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Saturday, 11 February 2012

Sabrina (1954)






I love black-and-white old movies, they have a flavour of their own, partly -  I guess - because the actors had to make up for less special effects coming to their rescue and ... colours.
The other night in one of my nostalgic dive into a past that is older than my own, I decided to watch - again - Sabrina in the original version of 1954. It's true, I can also do with the more recent remake, but the taste is not the same . It's like baking using ready-to-use powder as against fresh ingredients.
Sabrina played by Audrey Hepburn has all the grace and innocence that she was always able to put into her characters and her elegance in the Givenchy dresses she chose herself are something making any woman feel a bit like Cinderella reborn.
Of course, one wonders why Humphrey Bogart was given the part of Linus; he was the director's second choice after Cary Grant refused the part but I wonder if as a second choice they couldn't get someone a bit more ... good-looking. Not very handsome but something in between Cary and Humphrey.  But love is not about being good-looking and probably this movie is closer to reality than else. Humphrey is not a charmer, is goofy enough with women, stiff as stiff can get and he does look and sound as grumpy as they say he was on the set of the movie. In the end, after so much complaint from him, he thanked the director since the movie was one big hit and one of his best performances ever.
My favourite quote from Sabrina (1954) comes from the cooking school in Paris. An old student who came to school just to review is souffle' making ability, turns to Sabrina while she looks helpless to her souffle' which didn't change shape. He suggests next time she turns on the oven and asks if she is in love and unhappily so.
"How do you know?" she asks in surprise, thinking of David back home
"A woman happily in love, she burns the souffle'. But a woman unhappily in love, she forgets to turn on the oven."

Wednesday, 8 February 2012

Il maoku - questo sconosciuto

毛                                                               裤


Ieri sono salita in taxi e ho immediatamente ficcato il naso nella sciarpa tentando di trattenere il respiro. Il tassista sembrava avere sofferto di flatulenza acuta, chiuso nel suo cubicolo di lamiera.
Quando stamattina sono salita su un altro taxi e ho sentito lo stesso odore, mi e' subito venuto in mente che siamo alle porte della primavera e quindi... fioriscono i maoku.
Il maoku e' il classico mutandone di lana che portavano i nostri bisnonni e che e' ancora  in uso nei luoghi dove il freddo in inverno e' davvero freddo. A Pechino, lo si usa per tutta la stagione. Basta guardare gli uomini seduti a  gambe accavallate per veder spuntare, a volte, il bordo del mutandone, magari  rosso bourdeau, appena sotto l'orlo del pantalone. E' una delle cose meno sexy cui possiate pensare addosso ad un uomo e ormai mi sto convincendo che faccia parte della politica cinese per garantire il figlio unico. Un inibitore in lana.
Il maoku del tassista e' tuttavia il mutandone piu' temibile nel suo genere. Indossato all'inizio della stagione fredda, non viene piu' dismesso fino ai primi tepori. In pratica, diventa una seconda pelle che accompagna il guidatore di professione notte e giorno, giorno e notte. Superato il Capodanno cinese, quando secondo il calendario locale comincia la primavera, il maoku inizia a rivelare la propria esistenza. E cosi' il povero passeggero che entra nel taxi pechinese si trova avvolto negli effluvi non solo dell'aglio che quasi sicuramente il tassista si sara' mangiato a colazione, ma anche da questi strani odori corporali non meglio identificabili... a meno che non si sappia dell'esistenza del maoku.
Nel maoku il tassista ha guidato, mangiato, e' sceso a fare pipi' dietro gli alberi e  nel temibile bagno pubblico, ci ha dormito, ha praticato autoerotismo; e ha svolto la maggior parte di queste attivita' barricato nel suo taxi. In pratica, ha svernato nel suo maoku. Il maoku: il migliore amico dell'uomo.
E all'inizio della primavera, mentre i rami si preparano a sfoggiare le prime timide gemme e la natura prepara il suo risveglio, anche il maoku comincia a desiderare di muoversi, ormai dotato di vita propria. E si fa sentire, nel chiuso dell'abitacolo, dove per mesi l'aria non e' mai stata cambiata per proteggersi dal freddo e l'odore di mutandone-seconda pelle si mischia all'aria calda del riscaldamento dell'auto.
Se Dario Argento venisse a Pechino di questi tempi, sono certa che potrebbe tranquillamente creare un horror dal titolo "L'alba dei maoku viventi", rivisitazione in chiave pechinese del suo film forse piu' parodiato, in cui i numerosi centri commerciali della Capitale vengono presi di mira da orde impazzite di mutandoni di lana dotati di vita propria.


Tuesday, 7 February 2012

Gaffe alla francese... forse

W la France! E io che mi preoccupavo delle liti mediatiche tra Alemanno e la protezione civile!
Poco fa mia sorella G mi ha segnalato la gaffe del Ministro della Sanita' francese, Nora Berra, che nel suo blog avrebbe consigliato di "stare a casa" (per il maltempo) anche ai... senzatetto. Poveracci. Cornuti e mazziati, come si dice.
Esultavamo cosi' tra noi due pensando che finalmente la Francia, l'impeccabile Francia che va a braccetto con la Germania, ci aveva rimesso la faccia.
Ma tranquilli tutti, l'allarme e' superato e il primato delle gaffe e' ancora italiano: lo stesso consiglio lo aveva gia' dato il telegiornale Studio Aperto in data 3 febbraio.
Rien ne va plus.

