Mr. Bingley in Pride and Prejudice by Jane Austen.





























But Wilkie Collins thought it differently. Let's forgive him: he was a man, and was writing misteries, not romance.
"The woman I fixed my eye on was the woman who kept house for me at my cottage (...) Selina, being a single woman, made me pay so much a week for her board and services. Selina, being my wife,  couldn't charge for her board, and would have to give me  her services for nothing, That was the point of view I looked at it from. Economy - with a dash of love. (...)
How it was I don't understand, but we always seemed to be getting, with the best of motives in one another's way. When I wanted to go upstairs, there was my wife coming down; or when my wife wanted to go down, there I was coming up. That is married life, according to my experience of it.
After five years of misunderstandings on the stairs, it pleased an All-Wise Providence to relieve us of each other  by taking my wife.( ...)" (from The Moonstone)
So much for the joys of marriage. But that's just literature...is it not?

Wednesday, 23 November 2011

Google Doodle

Google Doodle per Stanislaw LemTrovo geniale il Google Doodle dedicato oggi a Stanislaw Lem(1921 - 2006), autore di romanzi di fantascienza di un certo successo. Il Doodle e' interattivo e, visto che non ci capisco niente quando si tratta di giochetti interattivi e simili, ci ho perso buoni 10 minuti nel tentativo di risolverne tutte le fasi.
Percio', se avete i famosi 10 minuti, al posto di dedicarli al solito caffe' o pettegolezzo distensivo con i colleghi, perche' non impiegarli per far lavorare il cervello? (Qui sto dando per scontato che il cervello non lavori mentre lavorate) Il vantaggio e' che, se siete bravi, ne impiegate solo 3 per il Doodle e il caffe' ve lo bevete lo stesso!