Lezioni yoga online

Wednesday, 30 December 2020

La città dei vivi di Nicola Lagioia

True crime. Un genere che ha precedenti illustri in In True Blood di Capote e L'avversario di Carrère. 
Così, non stupisce che, mentre tanti autori italiani si stanno cimentando con le saghe, Lagioia tenti di cimentarsi con un genere diverso dalla fiction -  ma che alla fiction presta molto, perché la realtà supera sempre la fantasia. 
La citta' dei vivi e' il racconto documentato di uno dei crimini più efferati e, per certi versi, inspiegabili dell'Italia dei nostri tempi: l'assassinio di Luca Varani. Poco più che ventenne, Luca viene ucciso da due coetanei a colpi di martello e coltellate dopo che i due "amici", per alcuni giorni, non avevano fatto altro che stordirsi di cocaina, alcol e energia negativa. Luca, secondo la perizia, morirà non per uno dei colpi in particolare, ma dissanguato, soffrendo atrocemente.
L'efferato omicidio, che non ha nessuna spiegazione classica tra quelle care ad Agatha Christie (sfera amore/sesso/gelosia o sfera denaro/potere), avviene con lo sfondo di una Roma caput mundi sempre più mangiata da immondizie e gabbiani, e sempre più sprofondata nelle buche e nella bassezza umana. 
Roma diventa, insieme a Luca e ai suoi assassini, protagonista degli eventi narrati.
Nicola Lagioia aveva seguito il caso come giornalista e fornisce con dovizia di particolari tutto quello che può fornire per dare un quadro delle vicende, anche processuali; delle vite dei protagonisti e dei co-protagonisti di una vicenda disgraziata.  Si e ci interroga sul perché. La domanda rimane per certi versi senza risposta, a meno di non ricorrere ad una sorta di malvagità che sembra permeare la città e pulsare perfino nell'appartamento teatro del delitto. Il Male, insomma. Lagioia non manca di fare riferimento al ruolo di media e social media e al nostro ruolo di esseri umani dinnanzi a queste vicende.
Il libro tiene molto bene, anche senza il tentativo di legare l'interesse per questo avvenimento di cronaca nera a fatti realmente accaduti, in gioventù, a Lagioia (episodi di violenza che avrebbero potuto sfociare in ben altro... ma non è successo, e quindi i fatti non rilevano, direbbe il giudice in tribunale).
Di Emmanuel Carrère ne basta uno, ego compreso ;)
La città dei vivi di Nicola Lagioia pubblicato da Einaudi. 

Sunday, 27 December 2020

American Pancakes

Dopo American Psycho e American Beauty ecco American Pancakes!
Non è un film che vedrete su Netflix, ma qualcosa che può avvenire in cucina senza troppe abilità o dispendio di energie.
È vero che le pancakes americane si possono fare con l'apposito mix preso direttamente dallo scaffale del supermercato, ma non risparmierete gran che in termini di tempo, mentre risparmierete in salute e soddisfazione.
Per una pila di circa 6 pancakes, serve esattamente
1 uovo
15gr di burro
1/2 cucchiaino di zucchero
100gr di latte
65gr di farina
1 punta di lievito (io uso la praticissima baking soda)
1. Dividete il rosso dal bianco dell'uovo, mentre fate sciogliere il burro che andrà poi usato a temperatura ambiente.
2. Nel frattempo, montate l'albume con lo zucchero, a neve ferma.
3. Mischiate il rosso e il burro sciolto, mescolate aggiungendo il latte a filo, portando il composto ad un colore chiaro.
4. Aggiungete poi la farina e il lievito setacciato, per evitare grumi.
5. Infine, aggiungete l'albume montato a neve e mescolate con lenti movimenti dal basso verso l'alto per non smontare il tutto.
Il composto è pronto.
6. Mettete una padella sul fuoco, ungendola leggermente di burro.
7. Aiutandovi con un mestolo, versate un po' di composto al centro e lasciate che si spanda in maniera naturale, senza aiutarlo. Rimarrà così concentrato al centro della padella e spesso.
8. Quando in superficie compaiono le bolle, girate la pancake con una spatolina e cuocete rapidamente sull'altro lato.
9. Spostate la pancake su un piatto e ricominciare, fino ad esaurimento del composto.
Le pancake si prestano ad ogni tipo di accompagnamento: dal classico sciroppo d'acero (non fa per me), alle confetture, fino alla panna montata e frutta fresca.
Io l'ho accompagnata con Nutella, che avevo in casa.
Buona colazione!

Wednesday, 23 December 2020

Coming out soon: Mary Jane by Jessica Anya Blau

 Baltimore, the 70s.

Mary Jane is just another typical American teenager, living with her typical American family, in a typical American white neighbourhood. 

Sundays is the church, Saturdays is the club, where the neighbours gather, while the service is entrusted to black people. Everything must fit in certain standards and habits that everybody accepts.

Mary Jane's father is a lawyer, little involved in his family issues - unless there are problems to solve, creases to straighten. Her mother is a housewife, concerned with running the house and teaching her daughter how to run the house and which values to pursue. 

This uneventful life goes on undisturbed until Mary Jane finds a summer job as baby sitter at the Cones. As soon as she sets foot in their house, she finds herself in a different place, a different world from the one she knows - like Alice stepping through the looking glass or falling in the rabbit hole. 

The Cones are different in many ways: they are not interested in order, in cooking regular meals; they hug, kiss, are not afraid of talking about feelings and even sex. Even more difference comes into the story when Dr. Cone starts treating Jimmy, a rockstar and drug addict, who therefore moves into the Cone household with his wife, gorgeous movie star Sheba.

There is a special summer in everybody's life and this is THE summer for Mary Jane. She will learn a lot about herself, her own family and diversity. And yes, sex.

This novel is a kind of Stand By Me meets Almost Famous: it is a summer of discoveries, of growing up for good or for bad and it's also full of songs from the 70s, which make a wonderful soundtrack for your reading - should you wish to look them up to better get into the book atmosphere.

It's also rich in tenderness, especially coming from 5-year old Izzy. She is a bit unreal (in my experience, 5-year olds are never that cute, obedient, nice and always smiling) but still, her voice is sort of helping Mary Jane transitioning from being an adolescent into being an adult. 

A bit of disappointment came from the ending, with the bitter part just hitting the nail on the head but the sweet one being maybe too sweet. 

But there are books that can make you feel good. And this is one of them.  

Mary Jane by Jessica Anya Blau
 is coming out in May 2021.


Saturday, 31 October 2020

Pescirossi e pescicani - di Sandro Di Domenico

Uscendo un po' dalla mia comfort zone (fiction), mi sono buttata senza neppure saperlo su un libro di attualità. L'autore di Pescirossi e pescicani e' Sandro Di Domenico, giornalista freelance, preso da diversi anni dalle gesta dell'armatore Messina e delle sue navi Jolly. 


Quella di Di Domenico è una indagine giornalistica finita con un quasi niente di fatto all'epoca del punto di partenza del suo libro, un incidente che coinvolge la Jolly Grigio e un peschereccio, il Giovanni Padre. L'incidente aveva portato alla morte di due pescatori e ad un processo dal risultato sorprendente, se non deludente. Scavando nel passato della compagnia Messina e delle sue Jolly (spesso veri e propri catorci, usati insicuri), l'indagine di Di Domenico rivela serie di incidenti simili o peggiori per numero di morti e/o danni ambientali e processi che, in maniera molto analoga, puniscono sempre al ribasso o non colpiscono mai i veri colpevoli. 

E da questi incidenti il passo a ciò che - indisturbato persino dal COVID - transita su mari e oceani a nostra insaputa (e non sempre con scopi puliti) è davvero breve.

