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Saturday 23 August 2014

I libri di mezzo

Le trilogie, una delle mie inspiegabili passioni. I libri seriali, come gli omicidi, scatenano il mio interesse piu' dei tomi singoli, i figli unici - spesso irripetibili - della letteratura.

L'unico problema delle triplette sono i libri di mezzo, che come i figli di mezzo non sempre riescono bene. Sono quasi dei passaggi necessari, irrinunciabili trait-d'-union tra il primogenito e l'ultimo della serie.

L'estate che ormai volge al termine mi ha visto impegnata su almeno due libri di mezzo:

Image of Profanato1. Profanato ovvero il secondo capitolo della Carnivia Trilogy di Jonathan Holt




Image of Alle radici del male2. Alle radici del male ovvero il secondo capitolo della Trilogia del Male di Roberto Costantini.



Entrambi appartengono al genere giallo. Entrambi hanno un fratello maggiore di tutto rispetto e di grande successo. Entrambi profondamente italiani, il primo perche' ambientato a Venezia e il secondo perche' ambientato in Italia e nel passato libico dell'Italia.Entrambi con quel tocco di presenza americana che tanto piace - ma che un po' mi ha stancato.
Profanato - come gia' del resto Sconsacrato - risente di una traduzione zeppa di errori e nel complesso poco professionale; tuttavia sono le esagerazioni della trama che creano un certo distacco dalla lettura, a partire dal rapimento con tanto di filmati alla rocambolesca fuga sulle nevi fino alla camera delle torture. 
Alle radici del male e' spesso ripetitivo, come se la voce narrante stesse parlando a bimbi autistici e non a consumati e attenti lettori - tant'e' vero che l'indizio per capire chi e' il colpevole (uno dei colpevoli) lo cogliamo non appena e' lasciato cadere, ben prima che ci arrivi il buon Commissario Balistreri. La storia del passato adolescenziale in Libia del commissario e' a tratti noiosa, tirata per le lunghe, quasi a voler riempire quelle 702 pagine.

Cosi aspetto i terzogeniti, quei figli di solito adorabili perche' portano con assoluta non-chalance quelle piccole imperfezioni che rendono la perfezione accattivante.
Per la Carnivia Trilogy occorre aspettare fino a maggio 2015, mentre la pubblicazione di Il male non dimentica e' agli sgoccioli (3 settembre per l'ebook). 
Parola di figlio di mezzo.

Sunday 3 August 2014

This is the End.

Facciamola finita.
No, non dico a voi. E' il titolo di questo film del 2013, This is the end, tradotto per il pubblico italiano con Facciamola Finita.
La fine del mondo, l'Apocalisse coglie un gruppo di noti comici americani a casa del celebre attore-regista-produttore James Franco. Ognuno nella parte di se stesso.
Il film e' stato ben accolto negli Stati Uniti, mentre non ha avuto lo stesso successo in Italia.
Non e' difficile capirne il perche'. E' l'equivalente fantascientifico di un nostro cine-panetton , del classico film di Natale in versione apocalittica. Pensiamo a un film con Boldi-Villaggio-Greggio e non so chi altro, la fama che hanno in Italia, e a quanti incassi registrerebbero. Portiamoli in America, dove diventano perfetti sconosciuti, l'umorismo esagerato e pacchiano lascerebbe gli americani freddi e poco coinvolti.
Immagino valga lo stesso al contrario.

Questa settimana, pensavo di avere visto il peggio del cinema con The Expendables 2 - che ha avuto per me il suo momento clue con l'ingresso di Walker, Texas Ranger nell'azione. Invece e' arrivato, e solo due giorni dopo, This is the End, che nel replicare la formula del "mettiamo insieme un'accozzaglia di gente famosa" arriva allo stesso risultato: la perplessita', il distacco,  a tratti anche un certo senso di repulsione perche' tutto e' gratuito, dalle scene (pseudo)comiche a quelle horror. Il momento clue e' l'ingresso di Emma Watson, che non c'entra niente con il film e gli altri attori del gruppo.
Speriamo che almeno loro, gli attori, si siano divertiti.

Friday 1 August 2014

Armadale - ovvero, il padre di The Luminaries


A cosa assomiglia The Luminaries, vincitore del Man Booker Prize 2013?
Dopo aver letto Armadale, il collegamento tra il contemporaneo capolavoro di Elizabeth Catton e il tardo ottocentesco capolavoro di Wilkie Collins e' evidente.

Armadale, con le sue ottocento pagine, e' il romanzo piu' lungo del felice quartetto di Collins; la trama e' complessa, i personaggi mai di un colore solo, scienza-religione-cabala si intrecciano, si incontrano, a volte si scontrano sullo sfondo della societa' inglese vittoriana. La Catton trasporta tutto in Nuova Zelanda, compresa la dimensione esoterica, ma la ricetta rimane quella, vincente, del vecchio Collins.

