Lezioni yoga online

Showing posts with label Italy. Show all posts
Showing posts with label Italy. Show all posts

Tuesday, 24 March 2020

Il fantasma dei fatti - di Bruno Arpaia

Incuriosita dalla pubblicità fatta al libro, ne ho preso in prestito una copia tramite il servizio MLOL. Mi aspettavo un romanzo e invece mi sono trovata di fronte ad un saggio storico con elementi da romanzo di spionaggio e parti autobiografiche. Non conoscendo l'autore, Bruno Arpaia, non ho fatto quasi caso alla narrazione in prima persona, dimenticando per un attimo che tale narratore e' "inaffidabile" per eccellenza.

Il fantasma dei fatti (Guanda, 2020)

Nel romanzo due sono le tesi, o meglio le domande cui dare una risposta.
La prima e' testuale. Ci fu o non ci fu un complotto internazionale tra gli anni 1961-1963 in Italia per privare il paese di avanzamento tecnologico e scientifico?
Attraverso l'analisi delle fonti e un po' di gioco a connettere i puntini, il narratore cerca di delineare i fatti di quegli anni: la morte di Mattei (ENI), l'incidente stradale di Mario Tchou (Olivetti), gli arresti di Felice Ippolito (Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare) e Domenico Marotta (Istituto Superiore della Sanita'). Le linee che connettono i puntini sono spesso del tutto razionali ma giocate sul sottile filo delle coincidenze, della plausibilità, del non poter sapere in realtà come andarono davvero le cose. E cosi', ecco spuntare la figura sfuggente di Tom Karamessines, vice direttore del dipartimento della pianificazione della CIA, di cui Arpaia immagina gli ultimi due giorni di vita. E' lui la figura-chiave per risolvere i lati oscuri di quelle vicende?
La seconda tesi e' metatestuale. Dove finisce la finzione e comincia la realtà? Dove termina l'autore e dove inizia il narratore - che guarda un po', si chiamano entrambi Bruno Arpaia? Di chi e' la voce che risponde alla prima domanda? Se poi e' facile verificare che davvero ha lavorato e lavora per La Repubblica, e traduce e ha scritto questo e quel libro, e' vero che qualcuno e' entrato nel computer di Arpaia o che ha incontrato un ex agente CIA a Colonia in Uruguay? Inverosimile? Dipende, di quale Bruno stiamo parlando?
Ci si accorge allora che il narratore, dopo averci addomesticato e condotto per mano ci ha in realtà preso (forse) in giro, confuso se non illuso.
E la domanda rimane, senza risposta: dove finisce la finzione e comincia la realtà?

Il romanzo non e' pero' esente da alcuni difetti. Arpaia mette molta carne al fuoco e a volte ci si chiede dove stia andando a parare. Si vede che lui conosce bene la materia, ma magari il lettore medio (io) e' più ignorante. La fine e' poi un po' frettolosa, anche se la nota conclusiva strappa il sorriso definitivo per avere partecipato, inconsapevoli, al suo gioco.

Uscito in un momento infelice, il giocare con le teorie complottistiche del romanzo potrebbe essere in realtà la sua fortuna. Di complotti si parla molto in questi giorni, proprio in tema di coronavirus. E qui il complotto e' servito.

