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Friday, 23 April 2021

Premio Strega 2021: Adorazione di Alice Urciuolo

Il romanzo di Alice Urciuolo racconta la quieta vita della provincia italiana. Ma come ogni provincia che si rispetti, sotto la quiete si agitano correnti di violenze, tradimenti, sesso e un uso smodato dei social.

I protagonisti sono un gruppo di ragazzi di Pontinia, in provincia di Latina, che passano insieme l'estate - una di quelle estati della vita dopo cui si può dire che nulla sarà più come prima. Romanzo YA, in cui non manca l'elemento (trendy) LGBT - messo lì un po' così, sparato nel mezzo alla bell'e meglio.

Non mi addentro maggiormente nella trama, che comunque "si fa leggere". Che è a metà tra il complimento e la critica. Perché in effetti, ci sono alcuni problemi di stile e di costruzione che non passano inosservati, a meno che - ed è un modo di leggere - non si lasci perdere tutto per godersi solo la storia.

La scelta del Narratore onnisciente. In Adorazione, sappiamo sempre cosa pensano i nostri protagonisti. E' una narrazione perfetta per Jane Austen, Charles Dickens, Alexandre Dumas - intendo dire che è stupendamente datata e va saputa gestire. Da una scrittrice contemporanea, giovane (classe 1994), semifinalista del Premio Strega e presentata dall'ottimo Daniele Mencarelli, ci si aspetta uno sforzo in più, maggiore modernità. Non basta infilarci Instagram. Anche perché Instagram rivela solo quello che si vuole rivelare, non il tutto che rivela la voce narrante qui.

E proprio ad Instagram vorrei accennare. Una delle protagoniste, Diana, lo usa per rimorchiare ragazzi. Che va bene - ma non benissimo se non giunge mai il messaggio che possa essere pericoloso. Diana è fortunata, incontra sempre brave persone, le va sempre bene. Beata lei. Non che ci sia bisogno di bacchettare, ma neanche di far credere che su Instagram e altri social sia un parco di divertimenti, in cui passi dall'altalena allo scivolo senza mai cadere e farti male.

Comunque, dice bene Giorgio nel libro: (...) non si matura solo perché ti capitano le disgrazie, non è una cosa così automatica (...) - e Diana ne è la riprova.

Infine, c'è troppo sesso. Dopo un po' viene da chiedersi se questi ragazzi avessero qualche altra attività sociale. Quello che stranisce ancor di più, è che i genitori non si accorgano mai di nulla. A Pontinia succede di tutto, e loro o fanno finta di nulla o non se ne accorgono proprio. Generazione più allo sbando dei figli.

Mi rendo conto però che che sto leggendo il libro con il distacco e la distanza della mia età. Come dice la bella Vanessa vedendo Claudio alla cassa del ristorante dove lavora per l'estate: Probabilmente aveva quarantatré', quarantacinque anni, ma molto ben portati (...) In pratica, decrepito 😂


Proprio per questo, in chiave Premio Strega, potrebbe essere un buon candidato per la sezione Giovani. Prende il loro punto di vista, ne racconta le vite, le ansie, gli amori, la scoperta di se stessi (sì, lo scrivo senza l'accento sulla e, come mi insegnavano ai miei tempi. Alice Urciuolo è figlia del suo tempo, e lo scrive con l'accento, come insegna la grammatica contemporanea).

Fatico invece a vedere questo romanzo un concorrente di livello per la Di Pietrantonio, che pure racconta la provincia italiana. Con Borgo Sud siamo decisamente ad altri livelli, un'altra penna (io la definisco la Elizabeth Strout italiana). Ma questa è un'altra storia.

Adorazione di Alice Urciuolo, edito da 66thand2nd



Sunday, 5 April 2020

Premio Strega 2020: Ragazzo italiano - Gian Arturo Ferrari


Certe volte l’età di un autore e’ importante. Lo e’ in questo caso.