Una lettura agile, senza fronzoli, di denuncia, di pulci nelle orecchie, di sassolini tolti dalle scarpe ma anche di tributo a chi è morto in nome dell'interesse maggiore degli armatori, delle mafie e di chissà chi altri.

La compagnia Messina, assorbita da un grande gruppo, non esiste più. E credo che sia per questo che l'autore ha potuto ora scrivere tranquillamente di quei (mis)fatti. Per capirne il perche' non vi resta che leggere il libro!

Saturday, 19 September 2020

Coming out soon: Swimming to Freedom - by Kent Wong

550 thousands, according to unofficial records, is the number of freedom swimmers who, during the Seventies in China, tried to cross the strait between mainland China (Guangdong Province) and Hong Kong in an attempt to reach freedom and a better future from the one the Maoist regime was shaping for them. 

The swimmers were mainly young people, youth who had been deprived of the right to an education by the Cultural Revolution, but who still had dreams. Because of those dreams, they decided to swim.

Swimming to Freedom by Kent Wong (Adams Press)
To be released in April, 2021


Kent Wong was one of them. Born in 1948, he has decided to tell his story now, after so many years. It was not an easy decision to take, but read the book and you will agree with me that it was the right one. His memoir, which talks about himself and his family, is also about a piece of Chinese history that few people know of. It is a tribute to those who made it but also to those who perished while trying. There are no records whatsoever of them. 

Kent tried twice before succeeding on his third attempt to escape mainland China and the regime. Some swimmers made it on the first attempt, some made it after several. Some, as I said, did not make it at all. Some swam, some other built rafts or looked for local fishermen's help. 

After getting safely to Hong Kong, Kent worked there for about one year before migrating to the United States, of which he is today a proud citizen. He was able to reunite all of his family there, in Seattle, but he has never forgotten his Chinese origins. 

"For us, America has become are new home, our only home where we have rooted our family trees. But we still love Cantonese food more than American food, still care about our parents, ad still drive our children to excel, often excessively. We just can't help it."

In this book, he recounts his youth on the background of Communist China in the making. He tells it from the point of view of a person whose life and family were deeply affected by what the government and the party were deciding for their people, experimenting on their people, hiding from their people. His temperament was quite nervous when young and for him it was difficult to accept the reality, the blind support and love given to Chairman Mao by so many Chinese. He tried to avoid conflict as much as possible, since after his father's forced exile, he was the only man in the house, left to watch over his Mommy and his 4 sisters. He was a witness of the Red Guards' rise and folly, of the fight between different factions and of how Mao's plan partly worked but somehow got out of his control. The way the Red Guards behaved brings to mind the kids in Lord of the Flies: leave a group of children without guide and they will probably get wild, not stopping, not even in front of death - until they are tired of their game and get on with a new one.

It is a very interesting reading, a book I do recommend, to all of those who have an interest in Chinese modern history but also to those who simply enjoy a good book, whatever its content.

Monday, 14 September 2020

Non superare le dosi consigliate - di Costanza Rizzacasa d'Orsogna

Matilde ha 44 anni e pesa 130 chili, quasi 131.
Come tante persone obese, preferisce stare chiusa in casa, evitare i contatti sociali, sfuggire agli sguardi pietosi, curiosi o giudicanti della gente, o evitare osservazioni e consigli non richiesti di perfetti sconosciuti. Ecco cosi' che tutto viene ordinato da fuori: dalla colazione al bar alla spesa. Solo i medicinali non li ordina online. E' dipendente dal Dulcolax, vecchio vizio che le ha lasciato la mamma ormai morta, e dall'Eutirox per la tiroide, che si e' autoprescritta perche' ha sentito dire che fa dimagrire.
E naturalmente ricorre spesso alla menzogna, inventando scuse, malattie e urgenze per non incontrare chi la conosce. Forse mente anche al lettore, su tanti piccoli particolari che non combaciano mai a distanza di poche pagine. E poi scuse, tante scuse... l'obesita' frutto del rapporto coi genitori, delle molestie subite da bambina e, in seguito, degli uomini sbagliati incontrati nella vita. Ma sono davvero scuse o e' un modo per spiegare una patologia spesso guardata con disprezzo, di cui non si capisce o non si vuole capire la complessita'? Sta a noi dare una risposta a questa domanda, al di la' di quello che ci mostra Matilde.

Matilde e' l'alter ego di Costanza Rizzacasa d'Orsogna, l'autrice di Non superare le dosi consigliate

 

                   
                                                   
                                Non superare le dosi consigliate                                     di Costanza Rizzacasa d'Orsogna (Guanda)

 

C'e' molto di autobiografico in questo romanzo-denuncia-memoir, in cui si coglie non solo la personalita' dell'autrice, ma anche la sua mano: la mano di una persona che ha studiato scrittura (e' laureata in scrittura creativa alla Columbia University e fa la giornalista di mestiere, proprio come Matilde). 

Un po' destabilizzante il continuo saltare da una parte all'altra, da un ricordo all'altro, da un giudizio al suo opposto (la mamma era una persona disturbata? le voleva bene? l'ha rovinata? e il padre?). L' ho potuto apprezzare messo nella duplice ottica del binge eating che si riflette in questa specie di  binge writing e dell'esercizio che fanno fare gli psicologi, quando chiedono al paziente di scrivere a ruota libera la propria vita. E quando si e' finito, il quaderno che si e' riempito puo' essere chiuso, buttato, bruciato. O riesumato anni dopo per farne un libro - come questo. E Matilde/Costanza non e' estranea alle frequentazioni con gli psicologi.

E' un libro che sembra quasi un flusso liberatorio per chi lo ha scritto e che forse, al primo impatto, lascia poco - se non la sensazione, a tratti scomoda, di avere spiato dietro una tenda molto intima. E' la riflessione che ne segue, giorno dopo giorno, a renderlo piu' accattivante, ma anche a servire da monito su cio' che non andrebbe fatto. Gli errori che commette Matilde possono servire  a chi soffre dei suoi stessi disturbi come esempio negativo. E poi ci sono gli errori che commettiamo noi, spettatori/lettori e probabilmente amici e/o parenti di persone che soffrono di disturbi dell'alimentazione. 

Monday, 31 August 2020

The Creak on the Stairs - by Eva Björg Ægisdóttir

Eva Björg Ægisdóttir is talked about as the new kid on the block of Icelandic thriller writers. Is she up to the task? With only one novel in her pocket, the answer is not  easy. But it is an award winning one, so I took some time out of my quite busy reading&writing schedule to give it a go.

Elma comes back to little, quiet Akranes after some years spent working with Reykjavik police. To bring her back is a personal event that will be explained during the course of the story. It is a pity that the explanation comes at the cost of
the pact of trust between writer and reader, but let's put this aside for one minute.

Arkanes being a little "quiet place" becomes object of discussion, though, when the sea reveals the body of an apparently unknown woman. It's only Elma's careful investigation - fortunately she is not distracted by connections in town like the chief of the local police - to dig slowly up the secrets that are somehow always nested in provincial towns. In this respect, it's really a small world, because provincial life is the same in Iceland like in (my) Italy.


The story makes a pleasant reading, and the solution to the crime is not a simple one. The homicide might be just one, but the tragic events of the past and the crime committed along the way are multiple. The formula adopted of coming and going from past to present, alternating chapters, is well performed and very congenial to the plot. 

I think that if you choose to read a thriller set in Iceland it has also something to do with the unusual setting. At least, this is one of the reasons for me. The author here gives us a chance to know something about her island. Yes, there is crime. And yes. There is traffic!

