Lezioni yoga online

Friday 28 December 2012

Diario culinario di un Natale in famiglia

Il primo pasto è stata la cena, a base di carne, del giorno del mio arrivo, il 22. Da allora, al desco famigliare si è vista solo e sempre carne, fatta doverosa eccezione per la sera della Vigilia, che in famiglia viene trattata come giornata di magro.
Salumi vari, cotechino, pollo, anatra, manzo con i relativi fegatini, brodi, zampe. A crudo, al forno, lesso, a bagnomaria. Giusto oggi gli "avanzi" sono stati macinati e stasera diventeranno polpette. Il punto è che non se ne vede la fine.
Forse dovrei ricordare ai padroni di casa che l'uomo è nato frugivoro e non carnivoro.

Thursday 13 December 2012

Bikram Yoga: aspetti economici-finanziari (2)

E oltre alle collane, i completini yoga, il franchising, il teacher training e la ri-certificazione di cui sopra, Bikram vince anche la sua battaglia legale per impedire che altri "usurpino" il suo stile.
Mettere il copyright ad uno stile di yoga e' una cosa molto strana, ma mi viene da ridere pensando che se il povero (si fa per dire) Bikram venisse in Cina a battere i pugni sul tavolo non se lo filerebbe nessuno. Di centri per l'insegnamento del Bikram ce ne sono parecchi qui a Pechino, ma uno solo fa parte del suo franchising e la campionessa di Bikram Yoga che lo ha aperto ha comunque relegato lo stile Bikram a poche lezioni settimanali, per lanciare il suo "personalissimo" stile, Soma. Virgolette d'obbligo, poiche' si tratta di Bikram con le posizioni messe in disordine e con qualche twist in piu'.
La vera sfida, caro Bikram, e' qui. Non li' dove la proprieta' intellettuale e' nata e riconosciuta da sempre.

Tuesday 11 December 2012

Bikram Yoga: aspetti economico-finanziari

Ho scritto diversi post sullo hot yoga, relativi soprattutto allo stile che pratico, il Bikram, 26 posizioni piu' esercizi di respirazione messi in sequenza dall'inventore (vivente) dello Stile, Bikram Choudhury, al fine di rafforzare il corpo e lo spirito. Fin qui, niente di nuovo.

Il resto del mondo yoga si divide sul caso Bikram. C'e' chi dice che e' sempre e comunque yoga, chi invece critica lo stile Bikram perche' non improntato alla meditazione, chi ne sottolinea gli aspetti economici. In effetti, basta andare sulla pagina ufficiale www.bikramyoga.com per capire la macchina finanziaria che il guru e la moglie sono stati in grado di mettere insieme.
Innanzitutto, il teacher training. Vuoi diventare insegnante certificato Bikram? Bene, dovrai avere 2 mesi liberi da impegni che non siano il Bikram per volare a Los Angeles e frequentare il corso, al costo di 11400 dollari (compreso alloggio in stanza da due). Se sei un solitario, paghi un po' di piu' e puoi avere la stanza singola.

Non e' che tutti possono pero' iscriversi al corso: il candidato dovra' avere frequentato un corso di Bikram per almeno 6 mesi presso uno studio del franchising Bikram. Ottenuto il diploma, il nuovo insegnante di Bikram Yoga puo' andare libero per il mondo, ma solo per i prossimi 3 anni: ogni tre anni infatti l'insegnante dovra' ricertificarsi o il suo diploma non sara' piu' considerato valido. I modi per ricertificarsi sono due: volare di nuovo a LA e pagare 250USD per l'apposito corso di ri-certificazione oppure andare ad uno dei seminari di Bikram o della moglie pagando 50USD (fuori le spese, considerando che i seminari quest'anno sono a Bali e in Australia). Se ti iscrivi in ritardo, paghi pure la penale di 25USD.

Certo non e' un'organizzazione senza fini di lucro. Scade nel pacchiano quando nella sezione prodotti del sito si arriva a parlare dell'abbigliamento in vendita online (naturalmente approvato, l'abbigliamento, da Bikram in persona) ma soprattutto della linea di gioielli ideata dalla moglie Rajashree. Anzi, per fortuna presto lei avra' un sito dedicato per la vendita dei suoi gioielli (abbastanza brutti a giudicare dalle foto, ci si chiede chi li compra).
Che dire? E bravi i signori Choudhury, oltre ad essere degli ottimi sportivi sono anche dei bravi imprenditori. Pero' si astengano dal vendersi come designer di moda...