Wednesday, 10 February 2016

L'amica geniale











Costo ebook euro 11,99


E' il primo della tetralogia di Elena Ferrante, diventata sensazione in America, dove la letteratura italiana contemporanea non e' tra le piu' tradotte e lette.
L'Amica Geniale e' un romanzo di formazione ambientato nella Napoli del dopoguerra, che segue attraverso la voce narrante di Elena Greco (Lenuccia o Lenu' per la famiglia e gli amici del rione) la vita nel rione e, in particolare, il complesso rapporto di amicizia che si sviluppa a partire dall'infanzia con Lina/Lila Cerullo.
Il ritmo e' lento, pacato, e l'impianto e' tradizionale: nulla viene lasciato inspiegato. Non succede nulla di rocambolesco, ma proprio la pacatezza e il ritmo sempre uguale creano una sorta di legame con il lettore che e' spinto ad andare avanti, pagina dopo pagina, anno dopo anno.
Come mai un romanzo che non ha all'apparenza nessuna particolarita' e' cosi' amato dal pubblico americano? E' davvero merito della traduttrice, Ann Goldstein, come sostengono alcune fonti - che addirittura potrebbe essere la vera ideatrice del romanzo? Da quando poi il libro e' diventato una hit sul mercato americano, piovono le ipotesi sulla vera identita' di Elena Ferrante.  Uomo o donna? Coppia? E via di questo passo.
Certo un po' di mistero non guasta mai nel creare sensazione attorno agli scritti. Non di molto tempo fa il caso di J.K. Rowling e il suo passaggio al genere thriller sotto falso nome.
Ma appunto, cosa ci trovano gli americani che non abbiamo trovato noi italiani?
Diverse le ipotesi. Innanzitutto, il successo che in generale hanno negli USA i romanzi di formazione (o, come dicono loro, coming-of-age). Poi, prendiamo la storia e trasferiamola dal polveroso rione napoletano ad un quartiere italiano in una citta' americana. La storia non cambia, anzi, e' esattamente quello che si vede nei tanti film che attori come Robert De Niro hanno portato con successo sul grande schermo - da Goodfellas a Il Padrino -  e l'atmosfera decisamente quella dei film del cinema italiano del dopoguerra che tanto successo ebbero proprio in America. Le ragazze del libro ricordano nel farsi donne le nostre famose maggiorate (Loren, Lollobrigida, Mangano), vite strette, seni ampi, a passeggio con maschi italiani pieni di se' e sempre un poco in odore di mafia (o camorra, nella fattispecie). Il primo volume della saga si chiude poi con l'ipotetico obiettivo che si stringe sulla scarpa dell'odiato Marcello Solara, un dettaglio che lascia nell'aria promesse, bugie, segreti, legami insospettati - o forse sospettati, ma troppo indesiderati per essere veri. Cosa succedera'? Dove ci portera' quella scarpa? Solo Storia del secondo cognome, secondo volume della fortunata saga, potra' rispondere a questo interrogativo.

Dal punto di vista economico, l'editore ha fissato il prezzo dei primi due volumi a 11,99 euro per l'edizione ebook (Kindle e Kobo) - e non accenna a scendere. Leggere tutta la serie (il terzo e il quarto volume sono a 12,99) costa un piccolo patrimonio - quasi 50 euro. Chissa' se anche il prezzo e' in Italia un deterrente al successo della serie?

 

Wednesday, 13 February 2013

Un giro in Italia

E mentre nel mondo succede di tutto, dagli esperimenti nucleari nord-coreani al maltempo che infierisce negli Stati Uniti, in Italia i titoli dei giornali sono tutti per (in ordine di importanza):

1. il Festival di Sanremo - tutti giurano non lo guarderanno ma alla fine tutti finiscono col parlarne;
2. le dimissioni del Papa - tutti all'unisono hanno mormorato che ora Silvio ha finalmente il posto assicurato;
3. le elezioni politiche - sembra che avranno piu' peso le battute di Crozza e Littizzetto che non le comparsate televisive degli esponenti dei vari partiti;
4. Balotelli -  "mela marcia" secondo Berlusconi Silvio, il "negretto di famiglia" secondo Berlusconi Paolo. Fatto sta che se lo sono comprati, e sembra rendere. Per ora. La sua storia potrebbe far salire le quotazioni che vogliono un Papa nero al soglio pontificio...

Cadute invece negli ultimi giorni le "azioni" della Corona connection: di Belen e della sua pancia, della sua storia con Stefano - si', ha un fidanzato, ma con tutto quel parlare dell'ex ce ne siamo bell'e dimenticati -, di Fabrizio in persona prima fuggiasco poi carcerato poi scrittore di lettere dal carcere poi figlio di mamma poi scarcerato in affido, oggi i giornali tacciono.
L'Italia che cambia? No, tranquilli. E' solo l'effetto Festival.

