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Tuesday 24 March 2020

Il fantasma dei fatti - di Bruno Arpaia

Incuriosita dalla pubblicità fatta al libro, ne ho preso in prestito una copia tramite il servizio MLOL. Mi aspettavo un romanzo e invece mi sono trovata di fronte ad un saggio storico con elementi da romanzo di spionaggio e parti autobiografiche. Non conoscendo l'autore, Bruno Arpaia, non ho fatto quasi caso alla narrazione in prima persona, dimenticando per un attimo che tale narratore e' "inaffidabile" per eccellenza.

Il fantasma dei fatti (Guanda, 2020)

Nel romanzo due sono le tesi, o meglio le domande cui dare una risposta.
La prima e' testuale. Ci fu o non ci fu un complotto internazionale tra gli anni 1961-1963 in Italia per privare il paese di avanzamento tecnologico e scientifico?
Attraverso l'analisi delle fonti e un po' di gioco a connettere i puntini, il narratore cerca di delineare i fatti di quegli anni: la morte di Mattei (ENI), l'incidente stradale di Mario Tchou (Olivetti), gli arresti di Felice Ippolito (Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare) e Domenico Marotta (Istituto Superiore della Sanita'). Le linee che connettono i puntini sono spesso del tutto razionali ma giocate sul sottile filo delle coincidenze, della plausibilità, del non poter sapere in realtà come andarono davvero le cose. E cosi', ecco spuntare la figura sfuggente di Tom Karamessines, vice direttore del dipartimento della pianificazione della CIA, di cui Arpaia immagina gli ultimi due giorni di vita. E' lui la figura-chiave per risolvere i lati oscuri di quelle vicende?
La seconda tesi e' metatestuale. Dove finisce la finzione e comincia la realtà? Dove termina l'autore e dove inizia il narratore - che guarda un po', si chiamano entrambi Bruno Arpaia? Di chi e' la voce che risponde alla prima domanda? Se poi e' facile verificare che davvero ha lavorato e lavora per La Repubblica, e traduce e ha scritto questo e quel libro, e' vero che qualcuno e' entrato nel computer di Arpaia o che ha incontrato un ex agente CIA a Colonia in Uruguay? Inverosimile? Dipende, di quale Bruno stiamo parlando?
Ci si accorge allora che il narratore, dopo averci addomesticato e condotto per mano ci ha in realtà preso (forse) in giro, confuso se non illuso.
E la domanda rimane, senza risposta: dove finisce la finzione e comincia la realtà?

Il romanzo non e' pero' esente da alcuni difetti. Arpaia mette molta carne al fuoco e a volte ci si chiede dove stia andando a parare. Si vede che lui conosce bene la materia, ma magari il lettore medio (io) e' più ignorante. La fine e' poi un po' frettolosa, anche se la nota conclusiva strappa il sorriso definitivo per avere partecipato, inconsapevoli, al suo gioco.

Uscito in un momento infelice, il giocare con le teorie complottistiche del romanzo potrebbe essere in realtà la sua fortuna. Di complotti si parla molto in questi giorni, proprio in tema di coronavirus. E qui il complotto e' servito.

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