Gian Arturo Ferrari, classe ’44, con Ragazzo italiano propone un romanzo di formazione e di storia dell’Italia del dopoguerra.
Attinge a piene mani dalla sua esperienza di vita, tra Emilia e Lombardia, e ricrea atmosfere familiari e conosciute, echi di cose viste o sentite dire.
Lo fa attraverso gli occhi del bambino Ninni, diviso tra Querciano (comune fittizio dell’Emilia), Zenegrate (comune fittizio della Lombardia) e la per niente fittizia Milano. Il bambino si fa ragazzino, Ninni/Piero, e poi ragazzo, abbandonando per sempre il “Ninni” e trovando la sua identità come Piero e basta.
Le piccole vicende del protagonista danno il la, di volta in volta, all'introduzione di aspetti e dettagli di costume e società, politica e cultura.

Il contenuto dei programmi, fatta eccezione per Lascia o raddoppia?, che aveva la capacità mitopoietica di trasformare in eroi i suoi concorrenti, non aveva grande importanza, anzi nessuna. Non si guardava questo o quel programma, ma la televisione in quanto tale, sempre e comunque. Per questo si facevano preferire i programmi lunghi, dove non si doveva cambiare prospettiva, argomento, personaggi e si poteva invece gustare appieno la televisione in sé.”

 La tecnica della giustapposizione dei diversi quadri di vita italiana richiama un precursore emiliano eccellente, l’ottimo Guareschi e la sua saga dedicata a  Don Camillo e Peppone.
È anche evidente l’influenza del cinema neorealista, soprattutto nelle scene legate a Milano: le baracche della periferia, e l’architettura che cambia man mano che ci si avvicina al suo cuore, il Duomo, sembrano un chiaro tributo a Miracolo a Milano.

“Dunque, Milano era un posto complicato. Ci vivevano quelli delle baracche con le candele e le pantegane, e a mezz’ora di tram, in case che non si potevano neanche immaginare, abitava gente che mangiava con venti posate d’argento a testa. E loro?”

Ninni (e Piero poi) e’ un grande osservatore, un giusto mix di ingenuità e curiosità, l’occhio perfetto per documentare l’Italia e la sua famiglia che cambia con essa:

La gente, per le strade, sul tram, aveva perso quell’aria spiritata di prima, quando si capiva che si stavano giocando tutto, che non avevano riserve. Non si appendevano più fuori dal tram, non combattevano negli ambulatori, non cercavano, disperatamente, di andare avanti. (…) Ingrigivano. Anche il babbo, che a casa non lavorava piu’, ingrassava, aveva perso lo scatto.

 Ninni/Piero e’ anche un amante della letteratura e a poco a poco si rivela portato per le materie umanistiche, e per la scrittura in particolare. La precisione stilistica, classica ed elegante, l’amore per il dettaglio, sono in parte collegabili al suo gusto per la lettura e la scrittura, ereditati dalla nonna maestra, ma anche un sicuro indizio della formazione dell’autore e una piena realizzazione di quello che e’ a tutti gli effetti un romanzo classico. Niente sperimentazioni, qui. Solo il lento, preciso passo di un vecchio signore che sembra guidare per mano il suo piccolo protagonista, additandogli di volta in volta i dettagli, spesso raccolti in sontuosi elenchi:

La piu’ interessante pero’ era un’altra, questa sicuro prozia, che pur essendo molto voluminosa abitava con un marito minuscolo in un appartamento non piccolo, ma fatto di una sequela di stanzette piccolissime. Ognuna delle quali era stipata fino all'inverosimile di ogni sorta di chincaglierie, cimeli, memorie. Quadretti, statuette, vasetti, cofanetti, scatolette, borsette, per non parlare degli album di fotografie, delle lenti d’ingrandimento, degli orologi, dei fermacarte, degli occhiali da sole, dei ventagli…

Peccato per l'ombra del finale, una sorta di epifania sulle rovine classiche della Grecia, la culla dell’umanesimo, dove Piero sembra dimenticare tutto quanto è successo nei diciotto anni precedenti e vivere una illusione che stona rispetto al realismo che caratterizza, invece, tutto il romanzo. La “coda” è l’unico pendaglio sull'albero a non stare in piedi:

Un tema era un percorso con un capo e una coda. Non bastava appendere all'albero i pendagli e poi togliere l’albero, in realtà i pendagli erano tutti connessi, chi leggeva il tema doveva passare dall'uno all'altro come guidato, condotto per mano. Ma senza accorgersene”.