Wednesday, 6 February 2013

Il Mulino del Po. Una ruota che gira.


Siamo sotto elezioni, non da ieri, non da oggi, ma da sempre. Si', perche' l'Italia e' sempre sotto elezioni, il governo e' sempre li' li' per cadere, o per rassegnare le dimissioni prima del tempo. E' cosi' dalla nascita del Regno e la Repubblica prima e seconda non hanno mai saputo dare inversioni di rotta, cambiamenti sostanziali. Si e' sempre parlato di Destra e Sinistra, a volte di Centro, ma alla fine della fiera abbiamo spesso assistito a vuote promesse da campagna elettorale, quasi mai poi messe in pratica, che hanno reso sempre piu' sottile, quasi inesistente, il divisorio tra le due (il numero e' puramente indicativo!) fazioni.

Image of Il mulino del Po



Percio' affascinano ma non stupiscono le righe che Bacchelli regala nel terzo tomo del suo Il Mulino del Po sul cambio di governo del 1876, quando la Destra, odiata per la tassa sul macinato, venne scalzata dalla Sinistra che prometteva di abolirla
"...dopo aver imputato ogni sorta di mali al macinato...il Depretis e i primi ministri di Sinistra lo serbavano per sei anni, ed altri quattro ne impiegavano ad abolirlo gradatamente, sicche' furono in tutto dieci"

E prosegue, parlando della tassa, che tanto ricorda la nostra IMU:
"Prudente consiglio, obbediente al precetto sano e classico, che non si rinunci a un introito innanzi di aver rinunciato a una spesa e che non si consenta a una spesa se non vi corrisponde un'entrata: sana prudenza era, ma lunga per quelli che pagavano il balzello odiatissimo, ai quali coloro che andavan lenti adesso, eran stati ben piu' lesti a insegnare, anziche' i precetti della cauta finanza, l'astio e le maledizioni, l'iniquita' della crudele angheria, contro la tassa e chi l'aveva imposta. Lesti a promettere d'abolirla, meritavano elogio perche' eran lenti a mantenere..."

A me sembra una storia gia' nota.

Sunday, 20 January 2013

Mio - for Italian foodies

Yesterday night I finally had a chance to try out the new addition to the Italian restaurants in Beijing. Mio belongs to the upper end of the current offer and it's one of the restaurants inside the newly opened Four Seasons Hotel down Liangmaqiao South Road.
Their website maintains the attire should be smart-casual, but when you enter the premises of the restaurant you doubt you chose the wrong pair of jeans. Luckily, after a while you actually notice that no one is dressed better than you are - actually I was the smart, while the others were the casual ones.
The deco is a little bit over the top, all dark and with lame lights on the walls, mirrors on the ceiling - and the pink champagne on ice. The kitchen space is open and you can have a view over the sous chefs and the pizza ovens. After the cold feeling which welcomes you at the beginning the place actually warms up.
The service was attentive without being suffocating. I could actually place the napkin on my lap by myself!

The menu was not too long to read  but offered some challenges in terms of choice. Pricewise, I would never try out a mushroom-and-asparagus risotto priced at 450-some RMB per portion (little less than 50 euro) In the end, we opted for a pizzetta as appetizer, pasta dishes and desserts. Pizzetta is a small pizza (about 9 inches) baked in their own fire-wood oven. It was ok, without being impressive. Pasta was actually quite good: my homemade fusilli were just perfect, all green because of the rocket pesto which had the right touch of bitter, counterbalanced by the spicy of the fresh red pepper and the sweet of zucchini and cuttlefish.Chromatically, it was also quite appealing.
As dessert, they had "baba" and icecream made by the chef (from Florence, Italy) while the rest of the things on the menu came from their pastry shop. I tried their semifreddo which was ok without impressing me much.
While I was not the one to choose the wine, they had apparently a good selection of Italian wines from Antinori and my glass of Ornellaia did not disappoint me.