There are some imperfections in the narration, including a very slow pace at the beginning (I mean too slow, but keep reading, it gets definitely better), the violation of the pact I mentioned above (I understand building tension but you cannot do that through cheating your reader so ouvertly) and some threads left open at the end. These loose ends are not of the type letting you wondering after finishing the book, but of the disappointing type. Not all the bad guys are brought to justice, for example. And this is not acceptable, given that we are talking about serious crime here (i.e., pedophilia).

But I hear that the author is working on a new book and I do hope it will be another episode of Elma's adventures, because I do intend to read on and check if she is satisfying my curiosity and thirst for justice.  

 

Published by Orenda Books
                                       
 

Monday, 10 August 2020

Creative writing: Foe by J. M. Coetzee

Susan Barton lands on an island in the middle of the ocean after a mutinee takes place on board the ship she is travelling on from Brazil. This particular island is not deserted. It's the kingdom of 60-year-old Cruso, a silent man who has lived here for many years after a shipwreck together with his man slave, named Friday. 

Nobody can tell how many years Cruso has spent on the island, not even himself - not having kept a record of the passing of time. He has not saved any useful tool from the shipwreck - just a small knife. He has not kept a journal of his adventures for future generations. What adventures, then, since he just moves stones to terrace the island, hoping to see some day a ship pass by and leave some seeds to plant? Why, it is not indeed Cruso's dream to leave the island, he doesn't even attempt to do it. And Friday just does what he is told to, uttering no sound. Somebody cut his tongue out.

I can see faces perplexed about this recounting of the life of the most famous castaway in the history of literature. Is this the very same adventurous Crusoe by Daniel Defoe? Is it the same Friday, who learnt English from his master and became a Christian?

It's Susan Barton who gets saved, with Friday, and dreams of passing on her, their stories. To do so, she contacts a man of letter, Mr. Foe. Can her story work? With a woman as protagonist? With just one cannibal, dumb Friday? No hordes of cannibals, no pistols saved from the wreckage to use against attacks? No attempts to build a ship to leave the island with?
It is by this line of reasoning that questions start, and not about the plot itsself. What is, for example, the task of the Writer: telling the truth?
 "It is not whoring to entertain other people's stories and return them to the world better dressed"

 Pleasing the reader?
More is at stake in the history you write, I will admit, for it must not only tell the truth about us but please its readers too.

The castaways' tales are just an excuse for a more philosophical approach, to talk about writing, the Writer, his creative power, inspiration, words and the unspoken. And those initials on a trunk, M. J. Who do they belong to? Is it maybe Coetzee's inverted initials, to confirm his presence, puppet master and god of his characters? (May it not be that God continually writes the world, the world and all that is in it?)

Susan slowly becomes clearly a Muse for the writer, even though the creative act is joked about: 

And he gave me sixpence, which, though no great payment for a visit from the Muse, I accepted

The book is full of innuendo on how to write. Were it not so complicated at times, it reads almost as a creative writing manual. As creative writing teachers tell us, storytelling responds to an urge to tell our stories:  

Without desire how is it possible to make a story?

 They also say that not everything must be really told:

In every story there is a silence, some sight concealed, some word unspoken, I believe


Foe by JM Coetzee (first published in 1986)


The re-telling of Crusoe's adventures takes up only a mere 20% of the books. The rest is another thing. Should you be looking for some Stevenson's style approach, you have definitely landed on the wrong shores.

Sunday, 26 July 2020

Cucina veloce: barrette con fiocchi d'avena e frutta secca

E' piena estate. A nessuno va molto di accendere il forno.
Se avete voglia di un dolce veloce e sano da assemblare, con l'aiuto di due soli elettrodomestici (mixer e frigorifero), questa ricetta fa per voi.

Procuratevi:


185gr di fiocchi d'avena fini                                                        
1 cucchiaino di cannella in polvere         
1/2 cucchiaino (scarso) di sale fino
200gr di frutta secca a piacere
170gr di miele
120gr di olio di cocco



   
Mischiate in una ciotola capace i fiocchi d'avena, la cannella e il sale.
Preparate la vostra frutta secca, tritandola a pezzetti con l'aiuto del mixer. Io ho usato nocciole tostate, pinoli, noci, semi di lino, semi di papavero, mandorle spellate. 
Andate ad unire la frutta secca ai fiocchi d'avena, mescolate e poi unite la parte liquida. Mischiate bene, fino ad assorbimento.
Foderate una teglia rettangolare (28x18cm) di carta da forno, avendo cura di ricoprire anche i bordi.
Versate la miscela e, con l'aiuto del dorso di un cucchiaio, compattate e livellate.
Ricoprire il tutto con pellicola e lasciate in frigo per una notte. Tagliatelo in quadrati o rettangoli a piacere e continuate e conservarlo in frigo, ricordando che sopra i 20 gradi di temperatura l'olio di cocco si scioglie! 
Se non volete quindi usare l'olio di cocco, potete utilizzare invece burro di arachidi o di mandorle. 




Tuesday, 14 July 2020

Coming out soon: The End of Her by Shari Lapena

When I saw this book on Edelweiss, I thought "why not?"
Shari Lapena has a solid reputation as a thriller author, so I had high expectations about it.


The first problem was with the plot: psycho ex- lover (and blonde, of course) coming back to bring hell to the lives of a young and rich American couple? Already heard of it.

That is what happens here. Erica is a fatal blonde, with no murderous instinct, but  she would be ready to do almost anything for money. From blackmail to stalking, up to pushing someone else towards murder. The tension underlying the narration is actually just much ado about nothing. There is no real coup-de-theatre here to surprise the reader. You can guess how it will end from the start almost.

Let's get this straight. The book actually kept me wondering and reading on, thanks to a fast pace and a continuous change of perspective. I also appreciated the way Lapena built an adverse feeling in me towards Erica. I really hated her. But that is not enough to hide the lack of ingenuity in the plot and the feeling that, somewhere towards the end, the author didn't actually know how to close it all.

The funniest part for an old-Europe observer like me was the setting: New York, a residential suburb, where wives are mothers at any cost, spending their time between sitting at the park and sharing cakes or lasagna and trying to get some rest from childcare (Stephanie's twins are actually more evil than badass Erica somehow, but it would be unfair to kill them....while Erica....), while their husbands have great careers to follow and maybe some lover on the side. Just amazing how there is no baby sitter around .... ;)

Monday, 6 July 2020

Premio Strega 2020: Tutto chiede salvezza - di Daniele Mencarelli

Vincitore del Premio Strega Giovani 2020, Tutto chiede salvezza di Daniele Mencarelli tocca corde profonde.

Sara' l'anima di poeta dell'autore a dare un tocco delicato ad una storia che si svolge fra le pareti di un reparto psichiatrico e dove la maggior parte delle persone parla romano, elidendo le sillabe finali delle parole - un parlato tutt'altro che delicato, ma che aggiunge una piccola nota divertente.
Questo romanzo e i suoi personaggi arrivano lentamente sotto pelle, e mentre loro si affezionano l'un l'altro scoprendosi simili e capendosi, noi ci affezioniamo a loro, alle loro stranezze, mentre  si affronta un tema difficile come la malattia mentale con semplicità - ma non con leggerezza.
Daniele, il narratore protagonista - e forse pure l'autore -, e' un ragazzo di poche parole, poeta, che ha già provato ogni tipo di sostanza stupefacente, quasi per noia, legatissimo alla figura materna, musa ispiratrice dei suoi componimenti poetici. La settimana di TSO che si trova a passare in reparto e' dapprima accolta con fastidio, ma presto si rivela una settimana emotivamente molto intensa. Cosi' intensa che gli strani occupanti della camerata faticano a lasciarsi, dopo essersi trovati per caso. E sara' solo il tragico epilogo finale a sciogliere, inesorabilmente e lasciando tanta amarezza, le righe. 

