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Sunday 31 May 2020

Premio Strega 2020: La Misura del Tempo - di Gianrico Carofiglio

Qualcuno ha scritto che bisognerebbe essere capaci di morire giovani. Non nel senso di morire davvero.  Nel senso di smettere di fare quello che fai quando ti accorgi di avere raggiunto i confini del tuo talento, se ne possiedi uno. Tutto cio' che viene dopo quel confine e' ripetizione. Uno dovrebbe essere capace di morire giovane per rimanere vivo, ma non accade quasi mai.”

La misura del tempo di G. Carofiglio 
Einaudi Stile Libero Big

Guido Guerrieri, avvocato barese, ha superato i 50 anni ed è stanco. Stanco del lavoro, dei rituali che prevede. È insomma arrivato ad una stagione preautunnale della vita, una che inevitabilmente gli fornisce spunti per riflessioni sul tempo che passa. E proprio in mezzo a queste riflessioni, spunta una nuova cliente che si rivela essere stata la protagonista di una avventura sentimentale di ben 27 anni prima, quando l’avvocato era solo un praticante e lei, Lorenza, gia’ una donna, piu’ grande di lui, ambigua, misteriosa, bella e sfacciata.

Fin dall'inizio Lorenza conserva la sua ambiguità, reticenza a volte e anche attraverso i flashback narrativi non risulta mai un personaggio simpatico e trasparente, non suscita le simpatie del lettore. Il problema che presenta a Guerrieri e’ molto semplice, nella sua complessità. Il figlio Iacopo e’ in carcere per omicidio e il suo difensore e’ morto. Mancano sedici giorni all'appello e Lorenza cerca in Guerrieri un sostituto, con l’obiettivo di salvare il salvabile in un caso che sembra assolutamente perso.

Un legal thriller in piena regola: gran parte del giallo si svolge in tribunale, con spiegazioni affascinanti di quello che succede in un'aula - almeno per chi non conosce gran che di quella realtà, come me.


Ma la trama gialla non e' importante. E' solo un pretesto per parlare del tempo. Il tempo che passa, che confonde i ricordi, tanto più che la narrazione e' in prima persona - e chissà se e quanto è affidabile questa voce narrante. Una voce che ama le divagazioni (non a caso, Guerrieri sta leggendo Tristam Shandy del quale dice “un grandissimo romanzo di divagazioni, secondo me. Le divagazioni sono la mia passione, in tutti i campi, e quella lettura era un turbinoso piacere”), le note erudite sui filosofi, con qualche incursione nel mondo della vita degli scrittori e dell'editoria, delle librerie indipendenti. 

Intanto, però, il tempo personale è in contrapposizione con il tempo del tribunale. La tempistica delle azioni, in quel caso, è fondamentale, deve essere precisa, non può permettersi nebbie e dubbi. E sarà proprio il tempo (e ancora una volta, seppure in maniera diversa dal passato, Lorenza) a tradire l'avvocato...


Scritto con uno stile scorrevole, leggermente ma piacevolmente compiaciuto, si fa leggere senza battute di arresto, al di la’ di alcuni difetti - uno su tutti la staticità dei personaggi, un po’ bidimensionali. E’ il problema comune dei libri che in realtà appartengono ad una serie. Forse i cultori delle avventure di Guerrieri, forti dei precedenti episodi, non patiscono di questa scarsa connotazione dei personaggi.

Infine, La misura del tempo e' molto rappresentativo di una generazione di giallisti/noiristi che da tempo sono in testa alle classifiche di lettura e che evidentemente rispecchiano i gusti del pubblico italiano. Penso ai Carlotto, Manzini, Lucarelli - per non parlare di Camilleri. 

Se questo sia poi un ulteriore elemento utile a farlo entrare nella cinquina finale del Premio Strega, lo vedremo a breve. 


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