All in all, the place is good but overpriced - as any Italian restaurant in 5-star hotels. Apparently, Beijing is a tough market for Italian foodies and only the Italian restaurants managed by hotels have a chance to succeed: they have the right structure and of course they can rely on the customers from the hotel itself. No problem with the rent or with the service because they can afford to hire the best staff on the market and can offer proper training, also linguistically.
Even though I am not sure I will be back, I am certain Mio will continue to work quite successfully.

Friday, 4 January 2013

Invenzioni 2012

Pollice su per il casco-cuscino che ti permette di dormire ovunque tu sia, in praticamente qualsiasi posizione,

con anche due pratici fori laterali per le mani, nel caso ti accasciassi sulla scrivania dopo ore passate a lambiccarti il cervello o grattarti il naso. Ideato dagli spagnoli (sì, niente giapponesi questa volta, ma quelli lavorano per antonomasia, gli spagnoli sono latini e la siesta è importante),  si compra online per un non troppo modico 80 euro sul sito dello studio dei designer dell'Ostrich pillow.

Pollice verso per la Pizza in Padella della Buitoni. La casa produttrice ha ideato questa pasta che puoi cuocere in forno o in padella ottenendo lo stesso risultato in soli 7 minuti. Sorry, Buitoni, se è in padella non è pizza.  

Tuesday, 1 January 2013

Il Primo dell'Anno

Il Primo dell'Anno è esattamente come Santo Stefano. E' semplicemente "il giorno dopo". Quello in cui ci si ri-siede a tavola sì, ma quasi più per abitudine che per reale necessità. La giornata comincia tardi, passa pigra e lenta, sembra non finire mai. Chi può non si toglie neppure il pigiama di dosso. Chi ha ospiti sogna di avere ancora il pigiama addosso.
I TG sono tutti uguali, si scambiano il servizio sui botti di San Silvestro e rilanciano il numero dei morti e feriti da uso improprio dei fuochi. Quest'anno tutto e' reso più movimentato dall'improbabile salvataggio on tape del rapito Calevo - no comment, anche se ce ne sarebbe da dire...
E' anche l'ultima occasione per fare gli auguri a quelli che proprio ci siamo scordati, l'ultima chance di grattare il barile nella nostra rubrica telefonica e inviare gli ultimi sms celebrativi prima di seguire una delle possibili alternative per trascorrere il pomeriggio:
a) ritornare fra le coperte per un sacrosanto pisolino pomeridiano;
b) decidere quale film vedere al cinema nel tardo pomeriggio;
c) pensare se non sarebbe meglio saltare la cena per non aggravare girovita e colesterolo.

Forza. Domani si comincia ufficialmente il nuovo anno.


Friday, 28 December 2012

Diario culinario di un Natale in famiglia

Il primo pasto è stata la cena, a base di carne, del giorno del mio arrivo, il 22. Da allora, al desco famigliare si è vista solo e sempre carne, fatta doverosa eccezione per la sera della Vigilia, che in famiglia viene trattata come giornata di magro.
Salumi vari, cotechino, pollo, anatra, manzo con i relativi fegatini, brodi, zampe. A crudo, al forno, lesso, a bagnomaria. Giusto oggi gli "avanzi" sono stati macinati e stasera diventeranno polpette. Il punto è che non se ne vede la fine.
Forse dovrei ricordare ai padroni di casa che l'uomo è nato frugivoro e non carnivoro.