Monday, 22 June 2020

Premio Strega 2020: Almarina - di Valeria Parrella

Almarina e'  nella sestina finalista del Premio Strega 2020, secondo a pari merito con Gianrico Carofiglio, uno dei favoriti per questa finale e uno dei beniamini dei lettori italiani in generale. 

L'autrice di Almarina, Valeria Parrella, e' un nome gia' noto - come scrittrice, ma anche giornalista e sceneggiatrice teatrale. Forse anche per questo e'  tra i finalisti - in rappresentanza delle tanto amate "quote rosa" - gia' per la seconda volta.

Il libro ha una storia interessante, se non contundente, anche per l'ambientazione: il carcere minorile di Napoli, a Nisida. Qui ogni giorno Elisabetta Maiorano, insegnante di matermatica, si reca per fare lezione a ragazzi e ragazze detenuti in attesa o di un trasferimento o semplicemente di scontare la pena prevista. Ma anche Elisabetta sembra scontare una sua personalissima pena, la pena di vivere senza il marito, morto all'improvviso, senza neanche lasciarle un figlio a farle compagnia. E' per fuggire da questa solitudine che Elisabetta si rifugia - paradossalmente - in carcere.
Ed e' qui che incontra la piccola romena Almarina, a sua volta fuggita dal suo paese e dalle violenze paterne solo per dover subire altre violenze, da altri uomini. Elisabetta scopre cosi' l'amore materno e a poco a poco riesce anche ad allontanare i suoi fantasmi.

La storia e' molto intimista, anche per lo stile lirico che l'accompagna. Solo che non si capisce mai bene dove Parrella voglia arrivare. E' un racconto che punta l'indice contro il maschio della specie? E' una denuncia della difficolta' di adottare un figlio? E' un modo per far conoscere la realta' dei carceri minorili? E' un esperimento letterario, che mischia diversi livelli di lirismo con scritti dal carcere e discese verso il napoletano parlato? Il punto e' proprio questo: non si capisce. Potrebbe essere addirittura un esperimento lasciato in un cassetto e tirato fuori ora, che la notorieta' lo permette.

C'e' tanto di buono in questo breve romanzo. Peccato non aver tirato le fila e non avere reso piu' omogeneo il testo. Forse avrebbe potuto aspirare a qualcosa di piu' della fascetta di "candidato".

Wednesday, 17 June 2020

I cerchi nell'acqua - di Alessandro Robecchi

Diciamoci la verita'. Le serie a volte sono un tormento, proprio perche'  se non le si comincia dall'inizio e non le si segue religiosamente si perdono pezzi, episodi, evoluzioni. E poi e' ancor peggio se arriva quel momento in cui la serie comincia a perdere il proprio slancio vitale e allora son dolori. Come venire delusi da un amante di lunga data.
In parte e' per questo che non credo che Carofiglio possa vincere il Premio Strega 2020, nonostante la sua indiscussa popolarita'. Il suo La misura del tempo e' un episodio di una serie, e si sente. Senza gli episodi precedenti, ho sentito di non poterlo capire fino in fondo.

Ecco, con I cerchi nell'acqua di Alessandro Robecchi non mi e' successo. Ho letto questo episodio senza percepire la mancanza di quel "qualcosa".

I cerchi nell'acqua di Alessandro Robecchi
scuderia Sellerio


Il sovrintendete Tarcisio Ghezzi, seduto comodo in poltrona, racconta a Carlo Monterossi, relegato alla parte di puro ascoltatore (negli altri episodi e' il protagonista), tre filoni di indagine. Quella che ha seguito lui stesso, in via del tutto personale, e che consiste solo nel cercare un piccolo delinquente di cui la compagna Franca - vecchia prostituta - non ha piu' notizie.  Quella che ha seguito il suo partner sul lavoro, il Carella, anche lui in via del tutto personale, e che consiste in voler vendicare chi non può piu' farlo da solo. E quella che invece sta seguendo, finalmente in via del tutto ufficiale, la polizia:  la morte violenta di un noto antiquario restauratore di Milano.
Cosi', anche noi lettori, spettatori al pari di Monterossi, siamo costretti ad aspettare, seguendo i ritmi della narrazione del Ghezzi, fino a quando finalmente i cerchi nell'acqua cominciano ad intrecciarsi. E intanto ci ritroviamo fra poliziotti stanchi di fare sempre la cosa giusta (che qual e', poi, questa cosa giusta?), prostitute ammazzate di botte e la povera Rosa Ghezzi che ambisce solo ad avere una lavatrice nuova, mentre Milano scorre di giorno e di notte, con i suoi Navigli e le sue periferie.
Una cosa hanno in comune Robecchi e la generazione di scrittori di gialli e noir italiani cosi' popolari in questo momento. Sembrano essere stanchi - o quanto meno i loro personaggi sembrano essere avviati ad una stagione autunnale di mestizia e stanchezza:
Sono tutti stanchi, pensa ora Ghezzi. Gregori e' stanco, la Franca e' stanca, della sua vita e delle sue marchette. E' stanco anche il Salina, ci scommetterebbe, e lui e' stanco di cercarlo. Il paese e' stanco, spossato dall'attesa di cose che non verranno mai. E' quello che si dice sempre come massima ambizione, come orizzonte di speranza: una vita normale, un paese normale... non arriva mai, e intanto si aspetta, si sgrana il rosario delle giornate. E' un'attesa che sfianca, l'attesa di cosa, poi?

Forse Robecchi&company sono davvero specchio della nostra societa'. Stanca, spossata, in attesa di cosa non si sa. Ma tanto, anche a saperlo, non arriva mai.

Saturday, 6 June 2020

Premio Strega 2020: Il Colibrì - di Sandro Veronesi

Un’altra delle mie prime volte, quella con Sandro Veronesi. Come spesso mi accade, ho cominciato dalla ultima fatica, non sapendo bene che aspettarmi da un libro che, uscito da pochi mesi, era già dato per favorito al Premio Strega.

Il Colibrì di Sandro Veronesi, La nave di Teseo (2019)

In Il Colibrì, il protagonista Marco Carrera, oftalmologo, e’ un uomo come tanti, tra vizi e virtu’. Ne seguiamo la vita dalla nascita, nel 1959, fino alla morte, nel 2030. E qui e’ una delle prime caratteristiche del libro, che capitolo dopo capitolo ci porta avanti e indietro nel tempo, come se una folata di vento – tutto sommato benevola dato il risultato – avesse scompigliato il manoscritto dell’autore, impedendogli di seguire l’ordine cronologico. Inoltre, i diversi capitoli sono a volte classici, ma possono anche ridursi a poche righe di email, uno scambio di sms, o ancora una breve riga di cartolina.

In questo assemblare tempi e modi, Veronesi rivela tutta la sua bravura: non perde mai il filo, ne’ lo fa perdere al lettore.

Marco Carrera è anche il colibrì del titolo. Lo è fin da piccolo, per il soprannome affettuoso datogli dalla madre per un difetto di crescita, risolto solo a 15 anni grazie ad una cura ormonale. E lo è più tardi, in età adulta, secondo le parole della donna amata (platonicamente e da cui e’ platonicamente ricambiato):

“…tu sei davvero un colibrì. Ma certo. È stata un’illuminazione: tu sei davvero un colibrì. Ma non per le ragioni per cui ti è stato dato questo soprannome: tu sei un colibrì perché come il colibrì metti tutta la tua energia nel restare fermo. Settanta battiti d’ali al secondo per rimanere dove già sei. Sei formidabile, in questo. Sei formidabile, in questo. Riesci a fermarti nel mondo e nel tempo, riesci a fermare il mondo e il tempo intorno a te, certe volte riesci addirittura anche a risalirlo, il tempo, e a ritrovare quello perduto, così come il colibrì è capace di volare all'indietro.”