Tuesday, 24 March 2020

Il fantasma dei fatti - di Bruno Arpaia

Incuriosita dalla pubblicità fatta al libro, ne ho preso in prestito una copia tramite il servizio MLOL. Mi aspettavo un romanzo e invece mi sono trovata di fronte ad un saggio storico con elementi da romanzo di spionaggio e parti autobiografiche. Non conoscendo l'autore, Bruno Arpaia, non ho fatto quasi caso alla narrazione in prima persona, dimenticando per un attimo che tale narratore e' "inaffidabile" per eccellenza.

Il fantasma dei fatti (Guanda, 2020)

Nel romanzo due sono le tesi, o meglio le domande cui dare una risposta.
La prima e' testuale. Ci fu o non ci fu un complotto internazionale tra gli anni 1961-1963 in Italia per privare il paese di avanzamento tecnologico e scientifico?
Attraverso l'analisi delle fonti e un po' di gioco a connettere i puntini, il narratore cerca di delineare i fatti di quegli anni: la morte di Mattei (ENI), l'incidente stradale di Mario Tchou (Olivetti), gli arresti di Felice Ippolito (Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare) e Domenico Marotta (Istituto Superiore della Sanita'). Le linee che connettono i puntini sono spesso del tutto razionali ma giocate sul sottile filo delle coincidenze, della plausibilità, del non poter sapere in realtà come andarono davvero le cose. E cosi', ecco spuntare la figura sfuggente di Tom Karamessines, vice direttore del dipartimento della pianificazione della CIA, di cui Arpaia immagina gli ultimi due giorni di vita. E' lui la figura-chiave per risolvere i lati oscuri di quelle vicende?
La seconda tesi e' metatestuale. Dove finisce la finzione e comincia la realtà? Dove termina l'autore e dove inizia il narratore - che guarda un po', si chiamano entrambi Bruno Arpaia? Di chi e' la voce che risponde alla prima domanda? Se poi e' facile verificare che davvero ha lavorato e lavora per La Repubblica, e traduce e ha scritto questo e quel libro, e' vero che qualcuno e' entrato nel computer di Arpaia o che ha incontrato un ex agente CIA a Colonia in Uruguay? Inverosimile? Dipende, di quale Bruno stiamo parlando?
Ci si accorge allora che il narratore, dopo averci addomesticato e condotto per mano ci ha in realtà preso (forse) in giro, confuso se non illuso.
E la domanda rimane, senza risposta: dove finisce la finzione e comincia la realtà?

Il romanzo non e' pero' esente da alcuni difetti. Arpaia mette molta carne al fuoco e a volte ci si chiede dove stia andando a parare. Si vede che lui conosce bene la materia, ma magari il lettore medio (io) e' più ignorante. La fine e' poi un po' frettolosa, anche se la nota conclusiva strappa il sorriso definitivo per avere partecipato, inconsapevoli, al suo gioco.

Uscito in un momento infelice, il giocare con le teorie complottistiche del romanzo potrebbe essere in realtà la sua fortuna. Di complotti si parla molto in questi giorni, proprio in tema di coronavirus. E qui il complotto e' servito.