Wednesday, 5 December 2012

Malattie culturali



Proprio ieri ho cominciato a soffrire di un dolore diffuso e molto fastidioso alla base del collo. I colleghi italiani e cinesi in ufficio si sono subito prestati a indicarne le possibili cause: "colpo d'aria", "soffri di cervicale?" o "in Cina si dice che hai dormito male" e via discorrendo.
Poco dopo, a casa ho trovato questo articolo della corrispondente della BBC dall'Italia, che si interroga sul significato delle varie espressioni di cui sopra e che in inglese... non hanno una traduzione. Soffrire di cervicale? E' un semplice "neck pain". Il "colpo d'aria" non esiste. L'articolo e' davvero divertente e mette a nudo una caratteristica tutta italiana di avere un nome e una causa per qualsiasi piccolo disturbo.
Proprio alla stregua dei cinesi, che con la loro tradizione medicale millenaria hanno una spiegazione per qualsiasi starnuto, brufolo o mal di schiena. La differenza tra italiani e cinesi? L'italiano andra' dal farmacista di fiducia o dal medico di famiglia a cercare conforto; il cinese berra' tanta acqua calda, toccasana per la maggior parte delle problematiche stagionali e no.

Saturday, 1 December 2012

Io lavoro e penso che

Non avevo riflettuto molto quando giorni fa avevo, di sfuggita, letto un articolo che metteva a confronto le ore trascorse in ufficio da italiani e, sempre per fare un possibile esempio, i soliti tedeschi.
Ieri sera mi sono poi trovata a tavola con alcuni colleghi e uno di loro, anziano, metteva a confronto due colleghi piu' giovani, assenti dalla cena, e dava il suo giudizio: "Bravi entrambi, ma R. alle 5 chiude e se ne va. G. invece e' uno che si da' da fare".
Ho subito ripensato all'articolo e ho scosso il capo: le stesse due persone potrebbero essere descritte come "R. e' rapida e riesce a finire il suo lavoro nel normale orario di lavoro; G. non sa gestire il suo lavoro nelle 8 ore e deve quindi fermarsi di piu'"
Secondo studi abbastanza recenti trascorrere molte ore sul luogo di lavoro puo' essere molto poco produttivo. I dati sembrano parlare abbastanza chiaro: secondo quelli pubblicati dall'OCSE sul livello di produttivita' nel 2011, 9 delle 10 nazioni europee in cui si lavora piu' a lungo sono anche fra le nazioni meno produttive. L'Italia, una delle 10 nazioni in cui si lavora di piu' in termini di ore trascorse sul luogo di lavoro, e' solo 11ma nella classifica delle nazioni piu' produttive.
Alla cena cui partecipavo ieri sera non parlavamo certo di avvocati, ma di semplici impiegati, eppure l'aspettativa era quella da protagonista di romanzo di Grisham. G. fara' forse piu' carriera di R., non perche' abbia piu' capacita', ma semplicemente perche' trascorre piu' ore in ufficio. Non e' il singolo soggetto a decidere in maniera autonoma quante ore trascorrere in piu' in ufficio - se trascorrerne - ma e' anche l'ambiente di contorno ad imporlo. Ci si aspetta che la dedizione al lavoro e la bravura si manifestino attraverso la quantita', e non la qualita'. A volte prevale la mentalita' complottistica: se lei/lui sta di piu', sto di piu' anche io, che non si sa mai cosa puo' succedere (ai miei danni) quando io non ci sono. A volte non si riflette sul fatto che il tempo libero, ben gestito, ha la stessa importanza sulla resa lavorativa della buona salute, tanto per dire.
E' una questione di mentalita' collettiva, e finche' non cambia quella o ci si rema contro o ci si conforma al gregge.

