E mentre in Pechino si compiva la fondazione dell'AGIC (Associazione Giovani Italiani in Cina), io mi dedicavo ad una delle mie attivita' favorite degli ultimi due anni. Il balletto. No, non lo pratico, me lo godo semplicemente seduta in una comoda (si fa per dire) poltroncina rossa. Rispetto all'inizio, ora ho anche un potente binocolo percio' posso anche comprare biglietti a buon mercato lontano dal palco.
Non saprei dire qual e' il mio pezzo preferito poiche' ho apprezzato quasi tutto cio' che ho visto, ma di certo posso dire che ho visto piu' rappresentazioni de Il Lago dei Cigni io in un anno di chiunque altro. E' amore? no, e' la spasmodica ricerca della morte del cigno. Tutti preferiscono la versione buonista, con l'happy ending "e vissero tutti felici e contenti". Dovevano arrivare gli Americani per regalarmi una parvenza di tragedia...
Ieri sera il Grand National Theatre ospitava la seconda replica de Il Lago dei Cigni dell'American Ballett Theatre, la prima istituzione americana in fatto di danza classica. Sono andata titubante, poiche' la serata di giovedi' che offriva un loro mixed repertoire mi aveva lasciato un poco fredda. Bravini, si', ma niente di speciale. Ieri sera naturalmente sono uscita dal teatro pensando che ci tornerei anche per la terza ed ultima serata, a rivedere il Lago dei Cigni inscenato da loro. Da una parte, e' il fatto che finalmente il cigno si e' suicidato nel lago, seguito a ruota dal principe. Mi e' solo dispiaciuto che in questa versione, ripresa dalla coreografia di Petipa, della favola-dramma, i due vivono felici, riuniti dopo la morte. Ma lo vogliamo fare un dramma che sia un dramma?
Tecnicamente, molto bravi i ballerini, ma dopo aver visto il Cigno interpretato da una ballerina del Balletto Nazionale di Cuba nessuna piu' regge il confronto ai miei occhi, specie questa volta in cui chi davvero brilla e' il principe, interpretato da tale Danil Simkin. Delicato, biondo, con il viso dolce, piccolo di statura. Leggero, agile, perfetto sul palcoscenico. E' lui che ruba la scena, quello che vorresti applaudire e per cui il pubblico lancia frizzi e lazzi, fino al perfetto salto finale nel lago, incontro alla morte.
Il cigno e' morto...Viva il cigno.
Non saprei dire qual e' il mio pezzo preferito poiche' ho apprezzato quasi tutto cio' che ho visto, ma di certo posso dire che ho visto piu' rappresentazioni de Il Lago dei Cigni io in un anno di chiunque altro. E' amore? no, e' la spasmodica ricerca della morte del cigno. Tutti preferiscono la versione buonista, con l'happy ending "e vissero tutti felici e contenti". Dovevano arrivare gli Americani per regalarmi una parvenza di tragedia...
Ieri sera il Grand National Theatre ospitava la seconda replica de Il Lago dei Cigni dell'American Ballett Theatre, la prima istituzione americana in fatto di danza classica. Sono andata titubante, poiche' la serata di giovedi' che offriva un loro mixed repertoire mi aveva lasciato un poco fredda. Bravini, si', ma niente di speciale. Ieri sera naturalmente sono uscita dal teatro pensando che ci tornerei anche per la terza ed ultima serata, a rivedere il Lago dei Cigni inscenato da loro. Da una parte, e' il fatto che finalmente il cigno si e' suicidato nel lago, seguito a ruota dal principe. Mi e' solo dispiaciuto che in questa versione, ripresa dalla coreografia di Petipa, della favola-dramma, i due vivono felici, riuniti dopo la morte. Ma lo vogliamo fare un dramma che sia un dramma?
Tecnicamente, molto bravi i ballerini, ma dopo aver visto il Cigno interpretato da una ballerina del Balletto Nazionale di Cuba nessuna piu' regge il confronto ai miei occhi, specie questa volta in cui chi davvero brilla e' il principe, interpretato da tale Danil Simkin. Delicato, biondo, con il viso dolce, piccolo di statura. Leggero, agile, perfetto sul palcoscenico. E' lui che ruba la scena, quello che vorresti applaudire e per cui il pubblico lancia frizzi e lazzi, fino al perfetto salto finale nel lago, incontro alla morte.
Il cigno e' morto...Viva il cigno.
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