Sunday, 5 February 2012

Nevicate all'italiana

Grande (anche quest'anno) la polemica sul come l'Italia non fosse pronta ad affrontare la nevicata di questi giorni.
I media parlano di emergenza ovunque, mia sorella in Emilia Romagna mi dice che le strade sono mantenute pulite e in auto si transita; la mia amica C a Milano dice che si', nevica ma non e' tragico; voli cancellati, almeno da parte di Alitalia - ma Alitalia cancella appena tira un alito di vento; che Roma sia in stato di emergenza per una nevicata abbondante non stupisce piu' di tanto... ma quando mai a Roma nevica? Ogni 27 anni, dicono. La foto del Colosseo imbiancato sta facendo il giro del mondo.

Ma per non far smettere il mondo di sorridere di noi, neppure per un giorno, ci si mette la polemica tra il Sindaco di Roma e la Protezione Civile. Il Sindaco sottolinea che ci si aspettavano 35mm di precipitazioni, ma la Protezione Civile mette i puntini sulle "i": 35mm di precipitazioni in acqua, se si parla di neve, diventano cm. Un dibattito en plein air che secondo me (per il bene del Paese!) avrebbero dovuto tenersi ben ben per se'. Al prossimo Sindaco, fategli fare un esame ad hoc prima di insediarlo al Campidoglio - anche se questo si e' da poco laureato in ingegneria ambientale. Ma se le statistiche non mentono, se ne riparlera' col Sindaco del 2039.
Direi che la nevicata, oltre a regalare cartoline inedite di Roma e a creare siparietti tragi-comici tra le istituzioni, serve anche a coprire almeno per qualche giorno lo sventurato capitano Schettino, proprio mentre la giovane moldava stava rilasciando interviste a destra e a manca.

La Nevicata del '56, Mia Martini

Saturday, 4 February 2012

E adesso la pubblicita'

Cultura che vai, pubblicita' che trovi.
 Qui a Pechino il mio cellulare e' tempestato non tanto da sms e telefonate di amici e colleghi, quanto da sms  pubblicitari.
Ne ricevo almeno una decina al giorno, molti dei quali mi offrono case (in affitto o vendita), mutui, prestiti e naturalmente anche lezioni per i miei eventuali figli. Questi ultimi mi si rivolgono con "Caro capofamiglia" e fioccano soprattutto nel periodo in cui i ragazzi sono sottoposti allo "stress da esami", malattia popolarissima qui in Asia. Ci fanno pure le telenovelas.
Stamattina mi e' arrivato un bel messaggio che recitava piu' o meno cosi' e che faceva leva sulla pietas filiale di tradizione confuciana e sui sentimenti "natalizi" che suscita la Festa di Primavera o Capodanno cinese che dir si voglia:
"Hai passato un bel Capodanno cinese? Ah, che bello rimpinzarsi di ravioli e stare con mamma e papa'. Ma ormai sei diventato grande e sei lontano dai tuoi genitori... e allora, comprati una bella casa da 4 e falli venire a vivere con te! Chiamaci al n......"
Ahahaha. Certo, e magari faccio venire anche gli eventuali suoceri. Poi pero' emigro in Peru'.

Pubblicita' per perdere peso

Friday, 3 February 2012

Morbo di....?





Ho scoperto di avere un nuovo morbo che ho teorizzato solo in questi giorni di inattivita' fisico-mentale. Nel mio delirio di consumata lettrice, ho una forte attrazione per i libri cicciuti, di spessore fisico piu' che intellettivo.  Un libro ha solo 100 pagine? Non mi attira. Comincia a creare attrazione se supera 300 ed e' attrazione sicura se viaggia su 500. Oltre 600, e' amore.
Ho scoperto quindi che dovrei assolutamente leggere in questa vita A suitable boy di tale Seth Vikram, per poi buttarmi su Il Visconte di Bragelonne di Dumas padre e passare dalla Francia alla Russia con Guerra e Pace (ok, l'ho gia' letto, ma sono passati 20 anni, potrei ridargli una botta), per tornare in Austria e prendere un assaggio de L'uomo senza qualita' di Musil. Nel giro di libri sovrappeso, dovrei poi includere Infinite Jest di David Foster Wallace, Atlas Shrugged di Ayn Rand e - confesso - non ho mai avuto il coraggio di affrontare il Joyce di Finnegans Wake e l'Ulisse. Nessuna delle fonti che ho brevemente consultato per trovare queste indicazioni cita pero' i capolavori di lunghezza della letteratura cinese come Il Sogno della Camera Rossa. E qui mi fermo nella mia elencazione. Anche solo mettere i titoli di cotante pagine nero su bianco ha prodotto un effetto calmante.

Thursday, 2 February 2012

The origin of things

I have often wondered about the origin of the word HANDKERCHIEF. How come something to blow your nose, wipe your eyes and so on and so forth is called... handkerchief?
Apparently, the answer lies in China. French sailors went back to France during the 15th century, bringing back light pieces of cloth that were particularly appreciated by French ladies. They were originally used by Chinese women to cover their heads and protect them from the sun while working in the fields. So here came the French name: couvrechef (cover for the head) which was later anglicized into kerchief. Since basically at the beginning it was just a fashion item to be carried around, it soon became known as hand kerchief: ladies had parasols against the sun and it was common to wipe one's nose in a sleeve or blow it into the air.
Only in the 16th century, the etiquette started being against using sleeves, while blowing into the air was still admitted. Erasmus of Rotterdam in 1530 recorded that the right way to blow one's nose was the hand kerchief, soon to become handkerchief, still mostly unknown to the Chinese (at least for nose blowing). Those sailors should definitely come back to China with some.



Contadina con fazzoletto, Cesare Laurenti