Se Lydia Gwilt e' una donna dal fascino quasi magico, bigama, ladra e assassina, e' anche una donna maltrattata fin dalla prima infanzia, infelice, ma ancora capace di amare - ancorche' l'odio a volte prevalga.
Anche la protagonista femminile del romanzo della Catton ha gli stessi difetti e la stessa avvenenza che la fa desiderare da tutti, le stesse colpe, compresa la dipendenza dagli oppiacei - Lydia fa uso di laudano.
 L'autore non sembra mai giudicare i suoi personaggi per le azioni presenti o del passato, ma li fa splendere nelle loro qualita' e nei loro difetti, come esseri umani. Ha la stessa compassione per Lydia e per Midwinter che ha per l'ingenuo Armadale e il vecchio Bashwood.
Gioca con i nomi, alla pari del suo buon amico Dickens - Gwilt, Oldershaw, Ozias Midwinter e finisce con il creare ben 4 personaggi con il nome Allan Armadale. Anche l'imbroglio che e' alla base del bestseller della Catton e' possibile solo grazie ad una (presunta) omonimia tra personaggi.

Collins studia le donne, i loro comportamenti, li dipinge attraverso gli sguardi degli uomini dell'epoca - avvocati, medici, innamorati, le donne stesse. Si immedesima in loro, con risultati sorprendenti: ora in Lydia ora nella vecchia Oldershaw, lanciandosi in una corrispondenza che ha il sapore di una singolar tenzone tra le due e riproducendo il diario di Lydia, che per un lungo tratto sostituisce in tutto e per tutto la narrazione.
Anche in The Luminaries la corrispondenza tra personaggi ha un ruolo molto importante.
Il risultato? Un noir avvincente, dal ritmo sostenuto, in cui succede sempre qualcosa. Un affresco dell'umanita', a tratti umoristico, a tratti avvilente. Un esempio di ricerca e studio - Collins visita i luoghi che descrive, studia le pratiche medico-scientifiche che introduce. Una scrittura lucida e piacevole.
Tanto che il premio a The Luminaries e' quasi un tributo ad Armadale.


Thursday 24 July 2014

Buoni libri

Non e' sempre facile scegliere un buon libro, e' questione di fortuna, di imbroccare il titolo giusto, o di avere amici che hanno i nostri stessi gusti letterari e capaci di orientarci nella scelta.

Trovare due buoni libri e di fila e' pressoche' un miracolo. E io sono stata miracolata.
1. La famiglia Moskat di I. B. Singer. Ecco un "miracolo" della letteratura ebraica, una saga famigliare di inizio Novecento che trascina il lettore attraverso un torpore generazionale lungo 600 pagine, dove nulla sembra realmente accadere o cambiare, se non lo sfondo storico. Il romanzo e' immobile, come il suo personaggio principale, che riesce a non fare nessun progresso palpabile nel corso degli anni pur esercitando un richiamo magico non solo sui personaggi che lo circondano, donne in particolare, ma anche sul lettore.
2. Vita di Melania Mazzucco. La storia (ampiamente romanzata) della famiglia dell'autrice - che e' poi la storia dei nostri connazionali che ad inizio secolo andavano a cercar fortuna oltreoceano. Chi rimanendovi poi, tra alterne fortune, per realizzare il sogno americano e chi facendo ritorno in Italia, perche' la sfortuna in patria e' sempre piu' dolce che non all'estero.

Singer scriveva all'indomani della seconda guerra mondiale in yiddish e supervisionava personalmente la traduzione in inglese ad opera di amici e parenti. La Mazzucco scrive in uno splendido italiano, confessando di non avere particolare feeling per la lingua inglese.
Singer scrive un romanzo universale, riflessivo, intellettuale; la Mazzucco e' alla ricerca di se stessa attraverso la storia particolare di Vita e Diamante. 
Singer scrive di personaggi largamente frutto della sua fantasia; la Mazzucco prende spunto dalla realta' genealogica e storica documentata, anche se  il dubbio che Vita sia mai realmente esistita non si acquieta mai.
Due opere profondamente diverse, insomma, ma stranamente simili. Entrambe parlano di popoli con storie difficili - gli ebrei da una parte, gli italiani dall'altra. Entrambi cercano fortuna in America. Entrambi in America possono si' raggiungere la fortuna, ma senza mai riuscire ad amalgamarsi con la cultura locale, sempre ai margini,ghettizzati, in lotta per la conquista di ogni singolo centimetro verso l'alto, o per la pura sopravvivenza. 
I protagonisti maschili cercano fortuna, pensando che lo spostamento geografico sara' decisivo: Asa Heshel a Varsavia, Diamante a New York. Ma nessuno dei due trovera' cio' che cerca, Asa Heshel per il suo naturale, congenito immobilismo, Diamante perche' non riuscira' mai a diventare vincente in una terra in cui adattarsi, piegarsi, scendere a compromessi e' tutto, sicche' il piu' debole, il meno adattabile e' destinato a perire - o a tornare indietro. 
In entrambe le opere si agita lo spettro della guerra, tra lo sfondo e il primo piano, toccando piu' o meno da vicino le vite dei protagonisti, il loro presente - o il loro passato, perduto.

Da leggere.