Lezioni yoga online

Wednesday 15 April 2020

Amatissima - di Toni Morrison


Amatissima, in inglese Beloved, ha guadagnato un Pulitzer (1988) al poi Premio Nobel per la letteratura Toni Morrison.

Il romanzo e’ il suo tributo a quei milioni di africani che giunsero in America dall'Africa, stipati sulle navi in condizioni disumane per la traversata atlantica, e che continuarono le loro vite in condizioni ancora più disumane, al servizio dei bianchi nelle loro case, nelle loro fattorie, sui loro campi, nelle loro miniere. Nei loro letti.

“(…)Le disse che lei e la madre di Sethe erano venute insieme per mare. La ciurma aveva approfittato parecchie volte di loro. “Li ha buttati via tutti. Ha tenuto solo te. Quello che aveva avuto dai marinai, l’ha buttato via su un’isola. Gli altri che ha avuto dai bianchi, anche quelli li ha buttati via. Li buttava via cosi, senza dargli un nome. A te ha dato il nome di quel nero. Lui l’aveva abbracciato. Con gli altri non l’aveva fatto. Mai. Mai. Dico a te. Dico a te, piccola Sethe.”

La casa al 124 e’ abitata da tre generazioni di donne: nonna Baby Suggs, la madre Sethe e la figlia, Denver. A dire il vero ci sarebbero anche due fratelli, ma come tutti gli uomini anche loro se ne vanno, 

(…)“Un uomo non e’ che un uomo” diceva Baby Suggs. “E un figlio, allora? Be’, un figlio si’ che e’ qualcuno” (…)

cacciati da un fantasma che infesta, con irruenza e prepotenza, la casa. Si tratta di una figlia morta ammazzata, e come tutti i morti ammazzati ritorna a tormentare i vivi. Sara’ l’arrivo di Paul D., vecchia conoscenza di Sethe, a liberare dall'infestazione il 124. Ma solo per far ricomparire il fantasma sotto le sembianze di Beloved, una ragazza che dice di arrivare dal ponte, che non ha una famiglia di cui raccontare, che non mangia, e che porta un vestito a collo alto. Se all'inizio non tutti si accorgono di cosa e’ Beloved, a poco a poco anche Sethe arriva a capirlo, Paul D. fugge – come tutti gli uomini – e Denver si trova emarginata dall'amore ormai diventato mostruoso tra madre e figlia morta. Nonna Baby e’ morta già da tempo, stancata dalla vita.

"Quei bianchi mi hanno preso tutto quello che avevo e che sognavo" disse "e mi hanno anche rotto le corde del cuore. A questo mondo non c'e' la sfortuna, ci sono solo i bianchi."

C’è molto della tradizione animistica africana e afroamericana nella trama. Per chi non ama le storie di fantasmi sembra poco invitante. Eppure, se all'inizio ha dell’incredibile la serenità con cui si parla di fenomeni paranormali e la quasi gioiosa accettazione del ritorno di Beloved con sembianze umane, a poco a poco risulta molto più incredibile la narrazione di come si e’ arrivati a tutto questo.
Il moltiplicarsi delle voci dà punti di vista ed angolazioni sempre diverse di una storia che si conclude però sempre allo stesso punto: la tragica morte di una bambina nera, la cui madre le ha segato il collo, mentre cercava di uccidere anche i due figli maschi e la neonata. Pazzia? Si’, quella suscitata dal solo vedere i quattro bianchi a cavallo avvicinarsi al 124. Quella suscitata dal pensiero che anche i suoi figli vivranno la schiavitù e tutti i suoi annessi: uomini e donne impiccati agli alberi, irriconoscibili se non dai marchi a fuoco sui loro corpi; la separazione forzata delle madri (fattrici) dai figli (merci di scambio); le frustate che lasciano segni perpetui sulla pelle, come scritte di inchiostro sulla carta, ma rossi e indelebili; i morsi di ferro in bocca; le violenze sessuali; le misurazioni e le valutazioni, al pari di bestie da soma, da lavoro, da riproduzione.

"Qui" diceva, "in questo posto qui, noi siamo carne: carne che piange e che ride, carne che balla a piedi nudi sull'erba. Amatela. Amatela tanto. Laggiu' non amano la vostra carne. La disprezzano. Non amano i vostri occhi - ve li possono strappare come niente. Ne'amano di piu' la pelle della vostra schiena. Laggiu' ve la levano. E non amano le vostre mani, oh, cari miei. Quelle le usano soltanto, le legano, le stringono, le tagliano via o le lasciano vuote (...) E no, non sono innamorati della vostra bocca. Laggiu' ve la spaccheranno di sicuro e ve la spaccheranno di nuovo. Non daranno retta a quello che dira'. Non ascolteranno quello che gridera'. (...)

Se la morte che la madre dà a un figlio crea un vuoto quasi totale intorno all'assassina, per un gesto considerato contro natura, a poco a poco la follia materna si dispiega in tutta la sua disarmante tragicità e il ritorno del fantasma sembra quasi plausibile a fronte di tutte le sofferenze subite, da Sethe e da generazioni di schiavi prima e dopo di lei.

(..) A ogni sussulto del cuore della bambina, il maestro faceva un passo indietro, finché alla fine i battiti erano cessati. “L’ho fermato io” disse, osservando il punto in cui una volta c’era lo steccato. “Ho preso i miei bambini e li ho messi al sicuro”. Il frastuono nella testa non impedì a Paul D. di notare il tono carezzevole che Sethe aveva dato a quell'ultima parola. Si rese conto che quanto voleva per i suoi figli era esattamente ciò che mancava al 124: la sicurezza (…)

Il romanzo parte da storie vere, compreso il tentativo di una madre di uccidere la figlia per sfuggire all'inseguitore bianco, riportato come fatto di cronaca da un giornale dell’Ottocento. La coralità della narrazione richiama la tradizione orale, prevalente nel tramandarsi le storie fra schiavi.
Le donne sono centrali. Come madri, e detentrici di poteri particolari – Baby Suggs e’ detta la santa e ha capacità premonitrici; a Denver nulla puo’ succedere; a reincarnarsi e’ una figura femminile; sono trenta donne insieme col loro canto a scacciare Beloved dal 124. Anche le donne bianche entrano in questo novero: Amy Denver che salva Sethe e la neonata Denver sul fiume; Mrs. Garner che crea un ambiente protetto per i suoi neri – salvo poi renderlo un inferno, cedendolo alle mani del cognato, il maestro.
Gli uomini sono specializzati nell'andarsene. Sparisce Halle, il marito di Sethe; spariscono i figli - e se non lo fanno loro ti vengono portati via; Paul D. compare ma se ne va, incapace di affrontare la verità di Sethe. A onor del vero, ritornerà. Ma le radici, chi resta, chi perpetua il cerchio della vita è sempre la donna.

Amatissima è una lettura impegnativa, ricca, larger than life. Un libro che merita (almeno) una rilettura - in lingua, per chi può – per cogliere tutti gli aspetti che in una sola seduta sono difficili da interiorizzare e che la lingua originale di certo valorizza.

No comments: