Lezioni yoga online

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Thursday, 13 December 2012

Bikram Yoga: aspetti economici-finanziari (2)

E oltre alle collane, i completini yoga, il franchising, il teacher training e la ri-certificazione di cui sopra, Bikram vince anche la sua battaglia legale per impedire che altri "usurpino" il suo stile.
Mettere il copyright ad uno stile di yoga e' una cosa molto strana, ma mi viene da ridere pensando che se il povero (si fa per dire) Bikram venisse in Cina a battere i pugni sul tavolo non se lo filerebbe nessuno. Di centri per l'insegnamento del Bikram ce ne sono parecchi qui a Pechino, ma uno solo fa parte del suo franchising e la campionessa di Bikram Yoga che lo ha aperto ha comunque relegato lo stile Bikram a poche lezioni settimanali, per lanciare il suo "personalissimo" stile, Soma. Virgolette d'obbligo, poiche' si tratta di Bikram con le posizioni messe in disordine e con qualche twist in piu'.
La vera sfida, caro Bikram, e' qui. Non li' dove la proprieta' intellettuale e' nata e riconosciuta da sempre.

Wednesday, 5 December 2012

Malattie culturali



Proprio ieri ho cominciato a soffrire di un dolore diffuso e molto fastidioso alla base del collo. I colleghi italiani e cinesi in ufficio si sono subito prestati a indicarne le possibili cause: "colpo d'aria", "soffri di cervicale?" o "in Cina si dice che hai dormito male" e via discorrendo.
Poco dopo, a casa ho trovato questo articolo della corrispondente della BBC dall'Italia, che si interroga sul significato delle varie espressioni di cui sopra e che in inglese... non hanno una traduzione. Soffrire di cervicale? E' un semplice "neck pain". Il "colpo d'aria" non esiste. L'articolo e' davvero divertente e mette a nudo una caratteristica tutta italiana di avere un nome e una causa per qualsiasi piccolo disturbo.
Proprio alla stregua dei cinesi, che con la loro tradizione medicale millenaria hanno una spiegazione per qualsiasi starnuto, brufolo o mal di schiena. La differenza tra italiani e cinesi? L'italiano andra' dal farmacista di fiducia o dal medico di famiglia a cercare conforto; il cinese berra' tanta acqua calda, toccasana per la maggior parte delle problematiche stagionali e no.

Wednesday, 17 October 2012

Lo specchio del paese

 Stasera al Grand National Theatre Maurizio Pollini ha incantato tutti con i suoi 4 Beethoven, un crescendo di difficolta' ed impeccabile resa, e verve. Alla fine del concerto, c'era da meravigliarsi che quel signore in frac avesse mani cosi' agili, lui che entrava ed usciva dal palco un poco ricurvo, col passo un poco tremolante, che sembrava usare il piano per sorreggersi nel fare gli inchini al pubblico entusiasta.
E cosi' ho pensato che e' uno dei migliori pianisti italiani su piazza, ed e' nato nel 1942. Ha esattamente 70 anni e da almeno 40 calca le scene a livello mondiale. Stasera si esibiva, non certo per la prima volta, nel paese in cui i pianisti migliori si chiamano Lang Lang, Li Yundi e Chen Sa e che insieme, oggi, fanno poco piu' di 90 anni.
Sara' che in questi giorni le polemiche  sulle cariche parlamentari che in Italia si protraggono per decenni, ventenni e via discorrendo stanno imperversando sui giornali. Sara' che tutti hanno fatto le proprie considerazioni sulla quasi assenza di ricambio generazionale nella classe politica che, rimpasto piu' rimpasto meno, piu' o meno e' sempre la stessa - almeno da quando sono nata io.  Ma il concerto di stasera mi e' sembrato davvero uno specchio perfetto del nostro paese. 

Wednesday, 19 September 2012

Le isole, il traffico e il sushi

In questi giorni a Pechino e' un po' come essere nell'ultimo film di Zhang Yimou, Flowers of War: un forte sentimento nazionalista anti-giapponese serpeggia per la citta'. Che poi il sentimento non sia reale, bensi' provocato dall'alto e' una considerazione quasi scontata. La zona intorno all'Ambasciata Giapponese e' cordonata e le vie sbarrate al traffico pubblico e privato; ci sono gruppi di picchettanti "tenuti a bada" dai poliziotti che pattugliano i punti nevralgici della citta'; gli elicotteri volano nei cieli pechinesi con l'inquietante suono delle loro pale metalliche, rendendo lo scenario urbano molto piu' vicino a Gotham City che non alla Nanchino dell'invasione giapponese.  Se non fosse che va avanti da giorni - e tutto per quelle che Wikipedia descrive come "five uninhabited islets and three barren rocks" - sarebbe, come al solito in questo paese, tragicocomico.
Anche il povero ristorantino giapponese sotto casa fa i conti con il nazionalismo imperante, e sopra alle insegne ha disposto bandiere rosse cinesi e scritte di chiara ispirazione nazionalista, un po' per imposizione e un po' anche per evitare guai, che non si sa mai.


Le scritte recitano due slogan: "Le isole Diaoyu sono cinesi!" e "La gente e' cinese, i cuori sono cinesi!' facendo chiaro riferimento alla nazionalita' dei gestori del ristorante, a beneficio della potenziale clientela. Mentre nulla si dice riguardo alla nazionalita' del pesce servito.
Il Seven-Eleven di fianco, per non essere da meno in termini di amor patrio, ha esposto sopra la porta d'ingresso una bandiera cinese.
Per il resto, la vita continua e per la gente normale il problema rimane ancora una volta il traffico, la cui situazione e' notevolmente aggravata dai blocchi stradali di cui sopra. 

Thursday, 6 September 2012

Paese che vai tassista che trovi

E uno capisce perche' i tassisti abbiano ispirato cosi' tanta produzione specie al cinema, come i film Taxi Driver o il nostrano Il Tassinaro o la canzone francese Joe Le Taxi. Il Corriere della Sera online oggi dedica un articolo ai tassisti milanesi che si rifiutano - e per legge possono farlo - di caricare animali sui loro veicoli.
I casi presentati nell'articolo sono due: una signora con figli, valigie e cane a rimorchio all'aeroporto e nessuno la vuole caricare, presuntamente per via del cane; una anziana signora con cane invalido, e nessuno la vuole caricare in una serata fredda e tempestosa.
Da frequentatrice, anzi, consumatrice di servizio taxi a Pechino, potrei dire di essere diventata un'esperta del settore e oso pensare che il cane sia stato solo un pretesto, anche a Milano.
Il tassista pechinese preferisce non caricare mandrie di bambini, specie se c'e' di mezzo pure passeggino o carrozzina. Davanti ad una mamma con prole al seguito, se la prole e' a livello di neonato o poco piu', il buon tassista non si ferma. Perche'? Ma semplice. Si sentirebbe obbligato a scendere dalla macchina e dare una mano, e allora preferisce ridurre lo sforzo e tirare dritto.
Il tassista pechinese in giornate di pioggia forte preferisce non caricare nessuno lungo la strada, per evitare che i passeggeri gli bagnino i sedili. Non per un particolare amore nutrito nei confronti della macchina, ma semplicemente perche' se gli viene voglia di fare un pisolino e si ritrova il sedile bagnato come si fa?
E diro' di piu': il tassista pechinese non carica il passeggero se non sta andando nella direzione che il tassista sta percorrendo: "Vai a nord o a sud?" "A sud!" "Ah, no, io vado a nord" - come se girare l'auto nella direzione opposta fosse un fastidio tremendo, enorme.
Il tassista pechinese si arroga la facolta' di non caricare lo straniero: fosse mai che non ci si capisce.
Il tassista pechinese, se dall'aeroporto non vai ad un indirizzo che lui giudica abbastanza lontano - e non ho mai capito bene come quantifichino l'abbastanza lontano - ti carica ugualmente, ma ti fara' scontare la tua colpa con almeno 20 minuti di lamentele di vario tipo ("Eh, e' tutta la giornata che aspetto" "Beh, ma questo indirizzo e' troppo vicino" "Quando torno in aeroporto mi tocca fare di nuovo la fila" e via cosi'. Se non ne fate una questione di principio, promettetegli una piccola mancia, di solito funziona ad interrompere il disco: io, dopo un volo intercontinentale, sono disposta a pagare il sovraprezzo per un viaggio silenzioso).
Tutto sommato i tassisti milanesi non mi sembrano poi cosi' diversi. E' pur sempre l'uomo della strada, indurito dal sedile e dal volante, il cuore che non si piega piu' ne' davanti alle vecchiette ne' davanti alle mammine. E' la legge della jungla (d'asfalto).

Monday, 3 September 2012

Conversazioni mattutine con tassista pechinese (2) - tempi moderni



Salgo.
Lui: "Il tuo vestito, il tuo viso, il tuo taglio di capelli... ti stanno molto bene"
Io: "Grazie"
Lui (voltandosi un po' di piu'): "E la tua silhouette e' molto bella"
A questo punto, una donna in una qualsiasi grande metropoli del mondo avrebbe chiesto al tassista di fermarsi e sarebbe scesa...
Ma Pechino non e' una qualsiasi grande metropoli del mondo e un commento e' solo un commento. 
Io: "Grazie"

(dedicato al tassista che l'altro pomeriggio mi ha chiesto se ero uomo o donna)


Thursday, 16 August 2012

Conversazioni mattutine con tassista pechinese



Lui: "Faccio inversione?"
Io: "Faccia inversione."
Lui: "Allora faccio inversione."
Io: "Si', faccia inversione."

Aldo Palazzeschi ci chiedera' il copyright.

Monday, 23 July 2012

I vestiti nuovi dell'Imperatore

Non sarebbe Pechino se tutto non fosse con il superlativo assoluto. Qui niente e' normale: il brutto e' sempre il piu' brutto e il bello il piu' bello. Cosi' se piove acqua a secchiate per 10 ore consecutive, di sicuro e' la peggiore alluvione (da 60 anni a questa parte). La documentazione fotografica e' tutta online: auto sommerse, gente che nuota per la strada, le vie trasformate in torrenti d'acqua in piena. Certo, e' successo, come gia' era successo con molta meno pioggia circa 10 mesi fa. La foto delle auto galleggianti su un tratto del Terzo Anello fecero il giro della stampa nazionale ed internazionale, mentre gli amici cinesi mi raccontavano di un fiume d'acqua che era sceso improvviso, come in un film dell'orrore di terza categoria, per le scale della metropolitana.
Nel mio piccolo, posso dire che l'ampio cortile sotto casa era diventato una piscina di acqua melmosa che e' ancora in fase di prosciugamento. Ieri sono scesa in perlustrazione, tra omini armati di ramazze a cercare di far scorrere gli ultimi residui d'acqua, ma soprattutto a cercare di pulire il selciato diventato limaccioso. Tutti i tombini scoperchiati, un tanfo che non andra' via neanche se si mettono a soffiare tutti i venti perche', diciamocelo, quello sul selciato non e' fango. E oggi sono ancora li', gli omini, a ramazzare il pavimento.
I cinesi si stanno divertendo un sacco a raccontarsi gli avvenimenti di sabato: dove eri? cosa facevi? come sei tornato a casa? Una giornata da ricordare. Si', perche' neppure il Partito, che pure tutto puo', puo' qualcosa quando si scatenano gli elementi in una citta' costruita contro qualsiasi regolamentazione urbana, senza un adeguato sistema di fognature, di scolo o di isolamento. E cosi' la gente se la ride, si', perche' l'imperatore - ancora una volta - e' nudo.

Monday, 16 July 2012

Censura di Stato



Ieri, in uno slancio rivolto all'informazione internazionale in formato cartaceo, ho deciso di acquistare copia della rivista The Economist. Come sempre scorro rapidamente l'indice e comincio a leggerlo dal primo articolo di mio interesse. Ieri ad esempio a pag. 31 cominciava una sezione dedicata alla Cina con qualche titolo interessante, seppure va detto che fin dai titoli non sembrava vi fossero particolari rivelazioni negli articoli. Il punto davvero interessante di detti articoli e' che ... non c'erano. Semplicemente lda pag. 30 si saltava direttamente alla pagina 33. La censura di Stato ha colpito, con veri e propri colpi di forbice.
Inutile commentare sull'assurdita' di questo atteggiamento. Siamo nel 2012 e chi vuole documentarsi sulla Cina o lo ha gia' fatto da tempo o comunque non saranno quelle due facciate censurate da alcune copie di una rivista ad ostacolare il potere dell'informazione. D'altronde, si parla della nostra come della societa' dell'informazione, il che significa appunto che l'informazione permea la nostra vita in decine di modi. La censura sul cartaceo e' diventata un provvedimento che sa di Inquisizione e francamente di ridicolo. Almeno vedere le copie della Lonely Planet sbianchettate artigianalmente nella parte in cui si citavano i fatti del giugno '89 faceva sorridere (dieci anni fa). Le pagine mancanti del The Economist, oggi, fanno solo scuotere la testa: e' questo il Paese dei miracoli? Sara', a me sembra ancora il Paese dei balocchi.

Tuesday, 22 May 2012

Serenata metropolitana

Sono le 10 passate e di colpo e' buio, tutto si spegne in casa, solo nel tuo appartamento, e sai anche senza controllare il contatore che hai esaurito i Watt a tua disposizione - ti rivesti a lume di candela, ringraziando di avere conservato quel moccolo orrendo di candela e solo perche' non si stacca piu' dal suo vaso in vetro - ti armi di denari, carta elettricita' e cellulare e ti lanci nella notte - e scopri che sei solo, ma con altri 20 milioni di abitanti - prima tappa la banca dietro casa con i terminali di sopravvivenza fai da te - nonostante i primi 5 tentativi e' un buco nell'acqua - chiedi aiuto ad una ragazza dall'aspetto gentile sperando non sia una rapinatrice travestita da brava ragazza - ti chiede perche' diavolo tu voglia comprare 2000rmb di elettricita', se vivi sola - non hai il coraggio di dirle che hai comunque 100mq e non 10 come probabilmente lei e dici ok, ne compro meno -  lei sarebbe disposta addirittura ad usare il suo bancomat per te, ma e' la tua carta elettricita' il problema - vi salutate con cortesia - prendi un taxi e dici al tassista dove vuoi andare - lui guarda con sorpresa il bigliettino con indirizzo che gli porgi e scoppia a ridere quando gli spieghi che a casa non c'e' piu' elettricita' - tu con sorpresa ti rendi conto che conosce l'indirizzo di questo posto iper nascosto che risponde al nome pomposo di State Grid - suoni il campanello 2 volte prima che il custode si svegli - il cancello fatica ad aprirsi, si impenna sulle ruote, gli dai una mano - la ragazza allo sportello e' ancora quella di 2 anni fa - puoi pagare solo in contanti - carichi e torni in taxi, lo stesso di prima perche' il tassista ha detto ok, ti aspetto - correte verso casa mentre pensi tutto quello che hai sempre pensato - paghi, sali, inserisci la carta nel contatore, tiri su la levetta - entri in casa - fiat lux - non ti senti il Dio dei cristiani ma Apollo un po' si'

Thursday, 5 April 2012

Senza parole

Leggo il Corriere della Sera e quasi casco dalla sedia. Marcello Lippi, uno dei nomi italiani piu' noti in campo calcistico (e cito solo i lunghi anni alla Juventus e la sua esperienza in Nazionale, che gli guadagno' una Coppa del Mondo nel 2006) si e' venduto al calcio cinese e in particolare alla squadra di Canton.
...perche', Canton ha una squadra? E poi, il calcio cinese? Si', avra' fatto passi avanti negli ultimi anni ma diciamocelo, la sezione Pulcini dell'Alsenese vanta piu' talento della Nazionale Cinese. Lippi e' classe 1948, significa che ha ancora diversi anni davanti prima di "mettersi in panchina" e sono certa che avrebbe potuto finire la sua carriera di allenatore con maggiore gloria. Forse non cosi' ben pagato, d'accordo.

Saturday, 17 March 2012

La Cina in Dieci Parole (2)

Alla fine ho trovato il biglietto per andare a sentire la presentazione di Yu Hua, che all'epoca del mio primo post sull'argomento sembrava un'impresa impossibile. Tante erano le richieste che il Bookworm ha dovuto aggiungere una serata rispetto all'unica inizialmente in programma.
Saletta piena, pubblico per 3/4 occidentale. Yu Hua, la moderatrice cinese e l'interprete americano al tavolo di fronte agli astanti, pieni di aspettativa. Il dibattito si concentra sulla genesi del libro e sul come e perche' non sia stato pubblicato in Cina: in realta', spiega Yu Hua, gli editori cinesi gli hanno fatto la corte a patto che emendasse alcuni passaggi poco graditi al governo cinese (i riferimenti alla primavera del 1989 e gli eventi di Piazza Tiananmen). Il suo rifiuto nasce dal calcolo molto semplice di volere comunque assicurarsi di poter pubblicare il suo prossimo libro in Cina.
Come dice l'amico con me alla presentazione, sembra tutto orchestrato per offrire al pubblico (prevalentemente occidentale, ripeto) proprio cio' che vogliamo sentirci dire, senza lasciare poi troppo spazio alle domande, non si sa se per reali questioni di tempo o se per frenare un eventuale dibattito - che non decolla per niente.
Io ho riconfermato la mia idea su questo libretto di piacevole ed interessante lettura: e', almeno in parte, una trovata pubblicitaria, che servira' proprio da trampolino per vendere di piu' la prossima opera di Yu Hua.
Lo scrittore e' simpatico e ironico nel parlare quanto lo e' nello scrivere, ma non e' certo uno sprovveduto: sa come muoversi, cosa dire e soprattutto quando dirlo. E' un buon impresario di se stesso - al pari di George Clooney che in queste ore si e' fatto arrestare, ma sempre con un obiettivo ben calcolato in mente.
Che dire? Sono finiti i tempi di Oscar Wilde...
 

Saturday, 10 March 2012

Tutto il mondo e' paese

Leggo in questi giorni della proposta di tale Attilio Befera, Direttore delle Agenzie per le Entrate del Bel Paese, di apporre un "bollino" ai negozi in regola con il fisco. Una specie di bollino di qualita'.
Mentre alla maggior parte di noi questa storia del bollino ricorda tanto le banane Chiquita, non tutti invece possono sapere o ricordare che qualche hanno fa i ristoranti cinesi a Pechino cominciarono ad esibire i bollini rilasciati dalle competenti autorita', certificanti il livello di igiene del posto. Il bollino si esplicitava in pratica in un cartellone che riportava la lettera corrispondente alla pulizia del locale e alla qualita' dei cibi in termini sempre igienico-sanitari: A perfetto, B buono, C cosi' cosi', D non ne parliamo. Chiaramente era tutta una farsa poiche' anche entrando nel locale bollettato non mi e' mai sembrato che situazione reale e lettera scarlatta avessero una reale  corrispondenza. Ma come diceva Borges, mai non e' una parola che appartiene agli uomini, infatti mi pare di avere afferrato che se si paga  profumatamente il poliziotto di quartiere si avra' la A assicurata, mentre anche se si usa olio di gomito e CIF ma non si paga a sufficienza si navighera' nel limbo igienico della C o D. Insomma, va a finire che mangio piu' volentieri nel locale marchiato a fuoco con la lettera D.
Ecco, non e' che con questa trovata del sig. Befera andiamo a finire cosi, vero?

Sunday, 4 March 2012

La Grande Muraglia

La Grande Muraglia e' diventata un mistero per me al pari dell'Esercito di Terracotta. 
Perche' sia stata costruita, quanto ci abbiano messo e tutte le altre domande che suscitano dubbio e meraviglia non sono esattamente il motivo del mistero. Da quando vivo qui, mi sono spesso chiesta se la Grande Muraglia non sia stata una ricostruzione moderna di qualcosa che forse e' esistito dall'antichita', stile i plastici di Bruno Vespa,  cosi' come ho spesso dubitato che i Guerrieri di Terracotta non siano altro che un' eccellente riproduzione di massa, messa li' ad hoc non so quanti decenni fa ad uso e consumo degli sprovveduti turisti che invece credono di vedere qualcosa di "antico". 
Il dubbio chiaramente mi rimarra', mentre due studiosi ad agosto 2011 scoprivano un tratto forse genuino e ancora inesplorato di Grande Muraglia. Sembra che l'esploratore Lindesay insieme ad un geografo mongolo, massimo esperto del deserto del Gobi, abbiano trovato un tratto che da anni Lindesay cercava, senza fortuna, attribuito al terzo figlio di Ghenghis Khan. E qui viene il bello. La Grande Muraglia serviva per fermare le orde barbare che volevano invadere il Regno di Mezzo? No no. Servivano da comodo camminatoio lungo i confini dello sconfinato paese? No no. Sarebbe servita ai figli del Ghenghis per "porre fine alle migrazioni dalla Cina": e' proprio vero che il punto di osservazione e' tutto.

Saturday, 25 February 2012

Li Yugang, professione: female impersonator

Mentre tutti parlano di "divorzio breve si' o no", io mi dedico ad un post che volevo scrivere da giorni..
Come molti sanno, anche solo per sentito dire,  la Cina  ha una lunga serie di attori di teatro tradizionale noti per impersonare personaggi femminili, i female impersonators appunto. Il piu' noto anche all'estero rimane Mei Lanfang. Nel 1949, il Partito proibi' che gli attori potessero specializzarsi nei ruoli femminili, chiaramente per una politica repressiva nei confronti dell'omosessualita', di cui i female impersonators erano considerati comunque dei simboli troppo aperti (anche se, va detto, female impersonator non significa necessariamente un particolare orientamento sessuale). Negli Anni Ottanta, vi fu una ripresa del ruolo o comunque una tacita accettazione di un revival da parte del Partito e ad oggi si contano i female impersonators cinesi sulle dita di due mani e si avanza pure qualche dito.
Il vero contender di Mei Lanfang in quanto a fama, oggi, e' certo Li Yugang, un cantante che esce da un concorso nazionale stile American Idol, famoso per i suoi ruoli femminili. Per caso, mi sono trovata ad assistere al suo spettacolo Paintings of the Four Beauties, portato in scena niente di meno che al Teatro dell'Opera di Pechino accanto a Piazza Tiananmen per tre sere consecutive. Li Yugang, un giovanotto poco piu' che trentenne, ha fatto registrare il tutto esaurito, tra il delirio di giovinette che sotto il palco sventolavano bastoncini lunminescenti e il suo fan club, costituito da agguerritissime signore over 50, armate di gadget creati dalla presidentessa del club, opuscoli informativi sulla loro star e rari dvd della sua prima performance, di cui mi hanno fatto dono  per iniziarmi all'arte di Li Yugang. Il cantante ha montato uno spettacolo di 90 minuti, stupendo con la sua performance non solo per l'attenzione al trucco e ai costumi ricercatissimi, ma anche per la sua voce femminile, in assoluto contrasto con la sua ultima uscita in giacca e pantaloni ed una canzone pop cantata con voce assolutamente maschile. Eppure non c'e' trucco e non c'e' inganno, entrambe le voci sono le sue.
Quello che e' evidente nello spettacolo e' che a recitare la parte femminile Yugang si diverte, fa moine, e' lezioso, divertente; quando esce il vero Yugang, e' un ragazzo timido e gentile. Alla fine dello spettacolo, accompagnato da due o tre bodyguard per difenderlo dall'attacco delle signore impazzite, Li Yugang si e' dato al suo fan club per strette di mano, un augurio di Buon San Valentino e foto ricordo che sicuramente le signore terranno come santini, sulla scalinata antistante il Teatro.
C'e' un Li Yugang International Fan Club su Facebook e lui stesso posta costantemente su Weibo (il Twitter cinese) per tenere informate le sue fan - anche oltreoceano! -  delle sue attivita'.

Sunday, 19 February 2012

La Cina in Dieci Parole

More about China in Ten Words

Ne hanno parlato un po' tutti, il New York Times, il Time, anche Federico Rampini l'altro giorno sulle pagine del Venerdi' di Repubblica.
E' un libricino di 240 pagine scritto dal noto autore Yu Hua, piu' famoso per i suoi romanzi dai toni grotteschi che parlano di corruzione dilagante e capitalismo imperante nella Cina di oggi. Questo e' invece un saggio/memoria del suo passato, che ruota  intorno a 10 parole che l'autore ha selezionato per descrivere quello che pensa della Cina odierna attraverso i suoi ricordi di Mao, di Tiananmen e della Rivoluzione Culturale. I ricordi dell'autore hanno un tono dolce-amaro (dolce perche' ricordi di ragazzo, amaro perche' in fondo, se anche le cose sono cambiate nella facciata, non sono migliorate) e sono infarciti dagli stessi toni grotteschi che caratterizzano la produzione romanzesca di Yu Hua, rendendolo comunque una lettura piacevole, leggera nella forma ma non certo nel contenuto.Per certi aspetti, ricorda Beijing Coma, senza comunicare quel senso di oppressione costante.
Il libro e' censurato in Cina, e considerato che il primo capitolo parla molto diffusamente dei famosi fatti di Piazza Tiananmen non penso nessuno si aspettasse altro. F. Rampini nel suo articolo pone un forte accento sull'aspetto censura e non so quanto a proposito. Non va dimenticato che fu proprio la censura di To Live/Vivere nella versione cinematografica di Zhang Yimou a rendere Yu Hua cosi' famoso in patria e all'estero. D'altronde, Yu Hua parlera' pubblicamente del suo libro a Pechino i prossimi 11 e 14 marzo  al Festival Letterario che un piccolo ma ben avviato caffe' letterario (Bookworm) ospita ormai da qualche anno nella Capitale. Peccato che i biglietti per partecipare siano  tutti sold out gia' da giorni:  sarebbe di sicuro interessante ascoltare la presentazione e vedere chi e' il pubblico.
Anch'io come Yu Hua devo quindi fare autocritica per non essermi decisa in tempo... the early bird catches the worm.

Wednesday, 8 February 2012

Il maoku - questo sconosciuto

毛                                                               裤


Ieri sono salita in taxi e ho immediatamente ficcato il naso nella sciarpa tentando di trattenere il respiro. Il tassista sembrava avere sofferto di flatulenza acuta, chiuso nel suo cubicolo di lamiera.
Quando stamattina sono salita su un altro taxi e ho sentito lo stesso odore, mi e' subito venuto in mente che siamo alle porte della primavera e quindi... fioriscono i maoku.
Il maoku e' il classico mutandone di lana che portavano i nostri bisnonni e che e' ancora  in uso nei luoghi dove il freddo in inverno e' davvero freddo. A Pechino, lo si usa per tutta la stagione. Basta guardare gli uomini seduti a  gambe accavallate per veder spuntare, a volte, il bordo del mutandone, magari  rosso bourdeau, appena sotto l'orlo del pantalone. E' una delle cose meno sexy cui possiate pensare addosso ad un uomo e ormai mi sto convincendo che faccia parte della politica cinese per garantire il figlio unico. Un inibitore in lana.
Il maoku del tassista e' tuttavia il mutandone piu' temibile nel suo genere. Indossato all'inizio della stagione fredda, non viene piu' dismesso fino ai primi tepori. In pratica, diventa una seconda pelle che accompagna il guidatore di professione notte e giorno, giorno e notte. Superato il Capodanno cinese, quando secondo il calendario locale comincia la primavera, il maoku inizia a rivelare la propria esistenza. E cosi' il povero passeggero che entra nel taxi pechinese si trova avvolto negli effluvi non solo dell'aglio che quasi sicuramente il tassista si sara' mangiato a colazione, ma anche da questi strani odori corporali non meglio identificabili... a meno che non si sappia dell'esistenza del maoku.
Nel maoku il tassista ha guidato, mangiato, e' sceso a fare pipi' dietro gli alberi e  nel temibile bagno pubblico, ci ha dormito, ha praticato autoerotismo; e ha svolto la maggior parte di queste attivita' barricato nel suo taxi. In pratica, ha svernato nel suo maoku. Il maoku: il migliore amico dell'uomo.
E all'inizio della primavera, mentre i rami si preparano a sfoggiare le prime timide gemme e la natura prepara il suo risveglio, anche il maoku comincia a desiderare di muoversi, ormai dotato di vita propria. E si fa sentire, nel chiuso dell'abitacolo, dove per mesi l'aria non e' mai stata cambiata per proteggersi dal freddo e l'odore di mutandone-seconda pelle si mischia all'aria calda del riscaldamento dell'auto.
Se Dario Argento venisse a Pechino di questi tempi, sono certa che potrebbe tranquillamente creare un horror dal titolo "L'alba dei maoku viventi", rivisitazione in chiave pechinese del suo film forse piu' parodiato, in cui i numerosi centri commerciali della Capitale vengono presi di mira da orde impazzite di mutandoni di lana dotati di vita propria.


Saturday, 4 February 2012

E adesso la pubblicita'

Cultura che vai, pubblicita' che trovi.
 Qui a Pechino il mio cellulare e' tempestato non tanto da sms e telefonate di amici e colleghi, quanto da sms  pubblicitari.
Ne ricevo almeno una decina al giorno, molti dei quali mi offrono case (in affitto o vendita), mutui, prestiti e naturalmente anche lezioni per i miei eventuali figli. Questi ultimi mi si rivolgono con "Caro capofamiglia" e fioccano soprattutto nel periodo in cui i ragazzi sono sottoposti allo "stress da esami", malattia popolarissima qui in Asia. Ci fanno pure le telenovelas.
Stamattina mi e' arrivato un bel messaggio che recitava piu' o meno cosi' e che faceva leva sulla pietas filiale di tradizione confuciana e sui sentimenti "natalizi" che suscita la Festa di Primavera o Capodanno cinese che dir si voglia:
"Hai passato un bel Capodanno cinese? Ah, che bello rimpinzarsi di ravioli e stare con mamma e papa'. Ma ormai sei diventato grande e sei lontano dai tuoi genitori... e allora, comprati una bella casa da 4 e falli venire a vivere con te! Chiamaci al n......"
Ahahaha. Certo, e magari faccio venire anche gli eventuali suoceri. Poi pero' emigro in Peru'.

Pubblicita' per perdere peso