Il colibrì Marco, quindi, ci conduce con apparente facilità di anno in anno o di decennio in decennio in nessun ordine particolare, forte della virtù enunciata da Luisa. Ma nella vita sta anche fermo, a Firenze, dove mantiene la casa dei genitori e i ricordi della famiglia, senza mai arrendersi a cederli o a darli via. Tiene viva la memoria di chi è morto: Probo e Letizia, classica coppia di genitori di quell'epoca in cui l’infelicità coniugale non equivaleva al divorzio o alla separazione; quella dell’amata sorella Irene, morta suicida; della strana figlia Adele, legata a lui come con un filo e morta lasciando al mondo una figlia senza padre. Tiene vivo il legame con i vivi: la corrispondenza con il fratello Giacomo, emigrato in America e che mai gli risponde; quella con Luisa, emigrata a Parigi e con cui intrattiene un legame intenso ma mai consumato; con la ex moglie Marina, emigrata in Germania. Marco Carrera e’ li’, al centro di questa rete. Il suo destino si rivela nel momento in cui si trova, solo, ad accudire la nipote Miraijin (“uomo nuovo” in giapponese), questa figlia del mondo che ad esso da’ nuove speranze, che fa sempre la cosa giusta, dice sempre la cosa giusta. Miraijin e’ reale, ma forse e’ anche simbolo delle speranze riposte nelle nuove generazioni. 

Non credo sia casuale che l'uomo nuovo sia una donna, ne' che discenda da un uomo come tanti. Sembra rivoluzionare un po' quelli che sono i fondamenti della nostra religione: Gesù era l'uomo nuovo ed era il figlio di Dio. Qui Miraijin e' donna, ed e' eccezionale, discendente da un uomo che nulla ha di divino.

La parte più futurista del libro e’ anche quella, a onor del vero, meno piacevole.

Si parla molto di amore e si parla molto di morte. Ma questo affiancamento di Eros e Thanatos non e’ poi nulla che la letteratura non abbia ampiamente sfruttato, anche se il modo di Veronesi di affrontare la morte fa certo riflettere e regala alcune fra le pagine più belle del romanzo.

Una nota stilistica, in negativo. In un paio di occasioni, anche Sandro Veronesi si fa prendere dal gusto di lasciar correre la narrazione risparmiando sui punti fermi. E allora lancio un appello, una volta per tutte: Cari Autori, i punti fermi nei periodi sono belli e aiutano tantissimo a non snervare il lettore. Quelli che non li usano per scelta stilistica ci sono, ci sono stati (Joyce, Saramago, ...) Ma non è la normalità, non e' che senza punti è meglio, ne' e' un risparmio per la casa editrice o sulle emissioni di CO2. I vostri romanzi non ne guadagnano. Parola di lettrice.


Sunday, 31 May 2020

Premio Strega 2020: La Misura del Tempo - di Gianrico Carofiglio

Qualcuno ha scritto che bisognerebbe essere capaci di morire giovani. Non nel senso di morire davvero.  Nel senso di smettere di fare quello che fai quando ti accorgi di avere raggiunto i confini del tuo talento, se ne possiedi uno. Tutto cio' che viene dopo quel confine e' ripetizione. Uno dovrebbe essere capace di morire giovane per rimanere vivo, ma non accade quasi mai.”

La misura del tempo di G. Carofiglio 
Einaudi Stile Libero Big

Guido Guerrieri, avvocato barese, ha superato i 50 anni ed è stanco. Stanco del lavoro, dei rituali che prevede. È insomma arrivato ad una stagione preautunnale della vita, una che inevitabilmente gli fornisce spunti per riflessioni sul tempo che passa. E proprio in mezzo a queste riflessioni, spunta una nuova cliente che si rivela essere stata la protagonista di una avventura sentimentale di ben 27 anni prima, quando l’avvocato era solo un praticante e lei, Lorenza, gia’ una donna, piu’ grande di lui, ambigua, misteriosa, bella e sfacciata.

Fin dall'inizio Lorenza conserva la sua ambiguità, reticenza a volte e anche attraverso i flashback narrativi non risulta mai un personaggio simpatico e trasparente, non suscita le simpatie del lettore. Il problema che presenta a Guerrieri e’ molto semplice, nella sua complessità. Il figlio Iacopo e’ in carcere per omicidio e il suo difensore e’ morto. Mancano sedici giorni all'appello e Lorenza cerca in Guerrieri un sostituto, con l’obiettivo di salvare il salvabile in un caso che sembra assolutamente perso.

Un legal thriller in piena regola: gran parte del giallo si svolge in tribunale, con spiegazioni affascinanti di quello che succede in un'aula - almeno per chi non conosce gran che di quella realtà, come me.


Ma la trama gialla non e' importante. E' solo un pretesto per parlare del tempo. Il tempo che passa, che confonde i ricordi, tanto più che la narrazione e' in prima persona - e chissà se e quanto è affidabile questa voce narrante. Una voce che ama le divagazioni (non a caso, Guerrieri sta leggendo Tristam Shandy del quale dice “un grandissimo romanzo di divagazioni, secondo me. Le divagazioni sono la mia passione, in tutti i campi, e quella lettura era un turbinoso piacere”), le note erudite sui filosofi, con qualche incursione nel mondo della vita degli scrittori e dell'editoria, delle librerie indipendenti. 

Intanto, però, il tempo personale è in contrapposizione con il tempo del tribunale. La tempistica delle azioni, in quel caso, è fondamentale, deve essere precisa, non può permettersi nebbie e dubbi. E sarà proprio il tempo (e ancora una volta, seppure in maniera diversa dal passato, Lorenza) a tradire l'avvocato...


Scritto con uno stile scorrevole, leggermente ma piacevolmente compiaciuto, si fa leggere senza battute di arresto, al di la’ di alcuni difetti - uno su tutti la staticità dei personaggi, un po’ bidimensionali. E’ il problema comune dei libri che in realtà appartengono ad una serie. Forse i cultori delle avventure di Guerrieri, forti dei precedenti episodi, non patiscono di questa scarsa connotazione dei personaggi.

Infine, La misura del tempo e' molto rappresentativo di una generazione di giallisti/noiristi che da tempo sono in testa alle classifiche di lettura e che evidentemente rispecchiano i gusti del pubblico italiano. Penso ai Carlotto, Manzini, Lucarelli - per non parlare di Camilleri. 

Se questo sia poi un ulteriore elemento utile a farlo entrare nella cinquina finale del Premio Strega, lo vedremo a breve. 


Wednesday, 27 May 2020

Cardiff, by the Sea - 4 novellas by Joyce Carol Oates

Cardiff, by the Sea - by Joyce Carol Oates - Grove Atlantic

Cardiff, by the Sea
is a collection of four novellas by renowned author Joyce Carol Oates. She is actually considered one of the best American living authors - and one of the most prolific.
 

In Oates's world, there is often a definite separation between men and women. Women are often suffering victims - of men, of their families, of society. Men are most of the time deceivious beings, untrustworthy, driven by a homicidal and violent instinct.

In her world, reality and dreams (or nightmares) have no well-defined borders and characters keep floating from one into another creating an almost gothic - foggy - atmosphere. The result is often subtly disturbing.

