Votato Best Business Lunch dell'anno a Pechino, non potevo non farci una visita all'ora di pranzo, in un giorno feriale.
Nell'atrio mi ha accolto un leggero odore di vomito stantio, che per fortuna non penetrava anche nel locale. Devo dire pero' che ha contribuito in maniera essenziale a mal dispormi nei confronti del pasto, sin dall'inizio.
Il locale stesso e' molto essenziale, il che non e' negativo, fatta salva la penombra che piu' che business lunch richiama la vocazione notturna del MIGAS e del suo terrazzo pechinese, sempre affollato.
Il menu e' la formula ormai collaudata, cioe' 3 portate a scelta fra un totale di 9 proposte (3 antipasti, 3 piatti forti, 3 dolci). Peccato che sul menu non ci sia l'indicazione del prezzo ne' se le bevande sono o meno incluse. Comunque, 85rmb a persona bevande escluse.
La cucina e' di stampo spagnolo, mediterraneo. Il servizio cordiale, abbastanza solerte, lo chef e' passato un paio di volte per orientare le nostre scelte. Le porzioni giuste.
Il mio antipasto (un fuori menu sperimentale: zuppa fredda di mandorle a base di succo di arancia) non era male. Avrei aumentato la quantita' di crostini o diminuito la quantita' di zuppa, pero'.
Il secondo mi ha praticamente nauseato. Salmone alla salsa di soja con tempura vegetale accanto. Ora, il salmone era solo sigillato, e per questo rimaneva crudo (e percio' molto grasso al palato) all'interno. La tempura vegetale spiccava per una pastella ben lontana dalla croccantezza e leggerezza tipica della tempura: era molle ed impregnata di olio. Non voglio arrivare a dire che la causa possa essere nell' olio di frittura non portato a corretta temperatura... dopo tutto e' la cucina di un ristorante no? Il mix di olio di frittura e grassezza del pesce portavano quel certo senso di nausea con cui ho aperto il paragrafo.
Pensavo di poter recuperare il gusto con la "apple pie" finale. La torta di mele in qualsiasi versione, anche quella di McDonald's, e' di solito una carta sicura e vincente. Ci sono 1000 ricette, tutte decenti se non buone. La mia apple pie fin dalla presentazione mi lasciava perplessa. Una fettina triangolare su un piatto che richiamava la forma di un pitale, con decorazioni di sciroppo di acero o caramello a macchia, che subito hanno richiamato l'immagine mentale del vomito all'ingresso. Il dolce risultava talmente spugnoso che avrei potuto produrre con un po' di impegno palloni stile Big Bubble; insapore, salvo un leggero leggerissimo aroma di cannella. Di nulla sapeva la gommapiuma che costituiva la base, di nulla sapevano le mele. Poteva essere un dolce finto. Ne ho mangiato un secondo pezzetto per essere sicura di non essermi sbagliata, ma purtroppo anche il secondo assaggio ha confermato il primo giudizio.
The Best Business Lunch in town? Oh, come on, guys....
Nell'atrio mi ha accolto un leggero odore di vomito stantio, che per fortuna non penetrava anche nel locale. Devo dire pero' che ha contribuito in maniera essenziale a mal dispormi nei confronti del pasto, sin dall'inizio.
Il locale stesso e' molto essenziale, il che non e' negativo, fatta salva la penombra che piu' che business lunch richiama la vocazione notturna del MIGAS e del suo terrazzo pechinese, sempre affollato.
Il menu e' la formula ormai collaudata, cioe' 3 portate a scelta fra un totale di 9 proposte (3 antipasti, 3 piatti forti, 3 dolci). Peccato che sul menu non ci sia l'indicazione del prezzo ne' se le bevande sono o meno incluse. Comunque, 85rmb a persona bevande escluse.
La cucina e' di stampo spagnolo, mediterraneo. Il servizio cordiale, abbastanza solerte, lo chef e' passato un paio di volte per orientare le nostre scelte. Le porzioni giuste.
Il mio antipasto (un fuori menu sperimentale: zuppa fredda di mandorle a base di succo di arancia) non era male. Avrei aumentato la quantita' di crostini o diminuito la quantita' di zuppa, pero'.
Il secondo mi ha praticamente nauseato. Salmone alla salsa di soja con tempura vegetale accanto. Ora, il salmone era solo sigillato, e per questo rimaneva crudo (e percio' molto grasso al palato) all'interno. La tempura vegetale spiccava per una pastella ben lontana dalla croccantezza e leggerezza tipica della tempura: era molle ed impregnata di olio. Non voglio arrivare a dire che la causa possa essere nell' olio di frittura non portato a corretta temperatura... dopo tutto e' la cucina di un ristorante no? Il mix di olio di frittura e grassezza del pesce portavano quel certo senso di nausea con cui ho aperto il paragrafo.
Pensavo di poter recuperare il gusto con la "apple pie" finale. La torta di mele in qualsiasi versione, anche quella di McDonald's, e' di solito una carta sicura e vincente. Ci sono 1000 ricette, tutte decenti se non buone. La mia apple pie fin dalla presentazione mi lasciava perplessa. Una fettina triangolare su un piatto che richiamava la forma di un pitale, con decorazioni di sciroppo di acero o caramello a macchia, che subito hanno richiamato l'immagine mentale del vomito all'ingresso. Il dolce risultava talmente spugnoso che avrei potuto produrre con un po' di impegno palloni stile Big Bubble; insapore, salvo un leggero leggerissimo aroma di cannella. Di nulla sapeva la gommapiuma che costituiva la base, di nulla sapevano le mele. Poteva essere un dolce finto. Ne ho mangiato un secondo pezzetto per essere sicura di non essermi sbagliata, ma purtroppo anche il secondo assaggio ha confermato il primo giudizio.
The Best Business Lunch in town? Oh, come on, guys....
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