Attraverso la narrazione in prima persona, Maddalena/Maddi racconta la sua infanzia con la sorella minore Nina, un'infanzia fuori dal normale, di due "orfane" con i genitori in vita. Decisamente un ménage familiare alternativo, che segna profondamente le vite delle due bambine, poi adolescenti e donne.
Non si fa fatica a ritrovarsi nella voce di Maddalena, specie se si ha avuto un rapporto di sorellanza. Il legame a volte viscerale che si stabilisce con la sorella è comprensibile e risuona di cose che molti di noi hanno probabilmente vissuto. E chi una sorella di sangue non l'ha mai avuta, magari sa comunque di cosa Maddalena parla per avere avuto un'amica-sorella.
Un romanzo delicato, come la voce della narratrice, e molto al femminile. Women's fiction è il genere in cui si incasella facilmente, un "romanzo al femminile" non solo perché le protagoniste sono donne ma anche perché è scritto e presentato avendo in mente le lettrici più che lettor* universal*.
Come in ogni romanzo che si rispetti, ci deve essere una evoluzione dei personaggi. Qui il faro è puntato su Maddalena, che in qualche modo da quel carapace dovrà uscire, mettendosi per una volta in gioco. Essendo voce narrante, le è facile farci credere che la sua vita le sta bene cosi' come è: il marito Pierre, perfetto; i due figli, comme il faut; il rapporto a distanza con Nina, forte come se fosse in presenza; Parigi che non riesce ad amare, ma che riesce a conoscere a passo di marcia...
Sorprende un po' il finale, quindi, grazie alla bravura di Maddi nell'arte del depistaggio.
Uscire dal carapace è un tipo di evoluzione letteraria che spesso si incontra nei romanzi. Peccato che sia spesso identificato con una esperienza sessuale ( neppure sentimentale) travolgente, che ormai ha un sapore un poco scontato e insipido.
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