So in the first novella - which gives the title to the entire collection - Clare is a 30-year old art historian, living her life in a sort of bubble, where human relationships are necessities to be handled with care and not too much involvement. Her attitute towards life has been shaped by her being adopted. She feels and acts like an outsider because the trouble with being adopted is that you are always provisional. No matter your age, you are at risk of being sent back.
Her philosophy and mental construction are shaken one day, when she receives a phone call on the landline and, even not knowing the identity of the caller, decides to answer. This decision, one in contrast with her usual policy, will trigger a series of events that will lead Clare - and the readers with her - into an almost nightmarish vortex. Will she wake up?

The second novella, Miao Dao, relates the difficult adolescent life of 13-year-old Mia. Parents divorcing and remarrying, boys noticing her for her changing body at school and bullying her, her stepdad not turning out as good as it seemed. Her only pleasure comes from a colony of feral cats that, to her dismay, is eradicated by the department for public health. She rescues though a small kitten, baptizing her Miao Dao, for which she develops an intimate attachment made of (mutual) protection. So intimate that, even when it escapes, it keeps coming back, visiting her in her sleep, protecting her - or is it just her dreams? 
Mia is suffering as a teenager, her mother is suffering as an adult woman. They both need to adapt to changes in their lives, and they find different ways to cope with it - be it alcohol or ...cats. Relying on men is never the answer. Men are insensitive beings at the best (Mia's father), violent at the worst (Mia's stepfather). And they are essentially so from the start. The guys in school are little bullies. The stepdad is just their adult version.

In Phantomwise, Alyce is just nineteen and falls for the wrong man (is there a right one, though?). The game Oates plays between reality and dream/nightmare is even more explicit here with the continuous reference to Alice in Wonderland. Ghosts get more real than in the previous two novellas, preparing the field for the last one, The surviving child, where a house is actually haunted. In this novella, Elizabeth marries a widower, only to found out that dark secrets are hidden in  the house they live in. Again, no surprise, evil is hidden under the surface of an apparently perfect husband. 
 
All four pieces have female characters as protagonists, all sharing an intense mental activity - they think and brood more than they speak. They drift in and out of sleep; what happens in their lives might belong to this world or to a parallel reality. This state of constant chaos and uncertainty is quite disturbing, just as disturbing are the often bloody secrets hidden under the surface.
 
Oates has fun building a constant internal dialogue between the narrator and the protagonist, through the use of brackets - leaving always floating the doubt that one of them is not fully reliable.
 
If you like "disturbing", this collection is definitely for you.

(This book will be published in October, 2020 - I got an ARC through Edelweiss)



Saturday, 23 May 2020

Tony&Susan a.k.a. Nocturnal Animals - by Austin Wright

When reading a book, readers often ask themselves questions that will remain unanswered unless you are in a position to ask the writer. This might be easier now, with all this Twitter, Instagram and so on and so forth. But it was not an easy option when Wright wrote this book. And it is not an option now that Wright is dead. Questions like "Who are Tony and Susan? Real persons or book characters?" will remain unanswered. But most of all, how important are these questions or their answers?

Tony&Susan by Austin Wright (1993)


Tony is the main character of the unpublished novel "Nocturnal Animals", sent by Edward to his ex-wife Susan, who reads it in just three frantic days, after waiting months. She also asks questions to herself. Is Tony Edward? Or is he, maybe, a mirror image of Susan? And what would Arnold, her second husband, say? - was he made to read the book. These questions will remain unanswered. But, most of all, how important are these questions or their answers?

From the start, "Tony&Susan" gives a sense of urgency, carried on in the fast pace of Edward's "Nocturnal Animals", in deep contrast with Tony's remissive attitude, almost incapable of any reaction whatsoever. But the story of these characters or the hunting down of the thugs are not the core of the novel. Its core is the relationship reader-book-writer. The story is just an excuse (a well plotted one, though), with a clear intention stated right at the beginning:
Books always resist her at the start, because they commit so much time. They can bury what she was thinking, sometimes forever. She could be a different person by the time she's through.

And indeed, the Susan that comes out after the reading is not the same Susan that has started reading the novel. But she is still a reader, one of us.
She had a suspicion she could write just as well, if she wanted to - who has never had such a thought, at least once - raise your hands, if you dare, readers!

And Edward, who only appears in Susan's words, is the writer, the puppet master, the one manoeuvring his characters - leaving us to ask the whys and hows, without ever coming to the bottom of the truth. He is the one writing out of necessity. Just like we read out of necessity. And the writer can't exist without the reader.
If Edward couldn't live without writing, she couldn't live without reading. And without me, Edward, she says, you'd have no reason to exist - so much so that Edward-writer cannot exist without Susan-reader - who wouldn't exist without Austin Wright-writer who wouldn't exist without me-reader.

It gets a reader to understand one. Because out there, there are also the non readers, like second husband Arnold:
She wanted to punish Arnold too, but the only thing she could think of was to make him read the book. He would do that if she insisted, but she doubted he would see anything.

This book is a great example of metanovel and, leaving aside some imperfections in the pace, deserves reading. And, in my opinion,  its movie version "Nocturnal Animals" is a good movie - quite a rarity, when both book and movie turn out so good, isn't it?

Nocturnal Animals by Tom Ford (2016)

Sunday, 3 May 2020

CasomaiAdesso - concorso di poesia

Ai tempi del coronavirus, c'e' chi ha avuto il blocco dello scrittore e chi invece si e' probabilmente trovato a scrivere di piu'. O, piu' semplicemente, a scrivere.
Per chi si dedica ai versi, e desidera uscire dall'anonimato e vedere l'effetto che quelle parole hanno sugli altri, ecco un concorso promosso da Inter Amnia - 两河之间 - Between the rivers.





Saturday, 25 April 2020

Premio Strega 2020: Vita morte e miracoli di Bonfiglio Liborio - di Remo Rapino

Liborio Bonfiglio - o, come direbbe lui stesso, Bonfiglio Liborio - ha 80 anni quando decide che e' tempo di scrivere le sue memorie.
Liborio e' nato nel 1926 in un paese imprecisato dell'Italia del Sud. La sua lunga vita si intreccia con la Storia: dalla guerra al boom economico, dalle attività sindacali in fabbrica al lavoro nei campi, dalla lotta di classe all'occupazione delle università, agli anni di piombo fino alla nascita di nuovi partiti politici e alla paura per l'inizio del Nuovo Millennio, all'attacco alle Torri Gemelle. Per parte sua, vive la guerra da orfano, il boom economico in fabbrica al Nord, le crisi economiche con i numerosi licenziamenti, si iscrive alla FIOM, visita l'università a Bologna, finisce in manicomio a Imola - per tornare poi al paese.
E' dal punto di vista di questo personaggio solitario - ma non per sua scelta - e, a detta di tutti, con qualche rotella fuori posto che il lettore rivive la storia italiana. Liborio e', a tutti gli effetti, un Forrest Gump nostrano - c'e' anche l'amore di una vita (non corrisposto) per Teresa e un amico amputato. Manca solo la panchina. Il suo umorismo e' del tutto involontario, come quello di Forrest. Strappa qualche sorriso.

"Ma proprio antipatici mi ricordo che mi erano i bambini ricchi come Nobis e Derossi e sulle palle mi ci stava pure quel Bottini, padre e figlio, che si scrivevano le lettere anche se abitavano alla stessa casa e che erano due culi pesanti che stavano sempre a cercare il pelo nell'uovo e rompevano scatole e scatoloni per ogni cosa che succedeva, ogni parola, ogni fattarello scemo, sempre schiena dritta e pancia in dentro, che sembrava una caserma dei carabinieri quella casa di Bottini, che questo si fa e quello non si fa, che secondo me in quella casa i dieci comandamenti di sicuro erano più di dieci."