Wednesday 5 December 2012

Malattie culturali



Proprio ieri ho cominciato a soffrire di un dolore diffuso e molto fastidioso alla base del collo. I colleghi italiani e cinesi in ufficio si sono subito prestati a indicarne le possibili cause: "colpo d'aria", "soffri di cervicale?" o "in Cina si dice che hai dormito male" e via discorrendo.
Poco dopo, a casa ho trovato questo articolo della corrispondente della BBC dall'Italia, che si interroga sul significato delle varie espressioni di cui sopra e che in inglese... non hanno una traduzione. Soffrire di cervicale? E' un semplice "neck pain". Il "colpo d'aria" non esiste. L'articolo e' davvero divertente e mette a nudo una caratteristica tutta italiana di avere un nome e una causa per qualsiasi piccolo disturbo.
Proprio alla stregua dei cinesi, che con la loro tradizione medicale millenaria hanno una spiegazione per qualsiasi starnuto, brufolo o mal di schiena. La differenza tra italiani e cinesi? L'italiano andra' dal farmacista di fiducia o dal medico di famiglia a cercare conforto; il cinese berra' tanta acqua calda, toccasana per la maggior parte delle problematiche stagionali e no.

Sunday 2 December 2012

I give a shit... do you?



Some might raise eyebrows at this post title. But I have never been more serious.
I was reading one of the many articles published by Yahoo Lifestyle. They say the toilet room is one of the main bone of contention between couples, a special place where one relaxes in many ways.
That's how I discovered that November 19th is the World Toilet Day, which is not a World Expo of toilets and related accessories. worldtoiletday.org is the website of this international celebration, aimed at making people around the world more aware of the importance of having or not having good sanitation services.
As per data shared by worldtoiletday.org 1 in 3 people do not have a private, safe and clean toilet, especially in some African and Asian areas. In India, girls tend not to go to school when they have their period, since at school there are no proper facilities to deal with their personal hygiene. And much more.
In a nutshell, absence of proper toilets and sanitation systems are usually a clear indicator of underdevelopment; while building proper toilets is the starting point for more wealth. In a simple equation, they say "shit=gold".
Let's think of it next time we go.

Saturday 1 December 2012

Io lavoro e penso che

Non avevo riflettuto molto quando giorni fa avevo, di sfuggita, letto un articolo che metteva a confronto le ore trascorse in ufficio da italiani e, sempre per fare un possibile esempio, i soliti tedeschi.
Ieri sera mi sono poi trovata a tavola con alcuni colleghi e uno di loro, anziano, metteva a confronto due colleghi piu' giovani, assenti dalla cena, e dava il suo giudizio: "Bravi entrambi, ma R. alle 5 chiude e se ne va. G. invece e' uno che si da' da fare".
Ho subito ripensato all'articolo e ho scosso il capo: le stesse due persone potrebbero essere descritte come "R. e' rapida e riesce a finire il suo lavoro nel normale orario di lavoro; G. non sa gestire il suo lavoro nelle 8 ore e deve quindi fermarsi di piu'"
Secondo studi abbastanza recenti trascorrere molte ore sul luogo di lavoro puo' essere molto poco produttivo. I dati sembrano parlare abbastanza chiaro: secondo quelli pubblicati dall'OCSE sul livello di produttivita' nel 2011, 9 delle 10 nazioni europee in cui si lavora piu' a lungo sono anche fra le nazioni meno produttive. L'Italia, una delle 10 nazioni in cui si lavora di piu' in termini di ore trascorse sul luogo di lavoro, e' solo 11ma nella classifica delle nazioni piu' produttive.
Alla cena cui partecipavo ieri sera non parlavamo certo di avvocati, ma di semplici impiegati, eppure l'aspettativa era quella da protagonista di romanzo di Grisham. G. fara' forse piu' carriera di R., non perche' abbia piu' capacita', ma semplicemente perche' trascorre piu' ore in ufficio. Non e' il singolo soggetto a decidere in maniera autonoma quante ore trascorrere in piu' in ufficio - se trascorrerne - ma e' anche l'ambiente di contorno ad imporlo. Ci si aspetta che la dedizione al lavoro e la bravura si manifestino attraverso la quantita', e non la qualita'. A volte prevale la mentalita' complottistica: se lei/lui sta di piu', sto di piu' anche io, che non si sa mai cosa puo' succedere (ai miei danni) quando io non ci sono. A volte non si riflette sul fatto che il tempo libero, ben gestito, ha la stessa importanza sulla resa lavorativa della buona salute, tanto per dire.
E' una questione di mentalita' collettiva, e finche' non cambia quella o ci si rema contro o ci si conforma al gregge.