Wednesday, 17 October 2012

Lo specchio del paese

 Stasera al Grand National Theatre Maurizio Pollini ha incantato tutti con i suoi 4 Beethoven, un crescendo di difficolta' ed impeccabile resa, e verve. Alla fine del concerto, c'era da meravigliarsi che quel signore in frac avesse mani cosi' agili, lui che entrava ed usciva dal palco un poco ricurvo, col passo un poco tremolante, che sembrava usare il piano per sorreggersi nel fare gli inchini al pubblico entusiasta.
E cosi' ho pensato che e' uno dei migliori pianisti italiani su piazza, ed e' nato nel 1942. Ha esattamente 70 anni e da almeno 40 calca le scene a livello mondiale. Stasera si esibiva, non certo per la prima volta, nel paese in cui i pianisti migliori si chiamano Lang Lang, Li Yundi e Chen Sa e che insieme, oggi, fanno poco piu' di 90 anni.
Sara' che in questi giorni le polemiche  sulle cariche parlamentari che in Italia si protraggono per decenni, ventenni e via discorrendo stanno imperversando sui giornali. Sara' che tutti hanno fatto le proprie considerazioni sulla quasi assenza di ricambio generazionale nella classe politica che, rimpasto piu' rimpasto meno, piu' o meno e' sempre la stessa - almeno da quando sono nata io.  Ma il concerto di stasera mi e' sembrato davvero uno specchio perfetto del nostro paese. 

Saturday, 1 September 2012

La Repubblica delle Polpette



L'Italia che non cambia.
Magari si tinge un po' piu' di rosa, e le banane diventano polpette, ma la storia della vigilessa che sta girando sul web in questi giorni ha tutto il sapore del bel film di L. Zampa del 1960, Il Vigile, interpretato da Alberto Sordi e Vittorio De Sica. Film tratto da un episodio vero, di un vigile appunto troppo ligio al dovere e per questo pesantemente ripreso e colpito dal pugno di ferro dei suoi superiori.
Qui non c'e' nessun film - per ora - ma solo un episodio di vita vissuta che, se vero, dovrebbe fare riflettere  su questi tempi che cambiano, ma solo in superficie. Secondo le ricostruzioni dei giornali, una vigilessa in servizio la sera della Sagra della Polpetta non avrebbe consentito all'auto blu che aveva trasportato due signori De Mita (Ciriaco l'uno, Giuseppe l'altro) di parcheggiare in zona di divieto. E non avrebbe ceduto neppure davanti all'uomo alla guida del veicolo che si qualificava come "scorta" di De Mita. Di fronte alle rimostranze verbali arrivate all'orecchio del sindaco, la vigilessa avrebbe ricevuto una contestazione di addebito e la convocazione per un'audizione difensiva presso l'ufficio del sindaco stesso.
Ma questa Sagra della Polpetta, era un impegno ufficiale?
E se non lo era, come lascia immaginare il nome dell'evento, che ci facevano i due De Mita con auto blu e uomo di scorta? (In pratica, chi paga?)
E soprattutto: le polpette che si sono sicuramente mangiati, le hanno almeno pagate?
Chissa' che fine fara' la vigilessa delle polpette....




Monday, 20 August 2012

Legitimate rape

Qualcuno ora mi deve spiegare cosa sarebbe lo stupro legittimo di cui parla il senatore americano Todd Akin. Perche' a me francamente sfugge. E' uno stupro cui si e' acquisito diritto chesso, per discendenza? E' lo stupro riconosciuto dalla legge? E' lo stupro che avviene quando il marito (o la moglie) decide che si avvarra' del corpo del proprio coniuge che questi sia consenziente o meno perche' tra coniugi ci sono diritti e doveri? No, non penso che il mio inglese sia di livello abbastanza alto per capire esattamente di cosa si sta parlando quando si associano legitimate e rape.

Tuttavia, mi viene in mente il caso di Franca Viola, che per prima, nel 1965, prese metaforicamente a picconate l'art. 544 del codice penale il quale prevedeva il "matrimonio riparatore": in caso di stupro, anche a danno di minorenne, se il criminale proponeva  il matrimonio alla vittima, il reato contro la persona decadeva e rimaneva un semplice reato contro la morale. Questo andava a beneficio del criminale ma anche della vittima, chiaramente per la morale del tempo, che altrimenti nessuno piu' avrebbe voluto.
Franca Viola e la sua famiglia rifiutarono il matrimonio riparatore e il suo stupratore passo' 10 anni e un po' in  carcere - per poi essere ucciso a colpi di lupara una volta scarcerato, ma questa e' un'altra storia.

Che Mr. Akin avesse in mente qualcosa del genere mentre parlava?