Le parti umoristiche e la semplicità del personaggio (che in fondo  semplice non e') non bastano pero' ad elevare il romanzo alla categoria "grande". A parte l'evidente calco su Forrest Gump di cui ho detto, e' lo stile a rendere faticosa la lettura. Volutamente impestato di dialetto, colloquialismi e strafalcioni linguistici, sempre piu' vicino al flusso di coscienza, con pensieri lunghi e poche pause, lo stile cerca di riprodurre da una parte il basso livello di alfabetizzazione del narratore e, dall'altra, l'estrema confusione che c'e' nella sua testa. Anche le continue ripetizioni, legate ad alcuni chiodi fissi del narratore, sono tipiche dell'eta' avanzata e di quei ricordi che permangono dall'infanzia. Come il ricordo del padre, mai visto, che si ripete cosi' ogni poche pagine:

"A me mia madre mi diceva che io avevo gli occhi uguali ai suoi. Questo solo so." (pag. 7)
"... mi raccontava storie e favole che mo' non me lo ricordo bene e che forse  e' meglio che me lo sono scordato, a parte quella storia che avevo gli occhi uguali a quelli di papa' mio." (pag. 13)
"...e mi veniva in mente di fare lo stesso viaggio per andarlo a ritrovare, almeno per vedere se era vero che lui aveva gli occhi come me e io come lui." (pag. 20)
"... e per vedere se davvero avevo gli occhi come i suoi, che cosi' mi diceva sempre mia madre..." (pag. 23)

Queste ripetizioni, tra l'altro copiose e ravvicinate, non aiutano certo a digerire con più facilita' la scrittura.
La tentazione di abbandonare il romanzo senza finirlo e' stata davvero forte.
Ma proprio perché l'ho portato comunque a termine sento di poter affermare che non ha le carte in regola per entrare nella cinquina finalista al Premio Strega 2020. ... avro' ragione?



Wednesday, 15 April 2020

Amatissima - di Toni Morrison


Amatissima, in inglese Beloved, ha guadagnato un Pulitzer (1988) al poi Premio Nobel per la letteratura Toni Morrison.

Il romanzo e’ il suo tributo a quei milioni di africani che giunsero in America dall'Africa, stipati sulle navi in condizioni disumane per la traversata atlantica, e che continuarono le loro vite in condizioni ancora più disumane, al servizio dei bianchi nelle loro case, nelle loro fattorie, sui loro campi, nelle loro miniere. Nei loro letti.

“(…)Le disse che lei e la madre di Sethe erano venute insieme per mare. La ciurma aveva approfittato parecchie volte di loro. “Li ha buttati via tutti. Ha tenuto solo te. Quello che aveva avuto dai marinai, l’ha buttato via su un’isola. Gli altri che ha avuto dai bianchi, anche quelli li ha buttati via. Li buttava via cosi, senza dargli un nome. A te ha dato il nome di quel nero. Lui l’aveva abbracciato. Con gli altri non l’aveva fatto. Mai. Mai. Dico a te. Dico a te, piccola Sethe.”

La casa al 124 e’ abitata da tre generazioni di donne: nonna Baby Suggs, la madre Sethe e la figlia, Denver. A dire il vero ci sarebbero anche due fratelli, ma come tutti gli uomini anche loro se ne vanno, 

(…)“Un uomo non e’ che un uomo” diceva Baby Suggs. “E un figlio, allora? Be’, un figlio si’ che e’ qualcuno” (…)

cacciati da un fantasma che infesta, con irruenza e prepotenza, la casa. Si tratta di una figlia morta ammazzata, e come tutti i morti ammazzati ritorna a tormentare i vivi. Sara’ l’arrivo di Paul D., vecchia conoscenza di Sethe, a liberare dall'infestazione il 124. Ma solo per far ricomparire il fantasma sotto le sembianze di Beloved, una ragazza che dice di arrivare dal ponte, che non ha una famiglia di cui raccontare, che non mangia, e che porta un vestito a collo alto. Se all'inizio non tutti si accorgono di cosa e’ Beloved, a poco a poco anche Sethe arriva a capirlo, Paul D. fugge – come tutti gli uomini – e Denver si trova emarginata dall'amore ormai diventato mostruoso tra madre e figlia morta. Nonna Baby e’ morta già da tempo, stancata dalla vita.

"Quei bianchi mi hanno preso tutto quello che avevo e che sognavo" disse "e mi hanno anche rotto le corde del cuore. A questo mondo non c'e' la sfortuna, ci sono solo i bianchi."

C’è molto della tradizione animistica africana e afroamericana nella trama. Per chi non ama le storie di fantasmi sembra poco invitante. Eppure, se all'inizio ha dell’incredibile la serenità con cui si parla di fenomeni paranormali e la quasi gioiosa accettazione del ritorno di Beloved con sembianze umane, a poco a poco risulta molto più incredibile la narrazione di come si e’ arrivati a tutto questo.
Il moltiplicarsi delle voci dà punti di vista ed angolazioni sempre diverse di una storia che si conclude però sempre allo stesso punto: la tragica morte di una bambina nera, la cui madre le ha segato il collo, mentre cercava di uccidere anche i due figli maschi e la neonata. Pazzia? Si’, quella suscitata dal solo vedere i quattro bianchi a cavallo avvicinarsi al 124. Quella suscitata dal pensiero che anche i suoi figli vivranno la schiavitù e tutti i suoi annessi: uomini e donne impiccati agli alberi, irriconoscibili se non dai marchi a fuoco sui loro corpi; la separazione forzata delle madri (fattrici) dai figli (merci di scambio); le frustate che lasciano segni perpetui sulla pelle, come scritte di inchiostro sulla carta, ma rossi e indelebili; i morsi di ferro in bocca; le violenze sessuali; le misurazioni e le valutazioni, al pari di bestie da soma, da lavoro, da riproduzione.

"Qui" diceva, "in questo posto qui, noi siamo carne: carne che piange e che ride, carne che balla a piedi nudi sull'erba. Amatela. Amatela tanto. Laggiu' non amano la vostra carne. La disprezzano. Non amano i vostri occhi - ve li possono strappare come niente. Ne'amano di piu' la pelle della vostra schiena. Laggiu' ve la levano. E non amano le vostre mani, oh, cari miei. Quelle le usano soltanto, le legano, le stringono, le tagliano via o le lasciano vuote (...) E no, non sono innamorati della vostra bocca. Laggiu' ve la spaccheranno di sicuro e ve la spaccheranno di nuovo. Non daranno retta a quello che dira'. Non ascolteranno quello che gridera'. (...)

Se la morte che la madre dà a un figlio crea un vuoto quasi totale intorno all'assassina, per un gesto considerato contro natura, a poco a poco la follia materna si dispiega in tutta la sua disarmante tragicità e il ritorno del fantasma sembra quasi plausibile a fronte di tutte le sofferenze subite, da Sethe e da generazioni di schiavi prima e dopo di lei.

