Matilde ha 44 anni e pesa 130 chili, quasi 131.
Come
tante persone obese, preferisce stare chiusa in casa, evitare i
contatti sociali, sfuggire agli sguardi pietosi, curiosi o giudicanti della gente, o
evitare osservazioni e consigli non richiesti di perfetti
sconosciuti. Ecco cosi' che tutto viene ordinato da fuori: dalla colazione al bar
alla spesa. Solo i medicinali non li ordina online. E' dipendente dal
Dulcolax, vecchio vizio che le ha lasciato la mamma ormai morta, e
dall'Eutirox per la tiroide, che si e' autoprescritta perche' ha sentito
dire che fa dimagrire.
E naturalmente ricorre spesso alla menzogna,
inventando scuse, malattie e urgenze per non incontrare chi la conosce.
Forse mente anche al lettore, su tanti piccoli particolari che non
combaciano mai a distanza di poche pagine. E poi scuse, tante scuse...
l'obesita' frutto del rapporto coi genitori, delle molestie subite da
bambina e, in seguito, degli uomini sbagliati incontrati nella vita. Ma
sono davvero scuse o e' un modo per spiegare una patologia
spesso guardata con disprezzo, di cui non si capisce o non si vuole
capire la complessita'? Sta a noi dare una risposta a questa domanda, al
di la' di quello che ci mostra Matilde.
Matilde e' l'alter ego di Costanza Rizzacasa d'Orsogna, l'autrice di Non superare le dosi consigliate.
Non superare le dosi consigliate di Costanza Rizzacasa d'Orsogna (Guanda)
C'e' molto di autobiografico in questo romanzo-denuncia-memoir, in cui si coglie non solo la personalita' dell'autrice, ma anche la sua mano: la mano di una persona che ha studiato scrittura (e' laureata in scrittura creativa alla Columbia University e fa la giornalista di mestiere, proprio come Matilde).
Un po' destabilizzante il continuo saltare da una parte all'altra, da un
ricordo all'altro, da un giudizio al suo opposto (la mamma era una
persona disturbata? le voleva bene? l'ha rovinata? e il padre?). L' ho
potuto apprezzare messo nella duplice ottica del binge eating che si riflette in questa specie di binge writing e dell'esercizio
che fanno fare gli psicologi, quando chiedono al paziente di scrivere a
ruota libera la propria vita. E quando si e' finito, il quaderno che si
e' riempito puo' essere chiuso, buttato, bruciato. O riesumato anni dopo
per farne un libro - come questo. E Matilde/Costanza non e' estranea alle frequentazioni con gli psicologi.
E' un libro che sembra quasi un flusso liberatorio per chi lo ha scritto e che forse, al primo impatto, lascia poco - se non la sensazione, a tratti scomoda, di avere spiato dietro una tenda molto intima. E' la riflessione che ne segue, giorno dopo giorno, a renderlo piu' accattivante, ma anche a servire da monito su cio' che non andrebbe fatto. Gli errori che commette Matilde possono servire a chi soffre dei suoi stessi disturbi come esempio negativo. E poi ci sono gli errori che commettiamo noi, spettatori/lettori e probabilmente amici e/o parenti di persone che soffrono di disturbi dell'alimentazione.
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