P.S. Franca Viola si sposo' per amore e non per stupro ed ebbe due figli. Il quasi biblico art. 544 venne abolito, ma solo nel 1981.

Sunday, 12 August 2012

Cesare Battisti, scrittore

More about Avenida revolucion...Ed ex terrorista, recita la solita Wikipedia. Eccone un altro, che qualche omicidio sulla coscienza lo ha, ma che passera' alla storia come intellettuale, al pari di Sergio Segio, e chissa' quanti altri come loro.
Va bene che scrive prevalentemente in francese, ed e' pubblicato in Francia, alcuni dicono senza neppure troppo successo. (Su Anobii.com i proprietari di libri da lui firmati sono davvero pochi e su Amazon ci sono i titoli dei suoi libri, ma sono out-of-stock, proprio come quelli della Gotti, figlia del celeberrimo gangster americano). Il Corriere della Sera, qualche anno fa, lo definiva"affermato scrittore".
Eppure sembra che qualcuno lo abbia pubblicato anche in Italia e fa sorridere (eufemismo) la recensione di "Avenida Revolucion"  :
"Finalmente anche in Italia Avenida Revolucion di Cesare Battisti, uno dei più importanti autori noir italiani e tra i più apprezzati scrittori di genere a livello europeo".

Certo, uno tra carcere, latitanza ed esilio ha un sacco di tempo per pensare, e quindi scrivere. Pero' potrebbe pure intrecciare ceste di vimini o imparare l'arte dell'uncinetto, vendere i suoi manufatti e quindi diventare "uno dei piu' importanti artigiani locali". Faccio per dire. E invece no, diventa intellettuale. Quindi uno che ha un sacco di tempo per pensare e' un intellettuale. Anche se prima quel tempo lo impiegava per ordire crimini veri? Non poteva gia' allora ordirne sulla carta, con tutto quel tempo per pensare?
Non finiro' mai di stupirmi e di indignarmi.

Monday, 2 July 2012

Nuovo Cinema Paradiso

Mi rendo conto che sto vedendo i capolavori del cinema italiano in tarda eta'. Eppure ne sono felice, perche' li vedo con un occhio e una interpretazione che prima non avrei certo saputo dedicarvi. Ad esempio, se avessi visto Nuovo Cinema Paradiso nel 1989 chissa' che ci avrei capito. Chissa' se non avrei semplicemente pensato "Pero', che fico il protagonista giovane".
Intanto, diciamo pure - per togliere anche questo imbarazzo - che qualche lacrimuccia l'ho versata e su piu' scene. Ma deve essere stata "la coralita' dei sentimenti" del piccolo paese siciliano inventato da Tornatore a toccare piu' corde. Per chi non ha vissuto in un paesino italiano forse e' difficile capire che quelle figure che appaiono stereotipate (lo scemo del villaggio, il prete, il villan rifatto, la vedova...) in realta' ci sono, eccome. Cosi' come ci sono quei sentimenti di unita', perche' ci si conosce tutti e tutti sanno tutto di tutti o perche' c'e' davvero una vita di piazza (come la piazza su cui si affaccia il cinema del film) o perche' c'e' sempre qualcuno che dalla finestra vede e sa tutto. E cosi', proprio come nel film la gente del posto si appassiona ai film proiettati - piange, ride, si commuove, applaude - cosi' lo spettatore di Nuovo Cinema Paradiso vorrebbe applaudire, si commuove, ride, piange. E' questo il suo punto di forza principale.
Del film esistono due versioni: una per il mercato italiano e una per il mercato internazionale. Io ho visto la prima, integrale, e credo che il successo internazionale del film sia stato salvato da quel provvidenziale taglio: 20 minuti di totale irrealta', in cui il protagonista adulto rivive per attimi l'incontro con quella che e' stata il suo primo amore. L'incontro, oltre ad essere ai confini del possibile, e' quasi inutile nell'economia della storia narrata. E' l'unica vera pecca di un film altrimenti perfetto.