(..) A ogni sussulto del cuore della bambina, il maestro faceva un passo indietro, finché alla fine i battiti erano cessati. “L’ho fermato io” disse, osservando il punto in cui una volta c’era lo steccato. “Ho preso i miei bambini e li ho messi al sicuro”. Il frastuono nella testa non impedì a Paul D. di notare il tono carezzevole che Sethe aveva dato a quell'ultima parola. Si rese conto che quanto voleva per i suoi figli era esattamente ciò che mancava al 124: la sicurezza (…)

Il romanzo parte da storie vere, compreso il tentativo di una madre di uccidere la figlia per sfuggire all'inseguitore bianco, riportato come fatto di cronaca da un giornale dell’Ottocento. La coralità della narrazione richiama la tradizione orale, prevalente nel tramandarsi le storie fra schiavi.
Le donne sono centrali. Come madri, e detentrici di poteri particolari – Baby Suggs e’ detta la santa e ha capacità premonitrici; a Denver nulla puo’ succedere; a reincarnarsi e’ una figura femminile; sono trenta donne insieme col loro canto a scacciare Beloved dal 124. Anche le donne bianche entrano in questo novero: Amy Denver che salva Sethe e la neonata Denver sul fiume; Mrs. Garner che crea un ambiente protetto per i suoi neri – salvo poi renderlo un inferno, cedendolo alle mani del cognato, il maestro.
Gli uomini sono specializzati nell'andarsene. Sparisce Halle, il marito di Sethe; spariscono i figli - e se non lo fanno loro ti vengono portati via; Paul D. compare ma se ne va, incapace di affrontare la verità di Sethe. A onor del vero, ritornerà. Ma le radici, chi resta, chi perpetua il cerchio della vita è sempre la donna.

Amatissima è una lettura impegnativa, ricca, larger than life. Un libro che merita (almeno) una rilettura - in lingua, per chi può – per cogliere tutti gli aspetti che in una sola seduta sono difficili da interiorizzare e che la lingua originale di certo valorizza.

Sunday, 12 April 2020

A Trick of the Light - by Louise Penny. Canadian Agatha Christie?

This is episode n.7 in a fortunate series of mysteries created by Canadian author Louise Penny and whose protagonist is Chief Inspector Armand Gamache.

Funny enough, in Italy this is actually the first published mystery in the series. A mystery in the mystery, if you ask me.

The final liking of the book, in fact, depends also on some understanding of previous episodes referenced to. And on the evolution of Gamache and other characters that had been previously introduced.
This said, I was very curious to meet Louise Penny, who has been defined the heiress of Agatha Christie. Now, do not expect to find a Poirot 2.0 or a Canadian version of dear old Miss Marple. What you will find is a gentleman-like chief inspector, very refined and cultivated. One who collects facts and then connects the dots. One who studies people and their personalities as much as their relationship in order to get to the truth. The murder then happens in a close circle of people and the investigation itself takes mainly place in a small village, Three Pines, which reminds of older mysteries, in houses and holiday resorts, trains and river steamers. Only considering all the people together at a given moment and their past will lead to the real culprit.
When critics say Louise Penny is the novel Madame Christie they probably point at the type of mystery she chooses to write: the blood and the murders are there, but no morbid details are given. And the solution comes through logical thinking, after an attentive study of facts.
In fact, there are more culprits - but of different crimes. Some have already made amends, others are making amends..... Gamache - like his second in command Beauvoir - knows perfectly well the importance of shadows and lights, a leitmotif in the book and not only in the field of art.
Probably mirroring Gamache's personality, the pace of the book is quite slow, so much so that at about half of it I was starting to miss some action. But what is missed in terms of action is somehow counterbalanced by a good sense of humour, some romance and the dynamics between Gamache and Beauvoir.
When the end comes, and justice is served, the reader is left with many questions about what will come next. The only way to know is to read on.
PIEMME started publishing Louise Penny's mysteries with episode #7.


Sunday, 5 April 2020

Premio Strega 2020: Ragazzo italiano - Gian Arturo Ferrari


Certe volte l’età di un autore e’ importante. Lo e’ in questo caso.

Gian Arturo Ferrari, classe ’44, con Ragazzo italiano propone un romanzo di formazione e di storia dell’Italia del dopoguerra.
Attinge a piene mani dalla sua esperienza di vita, tra Emilia e Lombardia, e ricrea atmosfere familiari e conosciute, echi di cose viste o sentite dire.
Lo fa attraverso gli occhi del bambino Ninni, diviso tra Querciano (comune fittizio dell’Emilia), Zenegrate (comune fittizio della Lombardia) e la per niente fittizia Milano. Il bambino si fa ragazzino, Ninni/Piero, e poi ragazzo, abbandonando per sempre il “Ninni” e trovando la sua identità come Piero e basta.
Le piccole vicende del protagonista danno il la, di volta in volta, all'introduzione di aspetti e dettagli di costume e società, politica e cultura.

Il contenuto dei programmi, fatta eccezione per Lascia o raddoppia?, che aveva la capacità mitopoietica di trasformare in eroi i suoi concorrenti, non aveva grande importanza, anzi nessuna. Non si guardava questo o quel programma, ma la televisione in quanto tale, sempre e comunque. Per questo si facevano preferire i programmi lunghi, dove non si doveva cambiare prospettiva, argomento, personaggi e si poteva invece gustare appieno la televisione in sé.”

 La tecnica della giustapposizione dei diversi quadri di vita italiana richiama un precursore emiliano eccellente, l’ottimo Guareschi e la sua saga dedicata a  Don Camillo e Peppone.
È anche evidente l’influenza del cinema neorealista, soprattutto nelle scene legate a Milano: le baracche della periferia, e l’architettura che cambia man mano che ci si avvicina al suo cuore, il Duomo, sembrano un chiaro tributo a Miracolo a Milano.

“Dunque, Milano era un posto complicato. Ci vivevano quelli delle baracche con le candele e le pantegane, e a mezz’ora di tram, in case che non si potevano neanche immaginare, abitava gente che mangiava con venti posate d’argento a testa. E loro?”

Ninni (e Piero poi) e’ un grande osservatore, un giusto mix di ingenuità e curiosità, l’occhio perfetto per documentare l’Italia e la sua famiglia che cambia con essa:

La gente, per le strade, sul tram, aveva perso quell’aria spiritata di prima, quando si capiva che si stavano giocando tutto, che non avevano riserve. Non si appendevano più fuori dal tram, non combattevano negli ambulatori, non cercavano, disperatamente, di andare avanti. (…) Ingrigivano. Anche il babbo, che a casa non lavorava piu’, ingrassava, aveva perso lo scatto.

 Ninni/Piero e’ anche un amante della letteratura e a poco a poco si rivela portato per le materie umanistiche, e per la scrittura in particolare. La precisione stilistica, classica ed elegante, l’amore per il dettaglio, sono in parte collegabili al suo gusto per la lettura e la scrittura, ereditati dalla nonna maestra, ma anche un sicuro indizio della formazione dell’autore e una piena realizzazione di quello che e’ a tutti gli effetti un romanzo classico. Niente sperimentazioni, qui. Solo il lento, preciso passo di un vecchio signore che sembra guidare per mano il suo piccolo protagonista, additandogli di volta in volta i dettagli, spesso raccolti in sontuosi elenchi:

La piu’ interessante pero’ era un’altra, questa sicuro prozia, che pur essendo molto voluminosa abitava con un marito minuscolo in un appartamento non piccolo, ma fatto di una sequela di stanzette piccolissime. Ognuna delle quali era stipata fino all'inverosimile di ogni sorta di chincaglierie, cimeli, memorie. Quadretti, statuette, vasetti, cofanetti, scatolette, borsette, per non parlare degli album di fotografie, delle lenti d’ingrandimento, degli orologi, dei fermacarte, degli occhiali da sole, dei ventagli…

Peccato per l'ombra del finale, una sorta di epifania sulle rovine classiche della Grecia, la culla dell’umanesimo, dove Piero sembra dimenticare tutto quanto è successo nei diciotto anni precedenti e vivere una illusione che stona rispetto al realismo che caratterizza, invece, tutto il romanzo. La “coda” è l’unico pendaglio sull'albero a non stare in piedi:

Un tema era un percorso con un capo e una coda. Non bastava appendere all'albero i pendagli e poi togliere l’albero, in realtà i pendagli erano tutti connessi, chi leggeva il tema doveva passare dall'uno all'altro come guidato, condotto per mano. Ma senza accorgersene”.