Saletta piena, pubblico per 3/4 occidentale. Yu Hua, la moderatrice cinese e l'interprete americano al tavolo di fronte agli astanti, pieni di aspettativa. Il dibattito si concentra sulla genesi del libro e sul come e perche' non sia stato pubblicato in Cina: in realta', spiega Yu Hua, gli editori cinesi gli hanno fatto la corte a patto che emendasse alcuni passaggi poco graditi al governo cinese (i riferimenti alla primavera del 1989 e gli eventi di Piazza Tiananmen). Il suo rifiuto nasce dal calcolo molto semplice di volere comunque assicurarsi di poter pubblicare il suo prossimo libro in Cina.
Come dice l'amico con me alla presentazione, sembra tutto orchestrato per offrire al pubblico (prevalentemente occidentale, ripeto) proprio cio' che vogliamo sentirci dire, senza lasciare poi troppo spazio alle domande, non si sa se per reali questioni di tempo o se per frenare un eventuale dibattito - che non decolla per niente.
Io ho riconfermato la mia idea su questo libretto di piacevole ed interessante lettura: e', almeno in parte, una trovata pubblicitaria, che servira' proprio da trampolino per vendere di piu' la prossima opera di Yu Hua.
Lo scrittore e' simpatico e ironico nel parlare quanto lo e' nello scrivere, ma non e' certo uno sprovveduto: sa come muoversi, cosa dire e soprattutto quando dirlo. E' un buon impresario di se stesso - al pari di George Clooney che in queste ore si e' fatto arrestare, ma sempre con un obiettivo ben calcolato in mente.
Che dire? Sono finiti i tempi di Oscar Wilde...
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