Wednesday, 10 February 2016

L'amica geniale











Costo ebook euro 11,99


E' il primo della tetralogia di Elena Ferrante, diventata sensazione in America, dove la letteratura italiana contemporanea non e' tra le piu' tradotte e lette.
L'Amica Geniale e' un romanzo di formazione ambientato nella Napoli del dopoguerra, che segue attraverso la voce narrante di Elena Greco (Lenuccia o Lenu' per la famiglia e gli amici del rione) la vita nel rione e, in particolare, il complesso rapporto di amicizia che si sviluppa a partire dall'infanzia con Lina/Lila Cerullo.
Il ritmo e' lento, pacato, e l'impianto e' tradizionale: nulla viene lasciato inspiegato. Non succede nulla di rocambolesco, ma proprio la pacatezza e il ritmo sempre uguale creano una sorta di legame con il lettore che e' spinto ad andare avanti, pagina dopo pagina, anno dopo anno.
Come mai un romanzo che non ha all'apparenza nessuna particolarita' e' cosi' amato dal pubblico americano? E' davvero merito della traduttrice, Ann Goldstein, come sostengono alcune fonti - che addirittura potrebbe essere la vera ideatrice del romanzo? Da quando poi il libro e' diventato una hit sul mercato americano, piovono le ipotesi sulla vera identita' di Elena Ferrante.  Uomo o donna? Coppia? E via di questo passo.
Certo un po' di mistero non guasta mai nel creare sensazione attorno agli scritti. Non di molto tempo fa il caso di J.K. Rowling e il suo passaggio al genere thriller sotto falso nome.
Ma appunto, cosa ci trovano gli americani che non abbiamo trovato noi italiani?
Diverse le ipotesi. Innanzitutto, il successo che in generale hanno negli USA i romanzi di formazione (o, come dicono loro, coming-of-age). Poi, prendiamo la storia e trasferiamola dal polveroso rione napoletano ad un quartiere italiano in una citta' americana. La storia non cambia, anzi, e' esattamente quello che si vede nei tanti film che attori come Robert De Niro hanno portato con successo sul grande schermo - da Goodfellas a Il Padrino -  e l'atmosfera decisamente quella dei film del cinema italiano del dopoguerra che tanto successo ebbero proprio in America. Le ragazze del libro ricordano nel farsi donne le nostre famose maggiorate (Loren, Lollobrigida, Mangano), vite strette, seni ampi, a passeggio con maschi italiani pieni di se' e sempre un poco in odore di mafia (o camorra, nella fattispecie). Il primo volume della saga si chiude poi con l'ipotetico obiettivo che si stringe sulla scarpa dell'odiato Marcello Solara, un dettaglio che lascia nell'aria promesse, bugie, segreti, legami insospettati - o forse sospettati, ma troppo indesiderati per essere veri. Cosa succedera'? Dove ci portera' quella scarpa? Solo Storia del secondo cognome, secondo volume della fortunata saga, potra' rispondere a questo interrogativo.

Dal punto di vista economico, l'editore ha fissato il prezzo dei primi due volumi a 11,99 euro per l'edizione ebook (Kindle e Kobo) - e non accenna a scendere. Leggere tutta la serie (il terzo e il quarto volume sono a 12,99) costa un piccolo patrimonio - quasi 50 euro. Chissa' se anche il prezzo e' in Italia un deterrente al successo della serie?

 

Monday, 8 February 2016

DIY - piedistallo per statua in bronzo

Oggi avevo voglia di sistemare casa e di trovare soluzioni a vecchi problemi, lasciati irrisolti per pigrizia mentale. Ad esempio, il mio povero bronzo di Liu Ruowang. Da tempo avrebbe diritto al suo piedistallo ma con la scusa che non avevo trovato niente di adatto ancora stava li', orfano e quindi un po' incompleto.
Ho risolto cosi':

Libreria piedistallo


Ammetto che non avevo nessuna voglia di immergermi nel fantastico mondo di IKEA e soprattutto mi ero imposta di usare quanto piu' possibile cose che avessi gia' in casa. Riciclare e' la parola d'ordine. Ho preso allora alcuni libri - che in casa appunto non mancano - con copertina rigorosamente rigida e il piu' possibile colorata (quelli di Harry Potter sono ottimi, avere tutta la serie sarebbe stato ideale ma io ho dovuto rinforzare con Stroud, Pullman piu' un pizzico di Mo Yan e di Pancol) e, ovviamente, gia' letti.
I piccoli ma compatti bronzi delle yoghine oversize che si esibiscono nel Cammello (destra) e nell'Aquila (sinistra) mi sono saltati poi all'occhio come perfetti fermalibri per bloccare la spinta centrifuga impressa dal Guerriero al suo piedistallo di carta rilegata.
Tempo di realizzazione (una volta partorita l'idea e studiatane la realizzazione): 10 minuti
Spesa: 0.
Sforzo fisico: leggero e comunque dipende dal peso degli oggetti che spostate.

Do it yourself!